La lettura fa bene, sempre (?)

alevale

Well-known member
Premesso che mi sono appena alzata da tavola, dopo un infinito pranzo pasquale, dove ho mangiato e bevicchiato abbastanza, quindi non so se riuscirò a spiegare il quesito.
La riflessione che vi vorrei sottoporre è la seguente:
Siamo su un forum di più o meno accaniti lettori e penso che per quanto siamo in buona compagnia, apparteniamo un po' ad una "specie protetta, forse in via di futura estinzione"
Suvvia, siamo un po' tutti meravigliosamente particolari .
O per lo meno io mi ci sono sempre sentita un po' diversa... che c'è di normale in una ragazzina che invece di leggere il giornalino Cioè con le sue amiche, sta in camera sua a divorare Le mie prigioni? Niente!
Ma me ne sono sempre fregata.
Premetto di avere poi avuto una vita "socialmente accettabile" , ma il punto non è questo.
Chiedo, secondo voi , le letture, intendo non le due paginette prima di andare a letto o le letture sotto l'ombrellone. Intendo quelle strong, matte, importanti, non possono alla lunga alienare dalla realtà, influire sulla socializzazione, creare insomma dei "sociopatici" che si rifugiano nei libri, perché magari temono o comunque sono riluttanti al confronto con altre persone?
Ecco, vi capita o vi è mai capitato di preferire i libri alle persone? Se sì, che ne pensate?
 
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Roberto89

MODerato
Membro dello Staff
Premesso che sono un caso a parte un po' in tutto, secondo me in alcuni casi sì la lettura può portare ad alienarsi un po' dalla realtà e a trovare soluzioni poco "sociali" ai problemi della vita. Quanto questo possa essere dannoso non lo so. Non dipende tanto dai libri scelti quanto da noi come lettori, perché leggiamo questo e non quello? Da cosa fuggiamo/ci ripariamo? Vosa troviamo in un libro che non troviamo, o non sappiamo trovare, là fuori? Molto dipende dagli effetti a lungo termine, se cioè i vantaggi a breve termine non portano poi a degli svantaggi a livello sociale nel lungo termine. Perché poi se si trova un modo di affrontare la vita, per quanto incompleto o insolito possa essere, è difficile abbandonarlo e imparare ad affrontare i problemi in un altro modo.
Detto questo, credo che questo sia un difetto della società in cui viviamo, non dei libri in sé. A volte proprio non c'è altra scelta che rifugiarci nell'unica cosa che per noi funziona. Ma nella maggiorparte dei casi, credo, se la nostra vita funziona abbastanza bene e siamo solo diversi nel modo di trovare svago, soddisfazione, piacere, che importa se noi lo facciamo coi libri e altri in modi più gettonati? Forse tutto sta nel trovare un equilibrio che funzioni, che non sia solo precario. Poi se scegliamo la lettura per dare colore alla nostra vita sarà "per definizione" una scelta un po' di nicchia, non possiamo aspettarci magie.
Forse un piccolo autoesame può aiutarci a capire cosa cerchiamo nella lettura che non troviamo là fuori, e se in realtà non preferiremmo poter fare diversamente, avendone la possibilità. Se sì, allora possiamo sempre lavorarci, esserne consapevoli è un ottimo primo passo, e se no allora godiamoci i nostri amati libri, che la vita è breve e ogin briciola di felicità conta!
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
Chiedo, secondo voi , la lettura, intendo non le due paginette prima di andare a letto o le letture sotto l'ombrellone. Intendo quelle strong, matte, portanti, non possono alla lunga alienare dalla realtà, influire sulla socializzazione, creare insomma dei "sociopatici" che si rifugiano nei libri, perché magari temono o comunque sono riluttanti al confronto con altre persone?
Ecco, vi capita o vi è mai capitato di preferire i libri alle persone? Se sì, che ne pensate?
Così a caldo mi viene spontaneo ipotizzare che tu abbia espresso questo pensiero perché in fondo desideravi lasciare i bagordi e le svenevolezze di una riunione familiare e andartene in camera a leggere qualcosa di più digeribile del pranzo pasquale..ad esempio l'Ulisse. :mrgreen:
Ma non è la risposta seria che meriti.
La risposta seria è questa: non è il leggere troppo che può portare ad alienarsi o a rifiutare la socializzazione coatta che oggi ci viene inflitta. E' invece vero, secondo me, il contrario. Cioè una persona che non gradisce stare con gli altri, sia che si tratti di un sociopatico o semplicemente di un tipo un po' "orso", non è forse meglio che realizzi queste sue tendenze standosene buonino a leggere, senza fare danni, invece di restare a subire stimoli sociali non graditi che potrebbero portarlo ad uno stato di perenne irritazione (nel migliore dei casi) o a comprare un kalashnikov e sterminare i suoi colleghi, i suoi vicini di casa, i passanti?
Non confondere la causa con il rimedio, cara, ti assicuro che se una persona vuole scegliere la vita contemplativa non è per forza un sociopatico, e i libri sono un rifugio sicuramente innocuo per chi non si omologa ad uno stare insieme che non gradisce.
Cicero pro domo sua, of course..;)
 

