Storia di una ladra di libri - spoilerone
E' una storia lieve, nonostante l'ambientazione. Ha la dolcezza del volto di Liesel, della sua tenera amicizia con Max, dell'affetto per il nuovo papà - d'Argento, diceva il libro - della finta rudezza della nuova mamma, dei paesaggi innevati e della simpatia di Rudi. E ha, ovviamente, la crudezza della guerra e della morte, sempre presente seppure, almeno fino a un certo punto, un po' in sordina. Mi è un po' dispiaciuto che sia stato dato poco risalto alla Morte come voce narrante, tanto che, quando non parla, ci si dimentica quasi di lei. Quando parla, appare quasi simpatica. Nel libro era una presenza più costante, ma, del resto, è impossibile rendere bene il tutto in due ore.
La parte finale, in cui muoiono quasi tutti sotto i bombardamenti, è fastidiosa, forse perché sembra eccessiva ma si sa benissimo che non lo è, che la guerra è questa.
Non l'ho trovato strappalacrime nel senso dispregiativo - cioè, creato ad hoc per commuovere lo spettatore - però le lacrime me le ha strappate
Mi ha colpito molto il personaggio della moglie del borgomastro, il suo aggrapparsi alla bambina come ultimo barlume di umanità.
Ancora una volta, un modo diverso di parlare del nazismo che, secondo me, non delude. I personaggi non si abbrutiscono nella disgrazia e nella povertà, anzi, si aggrappano ad ogni sentimento di generosità e di affetto, forse questo non è molto realistico.
Bellissimo e poetico il modo in cui si parla dell'importanza della lettura e del potere salvifico delle parole.