Palminteri, Milena - Come l'arancio amaro

qweedy

Well-known member
Tra gli anni Venti e gli anni Sessanta del Novecento, in un paese siciliano inventato, si snoda la storia di Sabedda, Nardina e Carlotta.
Nardina, dolce e paziente, che sogna di laurearsi ma finisce intrappolata nel ruolo di moglie. Sabedda, selvatica e fiera, che vorrebbe poter decidere il proprio futuro ma è troppo povera per poterlo fare. Carlotta, orgogliosa e determinata, che vorrebbe diventare avvocato in un mondo dove solo i maschi ritengono di poter esercitare la professione. E un segreto, che affonda nella notte in cui i loro destini si sono uniti per sempre.

Partendo da una storia vera, Milena Palminteri ha creato un romanzo che è come un puzzle, composto da tanti dettagli e tanti personaggi ognuno dei quali, alla fine, troverà il proprio posto.

«Carlotta mia, io dell’arancio amaro conosco solo le spine e ormai non mi fanno più male. Ma il profumo del suo fiore bianco è il tuo, è quello della libertà.»

E' un romanzo molto siciliano, con abbondanza di dialetto.
 

isola74

Lonely member
Vincitore del premio Bancarella 2025.
Scritto su due livelli temporali, cosa che a quanto pare ultimamente va molto di moda e che io non amo molto. Ciononostante non mi è pesato perchè è ben scritto e molto scorrevole.
Lettura leggera, adatta al periodo estivo
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Mi è piaciuto molto. Come dice Isola, è strutturato su due livelli temporali: io ho apprezzato di più quello più remoto, Carlotta - sebbene incarni valori e battaglie in cui credo - non mi è risultata troppo simpatica. Sabedda, invece, l'ho apprezzata molto di più. Lo stesso dicasi per don Calogero... nonostante la sua "occupazione"... il suo cambiamento mi ha fatto pensare.
Come scrive Qweedy, è un romanzo molto "siciliano" e la cosa per me è un plus, innamorata ed attratta come sono da quest'isola con tutte le sue molte contraddizioni. Il dialetto non mi ha disturbato, forse perché è simile al mio e mi è facile comprenderlo.
 

MonicaSo

Leggo... quindi sono
Ultimamente vanno di moda le storie raccontate su diversi piani temporali (ha ragione isola) e anche il dialetto è stato sdoganato abbondantemente... a volte ho la sensazione di leggere sempre la stessa storia, con personaggi molto simili, con medesima ambientazione e struttura narrativa.
Non so se sia una mia impressione ma la Sicilia è molto presente nei romanzi degli ultimi anni, più di altre regioni... evvia scrittori marchigiani, calabresi, lucani: dove siete?
Il romanzo complessivamente mi è piaciuto (anche a me soprattutto nella parte legata alla ricostruzione del tempo passato) anche se ho trovato un po' di superficialità nel parlare del don-mafioso che alla fine risulta quasi l'eroe della situazione.
 

DaneelOlivaw

Well-known member
@isola74
Quando ho iniziato a leggerlo, ho pensato:" è la solita storia di una Sicilia retrograda e paternalista che maltratta le donne".
Ed infatti è così, nulla di nuovo in questo libro, l'argomento è un tantino inflazionato, anche il pensiero alla Gattopardo " Che ne sanno a Roma come si governa la Sicilia" è presente in questo romanzo.
La storia comunque è carina, ho avuto un certo odio per un personaggio maschile che poi ha fatto la fine che meritava, forse non avrei così romanzato la vita del mafioso che qui viene praticamente redento dalla storia.

Finale commovente, ben fatto.
 
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