R.E.M. - Out Of Time

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Label: WARNER

Anno: 1991


Out Of Time è l’album dell’effettiva consacrazione dei R.E.M.. Reduci dal successo del Green World Tour che li fa conoscere ai più, con questa produzione, il settimo album della loro carriera, entrano a tutti gli effetti nella storia della musica rock. A differenza dei lavori passati, questo album è il primo che si fonda su una tematica dominante: l’amore in tutte le sue forme. Sembrerebbe non esserci nulla di strano, ma se si considera che dal loro esordio, il 1984, la prima volta in cui un loro brano viene citata la parola “love” avviene 5 anni più tardi con la canzone ‘The One I Love’ contenuta nell’album ‘Document’ del 1987, allora qualcosa di particolare c’è…

E ancora più strano è il fatto che il testo di apertura dell’album, ‘Radio Song’, è un brano contro tutte le canzoncine smielate e sdolcinate sull’amore che vengono trasmesse alla radio. Sembrerebbe che ai R.E.M. l’amore non piaccia, e allora perché hanno deciso di dedicarle un album intero? Una risposta non esiste perché nella “Filosofia REM” le spiegazioni logiche non esistono. Riuscire a decifrare le grafiche degli album, i loro video, i loro testi è un impresa ardua. Questo perché Michael Stipe ha come punto di riferimento la tecnica di scrittura del “cut up” introdotta da William Burroughs, scrittore ed esponente della sottocultura della Beat Generation. La tecnica consiste nell’utilizzare frasi, espressioni e parole come se fossero dei pezzettini di carta da ritagliare e incollare su un pannello, senza preoccuparsi se quello che ne venga fuori abbia un senso o meno. Ecco perché nulla può essere spiegato nei REM; loro comunicano per impressioni e non per racconti. Il secondo brano dell’album è ‘Losing My Religion’, il singolo di maggior successo e definita come la “quintessenza” della band. Melodia quasi perfetta in cui Michael racconta la storia di un amore non corrisposto: un personaggio che prova a raggiungere l’amata senza riuscirci. Sembrerebbe semplice eppure questo è il brano più frainteso del loro repertorio a causa del titolo, letteralmente “perdere la mia religione”, e delle espressioni che fanno riferimento alla simbologia religiosa e che nel video musicale vengono esasperate al punto che in Irlanda è stato censurato e accusati alla stregua di eretici. Si parla di religione oppure è solo una esagerazione? Evidentemente titolo e testo non sono connessi. ‘Losing My Religion’ infatti è un espressione tipica americana che sta a significare a grandi linee “non ce la faccio più, sto perdendo la pazienza”. Anche in ‘Low’ si parla di una persona che ha problemi sentimentali. In questo caso la tecnica del collage si fa più evidente: il racconto infatti viene descritto collegando tra loro immagini molto diverse. E sempre in questo brano, ad un certo punto Michael introduce il motivo dell’assenza dell’amore nei loro testi quando dice: “…I skipped the part about love / it seems so silly and low / low low low / low low low…” che provando a tradurlo “… ho evitato la parte che riguarda l’amore / mi sembrava così stupida e bassa / giù giù giù / giù giù giù…”.

‘Near Wild Heaven’ è invece la prima canzone cantata dal bassista Mike Mills. Anche qui il titolo, che potrebbe far pensare a qualcosa di positivo, “Vicino al paradiso selvaggio”, in realtà ci porta fuori strada. La storia raccontata anche questa volta ci narra di un innamorato depresso perché si sta rendendo conto della fina della sua storia d’amore. Dopo il brano strumentale ‘Endgame’ arriviamo al brano ‘Shiny Happy People’. Anche se musicalmente si addice al repertorio del gruppo, le liriche non sono quelle tipiche del loro linguaggio; ciò che ne viene fuori è una canzone troppo allegra che stona con il resto dei brani (la canzone infatti sarà rinnegata dallo stesso gruppo). ‘Belong’ descrive invece un altro tipo di amore, quella di una madre per il proprio figlio. Qui la scena rappresentata è di una madre che sconvolta da una notizia prende il figlio tra le sue braccia e gli sussurra “mi appartieni”. L’ottavo brano del disco ‘Half A World Away’, è una ballata che ritorna sul tema del dolore causato dalla fine di una storia d’amore. A differenza degli altri brani però qui il racconto e le atmosfere combaciano perfettamente. ‘Texarkana’ è nuovamente cantata da Mike Mills, ma l’argomento centrale in questo caso non è l’amore ma quello del viaggio. Il personaggio in questo caso è come se affrontasse un viaggio lungo alla ricerca di un qualcosa, e nel mentre si interroga su se stesso. Altro brano considerato un capolavoro è ‘Country Feedback’, un monologo intimo ed emotivo incentrato anche questo sulla fine di un rapporto, dove alla fine arriva ad ammettere il dolore provato dalla perdita. Canzone di chiusura dell’album è ‘Me In Honey’ dove torna il motivo dell’amore verso i figli. In questo caso però, a differenza di ‘Belong’, il figlio non è ancora nato. Il brano si focalizza infatti sull’attesa della paternità, in cui un futuro papà rivendica una parte dell’attesa anche se non è lui che non partorirà. Qual’è dunque il messaggio che Michael, Peter, Bill e Mike vogliono trasmettere? L’amore è una sofferenza o una gioia? Forse si o forse no… ma alla fine credo che se un giorno ci arriveremo probabilmente saremo già fuori tempo!!!

theshipmagazine.com
 

Cold Deep

Vukodlak Mod
quest'album contiene alcune delle melodie più belle della storia del rock :ad:
 

Kelly

alienato
Ricordo ancora il mio 1° bacio... fu con UP

Poi però lo tradissi con Reveal ma...

Ma con Losing My Religion fu il vero e proprio eterno amore, ricordo ancora quando venivo a casa stravolto da scuola... notti insonni, brutti voti... senza pranzo dritto a letto, buio e... Out of Time! :sbav:
 
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