Ondine
Logopedista nei sogni
Ho letto che per la stesura di questo romanzo Simenon si è ispirato ad un evento di cui era stato testimone quando, giovane giornalista a Liegi, vide un gruppo di ubriachi rivoltarsi contro un uomo accusato di essere una spia tedesca e inseguire l'innocente su un tetto, chiedendo a gran voce "un'esecuzione sommaria". La città di Villejuif ha un'atmosfera opprimente, fredda, con una pioggia continua, e anche i colori e i profumi vengono esaltati da questa umidità. Il freddo fisico che il signor Hire sente nella sua piccola mansarda è anche il freddo emotivo, il suo sentirsi "diverso" dalla comunità, la sua difficoltà nell'approccio con una donna. Le uniche cose che lo fanno sentire vivo sono il bowling e spiare Alice, la donna che abita nell'appartamento di fronte e da cui lo separa il cortile. Seguiamo il signor Hire per le strade della periferia mentre corre per prendere i mezzi pubblici, entra nei caffè dove guarda il via vai delle persone dalla vetrata, in una casa di appuntamenti dove cerca solamente un gesto d'affetto tra il vapore dell'acqua calda, vive nel suo mondo immaginario e forse non reputa neanche così grave il suo lavoro equivoco. Simenon ci spiega il passato di questo uomo solitario e dallo sguardo fisso, passato che nessuna delle persone che lo incontra ogni giorno conosce e questo mi trasmette ancora più tristezza perché nessuno si è mai fermato a chiedergli semplicemente come sta. L'unica persona che si avvicina a lui è Alice, una dark lady, che costruisce intorno all'infatuazione che l'uomo ha per lei una ragnatela, terribile. Il finale è commovente, io sono rapita dalla profonda sensibilità di Simenon di entrare nell'animo di quest'uomo che per un breve attimo della sua vita ha provato un'illusione d'amore che gli ha fatto sperare che il suo futuro potesse essere finalmente felice.