Dayan'el
Σκιᾶς ὄνα
La quarta ha scritto:Maurice" è forse il capolavoro di Forster e certamente il suo romanzo più intimo e commovente, uno squisito esercizio privato di scrittura della verità. Tra le pieghe della società vittoriana, Forster insegue affettuosamente la storia d'amore di Maurice e Clive, suo compagno di college, i tormenti di una passione complice e innominabile, che se per Clive è destinata a seppellirsi nella "normalità", per Maurice è il calvario che conduce a nuova vita. È forse il delicato ricamo d'epoca, su cui si staglia la tormentosa affermazione della diversità, che ha spinto un regista come James Ivory a cimentarsi, dopo "Camera con vista", anche con questo prezioso "libro-scandalo.
Un romanzo quasi sconosciuto, tale da lasciare perplessi i commessi frettolosi delle fornitissime librerie fiorentine; eppure anch'esso opera di una delle penne più raffinate, brillanti e dotate del Novecento: fu parto sofferto nel silenzio onnipresente che precede lo scandalo, quel tacere la vergogna finché divenga sospetto allo sguardo sospettoso, abortito per l'intera durata della sua vita, e venuto alla luce soltanto dopo, durante lo scandaglio avido delle sue memorie, quando la morte e gli anni avevano ormai reso lontana la società vittoriana - nonché la razza degli uomini.
Forster conosce in anticipo quale forma dare al suo scritto, e sa già di per sé di avere optato per uno stile romantico del quale il lettore di quegli anni non avrebbe affatto sentito necessità; sarebbe stato auspicabile - o consigliabile - consegnarsi alle nuove prospettive, alla nuova manière d'écrire - non passi inosservato che, durante l'attività letteraria di Forster, Joyce preparava quella rivoluzione del romanzo che ancora oggi è viva e presente: perché, dunque, un uomo accorto e sensibile al gusto artistico come il Nostro, preferì tuffarsi nella tradizione ormai obsoleta agli occhi del moderno, o addirittura del post-moderno?
La sfida animò l'autore nei suoi intimi propositi di velata (e divertita, per qualche verso) denuncia a quell'inglese medio, borghese e passivo riguardo alla convenzione sociale dovuta - ancora una volta - a precetti e dogmi del Cristianesimo; decide - con certo coraggio, aggiungerei - di porsi sul campo di battaglia utilizzando le medesime armi del suo nemico, accusa e condanna la sudditanza opulenta e bigotta della regina Vittoria mediante la tradizione che essa difende con ostinata caparbietà: vittima sacrificale di tale esperimento è insieme, contemporaneamente - e qui sta la trovata cruciale -, quell'uomo medio, adatto alla vita della società, e il redento, il peccatore - il diverso. Queste due figure antitetiche, l'una in lotta efferata per la soppressione dell'altra, vengono a coesistere, a scontrarsi inevitabilmente all'interno di un romanzo psicologico tipico ottocentesco. Nella mente del protagonista innumere e crude sono le lacerazioni morali, e per quanto a tali mortificazioni psichiche egli opponga vita morigerata ed assorta, ringrazia i tagli sanguinanti sui suoi nervi, ché in virtù di tale divergenza, apprende di essere, ancorché omosessuale, od alto o biondo, un uomo pensante.
Dicevo prima della scelta appropriata del protagonista. Maurice è un uomo drammaticamente comune, è privo di ambizioni inverosimili o di riflessioni elevate; il suo spirito aderisce perfettamente alla sua epoca ed agli intendimenti che questa ha saputo produrre: è una persona acritica, banale, conformista e, soprattutto, anonima. Da qui il suo calvario personale, una diversità su uno sfondo di perfetta adeguazione - il vizio dei greci - lo condurrà alla redenzione della propria individualità, a riappropriarsi dei suoi sensi, rendendo tutt'altro che indelebile il suo pregiato status di rispettabile cittadino inglese. Sulla sofferenza di ciò che è stato e ciò che ha voluto essere, su questo personale conflitto interiore, Forster costruisce ancora una volta bellezza: consapevole della sua collaudata ars scriptoria, si lancia alla conquista delle profondità (e della bellezza di queste profondità) dell'animo suo e di chi, dai tempi degli apologisti, ha condiviso o condividerà con lui l'amore di un uomo che giace con un suo consimile.
Un bel libro, insomma.