Riprendo qui i commenti perché a pag. 4 non riesco ad aggiungere niente
N. 10)
L'amore è un così: inizio a commentare questa storiella con una invocazione: caro autore/autrice, non potevi tenere il tuo capolavoro in caldo qualche giorno in più per un doveroso labor limae e correggere gli innumerevoli svarioni? Quali? Per esempio:
a) non chiudere le virgolette aperte;
b) ignorare che dopo i puntini di sospensione bisogna lasciare uno spazio;
c) mangiarsi le parole: <<
finiscono di fumare e ne vanno>>, questa è imperdonabile, poffarbacco!
d) scrivere whatsapp invece di WhatsApp.
Ciò mi porterebbe a supporre che tu non conosca la suddetta applicazione, anzi che tu non abbia nemmeno lo smartphone. In ciò niente che mi stupisca, anch'io ho un vecchio cellulare e mi rifiuto di soggiacere allo strapotere delle malefiche tavolette (che poi quando li vedi per la strada, tutti con questi strani oggetti messi in orizzontale davanti alla bocca, sembra che stiano parlando con delle fette biscottate... ). Ma sto divagando.
Insomma, mio caro/cara, mi ricordi un po' com'ero io quando scrivevo le tesi di laurea: buttavo giù il testo lasciando poi alla mia sorellina perfettina il compito di impostare i margini, le interlinee e compagnia bella. La differenza è che le tesi di laurea non le legge nessuno, mentre un concorso letterario è un'altra cosa.
E con questo discorso la finisco qui, sono sicura che potresti continuare da solo (sola). No, anzi, un'ultima domanda: è possibile che tu ti sia talmente innamorata della tua storiellina da volerla subito lanciare nel grande mondo? In tal caso imparerai a tue spese che - come diceva mia nonna -
presto e bene non vanno insieme. Fine del predicozzo.
Proseguiamo con la critica del testo.
Inizialmente hai delineato in maniera efficace il contesto, il futile sbandierare la propria sessualità di stampo consumistico da parte delle Sex Addicted, la voro vanità, l'implicito miscuglio di disprezzo e invidia della protagonista, e fin qui ci siamo.
La scenetta di L. che ascolta i discorsi delle compagne stando chiusa in bagno mi sembra verosimile; da quella frase "tanto non l'avrebbero vista comunque", poi, mi sembra che traspaia il senso di frustrazione nei confronti delle vanesie ed "emancipate" compagne di classe.
Il flusso di coscienza che segue invece andrebbe "arieggiato", magari distanziando i vari concetti con un punto e virgola. Altrimenti il lettore è subissato da una valanga di informazioni non sempre facili da decodificare. Insomma, quanti lettori - a parte Francesca - avranno capito cos'è il bilanciamento delle ossidoriduzioni?
Secondo me hai commesso l'errore opposto a quello del racconto che ho commentato precedentemente: l'universo mentale della protagonista è troppo implicito o forse reso in modo troppo telegrafico. Sostare un po' per farci vedere cosa sente, pensa, desidera, ci avrebbe fatto provare simpatia per questa ragazzina così fragile eppure curiosa e determinata..
La parte successiva, quella dell'apprendimento dei segreti di Tinder, mi sembra gustosa e vivace anche se con qualche imperfezione. Ho il vago sospetto, cara autrice (autore), che tu abbia giocato molto sul fatto che
tanto i vecchietti del forum non ne sanno niente nemmeno loro. E a giudicare dai commenti precedenti degli altri concorrenti ci sei anche riuscita.
E arriviamo all'incontro con Marcello, reso benino (a parte la punteggiatura).
Non sei stata troppo telegrafica, i pensieri della ragazza sono limpidi e mi piace il riferimento ai "cosi" da portare o non portare.
Poi, però, quando c'è la scena erotica, mi sembra che sorvoli troppo. Capisco la difficoltà di descrivere atti di sesso senza scivolare nel cattivo gusto, ma quando ti limiti a scrivere "si aggrovigliano" mi sembri in preda ad un eccessivo senso di pruderie. Potevi rischiare un po' di più: detto altrimenti, te la sei fatta sotto.
Segue la parte migliore del racconto.
La grazia delicata dei timidi tentativi, l'incertezza e la voglia di scoprire il piacere fisico, sono evocate e non descritte da quel dialogo smozzicato fatto di mezze frasi che lasciano immaginare i gesti. Questa breve parte riscatta in parte le imperfezioni del racconto. Si vede che era qui che volevi arrivare.
Purtroppo molto spesso nello scrivere un racconto non ci rendiamo conto che c'è quella cosa che vogliamo dire e vediamo solo quella; il resto ci sembra solo un'introduzione. Invece non è così. Mentre il racconto per noi è tutto in quello scioglimento (il viaggio verso il continente per Profumo di zagare, l'incontro con il vecchio nel treno per Rinascita, ecc...), il lettore ha diritto a entrare in un universo compiuto fin dall'inizio, anche se tutto questo dovrebbe essere realizzato senza allungare il racconto con troppi dettagli.
Ma sto divagando di nuovo.
Torno a "L'amore è un così" e al finale imprevisto. Mi piace, non dico di no.
Anche se poi...
Anche se poi il ragazzino che sceglie di imparare a far l'amore gradualmente, dolcemente, consapevolmente, mi sembra più un'illusione femminile che un'eventualità probabile.
Mi sembra infatti che a quell'età la prospettiva sia rimasta ancor oggi quella di Holden Caulfield, cioè o non fare niente per la troppa imbranataggine o "stantuffare", come dice lui.
E allora amici abbiate ancora un attimo di pazienza, voglio giocare a reinventare quel finale troppo idillico.
<< Si è fatto tardi, accendono l'ultima sigaretta. Nel tirare fuori il pacchetto, Marcello fa cadere dalla tasca un oggettino rettangolare.
L. lo guarda stralunata.
"Non preoccuparti, ho pensato a tutto" esclama soddisfatto Marcello, e comincia a scartare la barretta proteica. "Tranquilla, è senza zucchero">>.
Fine
A questo punto anche il titolo troppo sdolcinato "L'amore è un così" potrebbe diventare :
"SENZA ZUCCHERO".
(Chiedo scusa all'autore/autrice se ho giocato, magari chissà sono proprio io in una delle mie incarnazioni, o forse sono un caso di personalità multipla. Comunque grazie, mi sto divertendo un casino!)