Ruol, Michele - Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia

MonicaSo

Leggo... quindi sono
Nella storia di Madre e di Padre ci sono degli avvenimenti che determinano un prima e un dopo. La nascita di Maggiore e poi quella di Minore, ad esempio, o l’incidente che li coinvolge, ma anche episodi apparentemente marginali dirottano le loro esistenze, come le nostre: delle mani che si sfiorano per caso e poi si trattengono appena più del dovuto, o l’apertura casuale di una chat altrui. In questo esordio luminoso e contundente, Michele Ruol ci conduce nell’intimità dei suoi personaggi attraverso le impronte lasciate sugli oggetti della casa in cui abitavano, riuscendo a farci continuamente ricredere sull’idea che ci siamo fatti su ciascuno di loro – e forse anche su quella che abbiamo di noi stessi.

Libro bellissimo!
Per la storia raccontata, anche se molto dolorosa, per l'invenzione degli oggetti che aiutano la narrazione, per la ri-costruzione degli avvenimenti non lineare ma per niente faticosa da seguire.
Ne ho ascoltato una parte in audiolibro (perché pensavo di non farcela, emotivamente) e anche la voce narrante di Federico Maggiore (calda e tranquilla) ha contributo a rendere particolare questa lettura.
Non capisco come non abbia vinto anche il premio Strega.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
C'è qualcosa di profondamente, intrinsecamente, innegabilmente sbagliato e innaturale nella disgrazia di un figlio che muore prima dei genitori. È un dolore che non ha nome e lascia un vuoto impossibile da colmare. Di solito, chi ce l'ha, si aggrappa all'altro figlio, ma a chi dedicarsi se a morire sono entrambi i figli? Prima, la vita era piena, la casa viva, dopo è solo naufragare senza meta in giorni tutti uguali, è vuoto e abbandono. Prima le urla, la luce del pc, i rimbrotti, i castighi, le vacanze, i piani, il lavoro, gli amici; dopo restano oggetti spersonalizzati, spettri e ricordi. Tutto questo racconta Michele Ruol nel suo bellissimo e straziante romanzo d'esordio. Lo fa a modo suo, senza pietismi o lacrime tirate fuori a forza, che già la vicenda in sé basta e avanza a far soffrire. Lo fa con una narrazione originale, delicata eppure dirompente, asciutta ma mai priva di discreta empatia e rispetto. E così, inventariando gli oggetti rimasti in giro per la casa, Ruol passa in rassegna il prima e il dopo, il tempo della vita e quello della sofferenza. Così racconta il "vuoto di una vita" – come scrive bene Veltroni – e una storia dolorosa che è quella di Padre e Madre, di Maggiore e di Minore, ma che potrebbe essere quella di ciascuno di noi. Un romanzo diverso dal solito, delicato e potente. Consigliato nonostante la tematica non facile.
 
Alto