Raccontiamolo strano

franceska

CON LA "C"
Dai rialziamo il morale distrutto dalle tavolate festive, divertiamoci a scrivere un racconto a più mani, ma lo spasso sarà riuscire a scriverlo idiota, banale e anche scorretto. Vi raccomando andate a cercare quella gocciolina di senso dell’humor nascosto da qualche parte e partecipate tutti, sbizzarrite la vostra fantasia, non importa saper scrivere, ve ne do subito un esempio.
Passatempo assicurato!
Comicio io, lo intitolo
Il Paradiso è qui​

Apollonia, donna gaia e inebriata, era alla ricerca del paradiso, ma non si accorgeva di averlo già a casa col suo grosso e grasso marito Pasquale. Si erano conosciuti al campionato di rutti 2010 dove nella quale Pasquale aveva vinto e Apollonia si era entro breve innamorata di lui…
(a vous…)
 

Giusy!

New member
fantasticoo :DD

lei aveva capito di essersi innamorata di lui nel momento in cui l'aveva sentito "cantare" l'intero ritornello di "Perdere l'amore" con tanto di acuti...e da quel giorno non si sono più lasciati!!!d'altronde come darle torto....lui con i suoi 135,5 kg, la sua canottiera bianca con macchia di sugo sulla pancia, i pochi capelli dal colore indefinito ed il suo alito che ricordava la frittata alla cipolla della nonna anche alle 10 di mattina...
 

franceska

CON LA "C"
Le stagioni non erano più quelle di una volta e anche se la primavera era inoltrata da un pezzo quando Apollonia si intercalava nel letto vicino a lui, i suoi piedi, anneriti dall’orto, apparivano così gelati di gelo congelato che Pasquale per un lunghissimo attimino restava immobile… poi, superato il durevole minutino di sgomento, Pasquale bestemmiava così forte che l’odore di frittata alla cipolla invadeva la stanza e le lenzuola si ingrossavano dai rumori liberati dallo sforzo, come un pallone statico che stava per spiccare il volo.
Apollonia per poterlo calmare con le braccia abbassava le lenzuola e le veniva ogni qual volta da gomitare… ma lei lo amava così, con tutti i suoi rumori e i suoi odori.
Una sera...
 

Ira

Retired member
tornando dalla solita bevuta in birreria incontrano Paco, marito di Picca che lavorava in una discarica vicina ad un fiume e gli ha raccontato che la moglie era stata morsa da una nutria così era diventata idrofoba e lui non poteva più tornare a casa. Disperato ha chiesto ospitalità Apollonia e Pasquale lo portarono con loro e lo sistemarono nello sgabuzzino delle scope. La mattina dopo….
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
IRA, CI SIAMO SOVRAPPOSTI. MODIFICO DI CONSEGUENZA E MI ADATTO AL TUO.