alevale

Well-known member
Grazie per la risposta.
Hai toccato i punti su cui ho riflettuto anche io.
- Cosa offre la società di altrettanto allettante per noi di"nicchia"?
- Trovare un equilibrio
- Consapevolezza
 

alevale

Well-known member
Così a caldo mi viene spontaneo ipotizzare che tu abbia espresso questo pensiero perché in fondo desideravi lasciare i bagordi e le svenevolezze di una riunione familiare e andartene in camera a leggere qualcosa di più digeribile del pranzo pasquale..ad esempio l'Ulisse. :mrgreen:
Ma non è la risposta seria che meriti.
La risposta seria è questa: non è il leggere troppo che può portare ad alienarsi o a rifiutare la socializzazione coatta che oggi ci viene inflitta. E' invece vero, secondo me, il contrario. Cioè una persona che non gradisce stare con gli altri, sia che si tratti di un sociopatico o semplicemente di un tipo un po' "orso", non è forse meglio che realizzi queste sue tendenze standosene buonino a leggere, senza fare danni, invece di restare a subire stimoli sociali non graditi che potrebbero portarlo ad uno stato di perenne irritazione (nel migliore dei casi) o a comprare un kalashnikov e sterminare i suoi colleghi, i suoi vicini di casa, i passanti?
Non confondere la causa con il rimedio, cara, ti assicuro che se una persona vuole scegliere la vita contemplativa non è per forza un sociopatico, e i libri sono un rifugio sicuramente innocuo per chi non si omologa ad uno stare insieme che non gradisce.
Cicero pro domo sua, of course..;)
Ahahah, mi hai beccata😉
A parte gli scherzi grazie anche a te per la risposta, sicuramente hai ragione, meglio un sociopatico con un libro in mano che con un kalashnikov😁
 

qweedy

Well-known member
C'e' una frase che dice: "Perche' scrivi poesie tristi? Perche' quando sono felice esco". Credo che per chi legge tanti libri sia lo stesso, se una persona e' piena di impegni sociali, ha poco tempo per leggere, mentre a chi ha momenti di solitudine il libro permette alla mente di andare lontano, di vivere altre vite. La lettura e' un esercizio solitario, ed e' una compagnia preziosa. A volte penso che i libri entrano quando il resto del mondo esce.

Non e' leggere molto che influisce sulla socializzazione, e' proprio il contrario. Chi non fa molta vita sociale, ha piu' tempo libero che puo' riempire con la compagnia dei libri.
Non mi e' mai capitato di preferire la compagnia dei libri alle persone, i libri li riservo ai momenti solitari, e apprezzo molto essere sola con me stessa e farmi portare via dalla mia vita immergendomi in un libro. Mi piace la sensazione, quando chiudo il libro, di avere un attimo di smarrimento nel rientrare nella mia vita, pensando "io sono qui, questa e' la mia vita, quello era il libro".

