Per farla breve, che la felicità è fatta di attimi, ma che c'è anche una felicità come qualcosa di edificabile, una felicità intesa come virtù architettonica. Si diventa felici quando si conduce una buona vita, quando la si valorizza in tutte le sue dimensioni. Quando tutto sembra sfuggire, quando non c'è nè un inizio nè una fine su cui poggiare, il raccoglimento di sè, la propria realizzazione, la cura del sè (come diceva Heidegger), quella è l'unica cosa che da stabilità alla nostra vita. Rimanendo sempre aperti al possibile, all'inatteso, alla vita, alle persone umane. Ricordandoci che siamo sempre persone situate. Ripeto, niente di nuovo, chiunque potrebbe rispondere che son cose che sapevamo già, che non c'era bisogno di Natoli per dircelo. Però le riflessioni che fa sono interessanti, e i riferimenti (attinge dai grandi filosofi, dalla religione, dalla poesia) altrettanto. L'ho trovato davvero un bel libro.