Libro incluso tra i dodici candidati al Premio Strega 2024
Presentato da Antonio Pascale nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2024.
Il fuoco invisibile è assieme un romanzo famigliare e il resoconto di un processo alle streghe di Salem nell’era dei social.
Si può raccontare un dramma ecologico e sociale come se fosse un incalzante romanzo a più voci? È quello che fa Daniele Rielli in questo libro in cui, cercando di capire cosa sta uccidendo gli ulivi della sua famiglia, ricostruisce le vicende legate all’arrivo in Puglia di Xylella, un batterio che ha causato la più grave epidemia delle piante al mondo. Tutto inizia a Gallipoli, quando gli ulivi cominciano a seccare e morire in un modo mai visto prima. Si mette in moto un vortice di avvenimenti che prende velocità fino a diventare inarrestabile. L’ulivo è l’albero simbolo della civiltà mediterranea ed è ritenuto immortale, le piazze si riempiono di manifestanti che protestano contro le misure di contenimento e la magistratura mette sotto accusa gli scienziati che hanno scoperto la malattia: è la tempesta perfetta. Oggi almeno 21 milioni di ulivi – tra cui molti alberi secolari e millenari, un patrimonio insostituibile – sono morti, è come se l’intera provincia di Lecce fosse stata bruciata da un gigantesco fuoco invisibile. L’epidemia si muove inesorabile verso Nord e rimane aperta una domanda: come è stato possibile? Daniele Rielli segue questa vicenda sin dall’inizio, per anni parla con gli scienziati che studiano il batterio, incontra i negazionisti che non credono alla malattia, ascolta gli agricoltori e i frantoiani che cercano di salvare le loro aziende, studia i documenti, interroga le persone, percorre migliaia di chilometri dentro un territorio che da paradiso terrestre si sta trasformando in un gigantesco cimitero vegetale, perdendo così la sua identità più profonda. Durante questo lungo viaggio Rielli indaga l’antico legame con gli ulivi della sua famiglia, scopre i segreti dell’industria dell’olio, riflette sugli aspetti più paradossali del nostro rapporto con la natura e sull’enorme potere delle storie.
COMMENTO
Di solito leggo pochi saggi. Non perché non mi piacciano, ma perché faccio fatica a restare concentrata, sul pezzo, se non c'è una storia da seguire, e soprattutto fatico a verificarne l'attendibilità. Bene, questo libro è riuscito a scalfire la mia consueta ritrosia e ad interessarmi fino alla fine. Perché? Per vari motivi: in primis l'argomento mi è caro, riguarda qualcosa di gravissimo che è accaduto alla mia terra, la provincia di Lecce; in secondo luogo l'autore non solo ha dato al suo racconto un taglio giornalistico, alternando le fonti scientifiche ai non addetti ai lavori, ma ha reso tutto questo appetibile, comprensibile, persino interessante. È partito dall'inizio, inserendo anche aneddoti famigliari suoi e dei primi protagonisti di questa storia, ne ha raccontato le personalità, ci ha condotti passo passo nel progredire delle scoperte e nel formarsi, piano piano, delle varie narrazioni ed opinioni, mostrandoci anche quanto, in certi casi, fossero distorte. Lo ha fatto non col piglio saccente di chi si erge a tuttologo – come hanno fatto troppi in questa vicenda – ma con la semplicità di chi davvero vuole capire, ragionare con chi ha studiato, farsi un'opinione, spiegare perché quella altrui potrebbe essere sbagliata… senza riserve e non per partito preso. "Storia umana di un disastro naturale" è il sottotitolo di questo libro: bene, lo trovo molto calzante. Ecco perché mi è piaciuto un saggio che non sarà un romanzo, ma un reportage sì. Consigliato a chiunque fosse interessato alla questione e volesse approfondire.
Presentato da Antonio Pascale nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2024.
Il fuoco invisibile è assieme un romanzo famigliare e il resoconto di un processo alle streghe di Salem nell’era dei social.
Si può raccontare un dramma ecologico e sociale come se fosse un incalzante romanzo a più voci? È quello che fa Daniele Rielli in questo libro in cui, cercando di capire cosa sta uccidendo gli ulivi della sua famiglia, ricostruisce le vicende legate all’arrivo in Puglia di Xylella, un batterio che ha causato la più grave epidemia delle piante al mondo. Tutto inizia a Gallipoli, quando gli ulivi cominciano a seccare e morire in un modo mai visto prima. Si mette in moto un vortice di avvenimenti che prende velocità fino a diventare inarrestabile. L’ulivo è l’albero simbolo della civiltà mediterranea ed è ritenuto immortale, le piazze si riempiono di manifestanti che protestano contro le misure di contenimento e la magistratura mette sotto accusa gli scienziati che hanno scoperto la malattia: è la tempesta perfetta. Oggi almeno 21 milioni di ulivi – tra cui molti alberi secolari e millenari, un patrimonio insostituibile – sono morti, è come se l’intera provincia di Lecce fosse stata bruciata da un gigantesco fuoco invisibile. L’epidemia si muove inesorabile verso Nord e rimane aperta una domanda: come è stato possibile? Daniele Rielli segue questa vicenda sin dall’inizio, per anni parla con gli scienziati che studiano il batterio, incontra i negazionisti che non credono alla malattia, ascolta gli agricoltori e i frantoiani che cercano di salvare le loro aziende, studia i documenti, interroga le persone, percorre migliaia di chilometri dentro un territorio che da paradiso terrestre si sta trasformando in un gigantesco cimitero vegetale, perdendo così la sua identità più profonda. Durante questo lungo viaggio Rielli indaga l’antico legame con gli ulivi della sua famiglia, scopre i segreti dell’industria dell’olio, riflette sugli aspetti più paradossali del nostro rapporto con la natura e sull’enorme potere delle storie.
COMMENTO
Di solito leggo pochi saggi. Non perché non mi piacciano, ma perché faccio fatica a restare concentrata, sul pezzo, se non c'è una storia da seguire, e soprattutto fatico a verificarne l'attendibilità. Bene, questo libro è riuscito a scalfire la mia consueta ritrosia e ad interessarmi fino alla fine. Perché? Per vari motivi: in primis l'argomento mi è caro, riguarda qualcosa di gravissimo che è accaduto alla mia terra, la provincia di Lecce; in secondo luogo l'autore non solo ha dato al suo racconto un taglio giornalistico, alternando le fonti scientifiche ai non addetti ai lavori, ma ha reso tutto questo appetibile, comprensibile, persino interessante. È partito dall'inizio, inserendo anche aneddoti famigliari suoi e dei primi protagonisti di questa storia, ne ha raccontato le personalità, ci ha condotti passo passo nel progredire delle scoperte e nel formarsi, piano piano, delle varie narrazioni ed opinioni, mostrandoci anche quanto, in certi casi, fossero distorte. Lo ha fatto non col piglio saccente di chi si erge a tuttologo – come hanno fatto troppi in questa vicenda – ma con la semplicità di chi davvero vuole capire, ragionare con chi ha studiato, farsi un'opinione, spiegare perché quella altrui potrebbe essere sbagliata… senza riserve e non per partito preso. "Storia umana di un disastro naturale" è il sottotitolo di questo libro: bene, lo trovo molto calzante. Ecco perché mi è piaciuto un saggio che non sarà un romanzo, ma un reportage sì. Consigliato a chiunque fosse interessato alla questione e volesse approfondire.