Forse chi legge molto ha un'indole solitaria, questo si, ma quantomeno non ha paura dei momenti di solitudine, sapendo bene come riempirli.
 
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gamine2612

Together for ever
Mi trovo molto in linea con il pensiero di Qweedy.

Leggere per me è una questione insita sin da quando ho imparato a leggere. Per me non importa cosa leggi, esperimenti e poi fai la tua scelta ed il tuo gusto. Ho sempre detto che il mezzo non ha importanza, che sia cartaceo, digitale, tuo, prestato etc,
E' scontato che se parlo con qualcuno che non legge mai e ce ne sono, non mi trovo, sento che c'è distacco e incompatibilità. Questo potrebbe essere il caso in cui meglio un bel libro!

Ci sono momenti e momenti nella vita di un lettore: sei troppo indaffarato, impegnato e non riesci a leggere per un pò e va cosi; poi sentirai che devi tornare alla lettura è inevitabile. Invece magari trovi un libro o uno scrittore che ti è particolarmente congeniale allora diventi avido e ti accanisci ad una lettura dopo l'altra.
Non deve essere un sostituto di altro la lettura, la socialità, l'esercizio fisico, lo studio, il lavoro sono complementari al leggere.
Ci sono anche i "social" da prendere un po' a gradi:mrgreen:
 
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Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Chiedo, secondo voi , le letture, intendo non le due paginette prima di andare a letto o le letture sotto l'ombrellone. Intendo quelle strong, matte, importanti, non possono alla lunga alienare dalla realtà, influire sulla socializzazione, creare insomma dei "sociopatici" che si rifugiano nei libri, perché magari temono o comunque sono riluttanti al confronto con altre persone?
Secondo me potrebbe essere l'esatto contrario: se voglio capire la situazione in cui mi trovo, la cosa migliore è uscirne e osservarla dall'esterno, perciò se voglio capire cosa sta succedendo tra Russia e Ucraina o tra Israele e Palestinesi, invece di sentire un TG, forse la cosa migliore che posso fare è leggermi Guerra e Pace e capire come spesso sia la storia a trascinare i grandi (si fa per dire...) uomini e non viceversa, o Dostoevskij e capire come ancora più spesso, a trascinarli sia la follia più che la ragione.
Sì che a leggere mi estraneo, ma è estraniandomi che capisco, e per me quello che ha problemi non è quello che ogni tanto si stacca dalla società per riflettere, ma colui che ci passa dentro una vita senza nemmeno provare a capirci nulla.

Vorrei però puntualizzare che a volte noi lettori siamo un po' troppo snob (parlo io...) e finiamo per pensare che la lettura, soprattutto le nostre, siano l'unica forma di cultura o di sapere, e ciò è sbagliato.
C'è gente che non ha mai letto un romanzo o un saggio in vita sua, ma tiene la testa in esercizio in altri modi.
Per fare un esempio, uno che si scervella per capire come coibentare la stalla, riscaldarla col letame stesso, ottenere un latte più grasso e dal sapore erbaceo anche in inverno quando erba fresca non ce n'è, e poi ottenere un formaggio saporito anche se adoperando poco sale, e ottenere la variazione di durezza desiderata tra il cuore e la crosta, e... anche quello è usare la testa, anzi, in questo caso collegandola anche alle mani e rapportandosi con le bestie e le cose.

Per me la differenza non sta tra chi legge e chi no, anche perchè tanta gente legge e non capisce nulla (e qualche esempio l'abbiamo avuto anche qui in passato :rolleyes:...), ma tra chi fa andare la testa in un modo o in un altro, e chi no.
 
