Vladimir
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Come è ben noto di Dante non ci rimane nessun manoscritto, neanche il più piccolo appunto, sappiamo solo che la sua grafia era molto sottile. Boccaccio, nelle sua biografia dedicata al toscano, racconta che poco dopo la morte del poeta, i figli non riuscissero più a trovare gli ultimi 13 canti del Paradiso. Una notte, Jacopo sognò suo padre che gli rivelò che quei manoscritti erano in una fessura del muro del suo studio; questi il giorno dopo controllò ed effettivamente quei fogli erano nella parete. Poco tempo dopo, tutti i manoscritti di messer Alighieri sparirono senza lasciare traccia. I dantisti ritengono affidabile la narrazione di quest'episodio, e pensano che qualcuno abbia fatto sparire quei manoscritti per qualche motivo: ma chi e perché non si sa. Ad oggi sono stati setacciati tutti monasteri dell'Emilia, del Veneto e della Toscana, ma non è stato mai rinvenuto niente. La Commedia è stata ricostruita sulla base di centinaia di manoscritti più o meno affidabili. Ora la mia domanda è questa: e se un giorno venissero a galla i manoscritti di Dante e scoprissimo che la Divina è profondamente diversa da quella che conosciamo? Della versione attuale cosa ne dovremmo fare: darla alle fiamme, oppure considerarla un'opera poetica del popolo italiano (un po' come i poemi omerici)? Io propendo per la seconda. Voi?
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