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Roberto89

MODerato
Membro dello Staff
Secondo me potrebbe essere l'esatto contrario: se voglio capire la situazione in cui mi trovo, la cosa migliore è uscirne e osservarla dall'esterno, perciò se voglio capire cosa sta succedendo tra Russia e Ucraina o tra Israele e Palestinesi, invece di sentire un TG, forse la cosa migliore che posso fare è leggermi Guerra e Pace e capire come spesso sia la storia a trascinare i grandi (si fa per dire...) uomini e non viceversa, o Dostoevskij e capire come ancora più spesso, a trascinarli sia la follia più che la ragione.
Sì che a leggere mi estraneo, ma è estraniandomi che capisco, e per me quello che ha problemi non è quello che ogni tanto si stacca dalla società, ma colui che ci passa dentro una vita senza nemmeno provare a capirci nulla.

Vorrei però puntualizzare che a volte noi lettori siamo un po' troppo snob (parlo io...) e finiamo per pensare che la lettura, soprattutto le nostre, siano l'unica forma di cultura o di sapere, e ciò è sbagliato.
C'è gente che non ha mai letto un romanzo o un saggio in vita sua, ma tiene la testa in esercizio in altri modi.
Per fare un esempio, uno che si scervella per capire come coibentare la stalla, riscaldarla col letame stesso, ottenere un latte più grasso e dal sapore erbaceo anche in inverno quando erba fresca non ce n'è, e poi ottenere un formaggio saporito anche se adoperando poco sale, e ottenere la variazione di durezza desiderata tra il cuore e la crosta, e... anche quello è usare la testa, anzi, in questo caso collegandola anche alle mani e rapportandosi con le bestie e le cose.

Per me la differenza non sta tra chi legge e chi no, anche perchè tanta gente legge e non capisce nulla (e qualche esempio l'abbiamo avuto anche qui in passato :rolleyes:...), ma tra chi fa andare la testa in un modo o in un altro, e chi no.
Concordo, è una riflessione per me non nuova ma che continuo a dimenticare quando si affronta l'argomento
 

MonicaSo

Well-known member
Non saprei rispondere in linea generale, posso solo parlarti di me e della mia esperienza.
Sono sempre stata una persona chiusa, musona, spaventata dagli altri, incapace di fare amicizie o eventualmente di mantenere rapporti interessanti con gli altri. Non ho mai avuto amici o amiche (forse due in 60 anni di vita), alcune conoscenze superficiali.
Ho sempre letto tantissimo, fin da piccola, più libri in contemporanea, quando non ricevevo libri nuovi rileggevo quelli già letti.
I libri mi hanno salvato. Ho potuto vivere sulle loro pagine.
A volte piango pensando a come poteva essere la mia vita se io fossi stata diversa... una bella storia scritta mi asciuga le lacrime e un'altra divertente mi fa sorridere.
Mi sento strana o alienata? Sicuramente sì
 

Shoshin

Goccia di blu
All'inizio fu il mio papà che spinse me e i miei fratelli alla lettura.
Ci mettevamo seduti intorno a lui,in religioso silenzio,ed ascoltavamo i racconti per bambini.
Ricordo che ognuno di noi poi spiegava il suo senso del libro con l'enfasi tipica dei piccoli.
Io,che ero la più grande,continuavo a spiegare ai fratellini tante cose,anche dopo la lettura.
Mi sentivo importante,quasi una piccola educatrice.
L'esercizio della riflessione dopo le letture mi è servito per tutta la vita.
Non mi sono mai sentita diversa perché leggevo,o sola.
La mia infanzia divisa in due parti,prima e dopo il buio,è stata sollevata dalla lettura e sospesa nella lettura.
Per questo io credo nell'anima dei libri.
Nella loro voce potente e magnifica.
Nel loro potere salvifico.

I libri
Silenziosamente custodiscono la loro verità,
quella che in fondo noi andiamo a cercare tra le loro pagine.
Mi mancano molto in questo periodo.
Leggo poco,per stanchezza e per il poco tempo a disposizione che ho,ma non ho perso l'amore verso di loro.
E anche l'attesa di nuove letture mi conforta e mi aiuta molto.
 
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