La mattina dopo Pasquale aprì il frigorifero per fare la sua solita colazione a base di formaggio sardo coi vermi, ma oltre alla solita delicatessen, trovò anche tre aringhe affumicate… e lui sapeva cosa volessero dire!
Rimembrò allora quella volta che nella cassetta della posta avevano trovato un volantino pubblicitario che reclamizzava l’apertura di un locale in cui si poteva gustare il Sushi Erotico, ovvero il sushi servito sul corpo nudo di una ragazza giovanissima e dai caratteri asiatici.
Lo fece vedere ad Apollonia che sospirando disse << peccato che a te non piaccia il wasabi, se no se potrebbe fa! >>
<< Che mi sembra dentifricio piccante quella roba lì, ma se te piace… >>
Fu così che, da quel giorno, iniziarono a fare sushi erotico fai da te.
Pasquale, per delicatezza, fece finta di nulla per tutto il giorno fino a quando, poco prima di cena, sentì Apollonia gridare << è pronto amore mio >> e spalancata la porta di cucina, se la trovò lì, coricata, nuda sul tavolo della cucina, completamente imburrata, ricoperta di cubetti di cipolla e pezzetti di aringa piantati sui peli della sua pancia.
<< Pancia mia fatti capanna >> urlò Pasquale con gli occhi fuori dalle orbite ed iniziò a leccare e mordere ovunque mentre Apollonia urlava dal piacere e dal solletico prodotto dal pilling che suo marito le faceva con la lingua rasposa.
<< Sì amore, sì >> urlava Apollonia, << sei il mio mangiatore di aringhe, di salmoni, sei il mio orso, il mio orso marsicano, il mio grizzly… >>
<< Dillo ancora! Dillo ancora! >> la incitava lui, << che mi ecciti! >>
<< Sei il mio orso polare, il mio panda gigante, tu sì che sai come trattarmi, la tua dolce pesciolina…. >>
La cosa, come al solito, inevitabilmente trascese perciò finirono per avvinghianghiarsi, sfondare il tavolo, ruzzolare sul pavimento e, dopo un’oretta buona, completamente senza fiato, fare finalmente silenzio.
<< Gli ha preparato aringa anche stasera >> disse piena d’invidia Priscilla a suo marito Filiberto, un architetto di quelli con le unghie lunghe e la sciarpa bianca, e questi, avvertendo la stizza di sua moglie, replicò come se niente fosse << speriamo che quando i nostri cari vicini di sopra passino al dolce, riescano a mangiarlo in maniera più discreta. >>
Ma non era ancora il momento del dolce, infatti Apollonia presentò a suo marito un bel tegame di tortiglioni alla pajata e lui, apprezzandoli, c’infilò il viso dentro e mentre masticava, a mala pena riuscì a biascicare << come mi piacciono le interiora d’agnello! Come i romani non le fa nessuno. >>
Poi venne il secondo: la testa di una porchetta di Ariccia.
<< Che buona >> disse Pasquale, << e poi mi hai preso la testa che quando gli sgranocchio le orecchie sono belle croccanti. >>
Poi venne il rinforzino: un bel piattone di cassoela (stufato milanese di frattaglie di maiale) coi crauti e la polenta taragna, che Pasquale buttò giù in quattro e quatrotto.
Quando ebbe finito rimase lì, un po’ così, imbambolato come un astronauta avvelenato dall’anidride carbonica, ma dopo qualche bel rutto liberatorio, si sentì meglio e potè riprendere la favella.
<< Amore, c’è qualcos’altro? >> ma lei, facendo la faccetta triste, disse di no.
<< Peccato >> disse lui, << dopo la pastasciutta alla romana, il porco come lo fanno in Toscana e Umbria e lo stufato come fanno in Lombardia, avrei concluso con qualche specialità meridionale. >>
<< Ti senti ispirato dal 150° anniversario della nostra Nazione? Ti senti patriottico? >>
<< Non tanto… è che sai >> disse con uno strano enfasi << ho voglia di qualcosa di buono… >>
<< Ma cosa vorrebbe il mio orsetto? >> domandò lei facendo un po’ il verso, << una pastiera napoletana? Un cabaret di sfogliatelle? Due vasetti di babà al rhum? Dei cannoli siciliani? >>
<< Sì >> disse Pasquale, << qualcosa di siciliano, ma non un cannolo, bensì un paio di panini di polmone e milza, come quelli che mi mangiavo per colazione quando ero a fare la naja a Bagheria. >>
<< Ma non mi avevi detto che eri solito rincorrere i maialini come Obelix e arrostirteli dietro a un cespuglio? >>
<< Certo, ma quello fu dopo, quando mi spostarono a Perdasdefogu, in Sardegna, in punizione >>
<< Perché fosti punito? >>
<< Perché l’aiuto cuoco - detto Mezzaporzione – ci teneva sempre a stecchetto, e una volta gli feci vedere io: gli misi la mano in mezzo al pane e gliela morsi senza pietà! >>
La cena era finita, si guardarono un po’ negli occhi, lui le prese la mano e dolcemente le disse << andiamo un po’ di la? >>
Lei disse di sì, sparecchiarono insieme e si sedettero sul divano. Lui aprì il PC e si collegò a www.forumlibri.com mentre lei iniziò Anna Karenina, ma non arrivò a metà della prima pagina che si fermò.
<< Amore… >>
<< Sì? >> rispose lui.
<< Senti l’incipit di questo libro: Tutte le famiglie felici sono simili mentre quelle infelici sono ognuna infelice a modo suo. >>
<< Be’ >> disse Pasquale, << noi siamo felici. >>
<< Questo significa che anche le altre famiglie felici si assomigliano alla nostra? >>
<< Dipende da quanto sono felici >> concluse lui.
Lei sorrise e andò avanti con la lettura.
IRA, scusa se ho lasciato Paco nello sgabuzzino delle scope ma ormai avevo scritto il mio e.. non volevo trasformare la loro cenetta a lume di candela in un sordido menage a trois: Pasquale e Apollonia non sono scambisti
 
Ultima modifica:

franceska

CON LA "C"
Apollonia, che emanava ancora un nauseabondo odore di pesce, si era assopita; solo a tratti si scuoteva per dire:
- CHI E’?.. –
- Niente, niente. – replicava il suo uomo dimenando nell’aria il tappetino del mouse per allontanare le esalazioni.
Pasquale si piegava con tutto il corpo un pò a destra e un pò a sinistra facendo scricchiolare il divano, mentre Franceska, dal forum, si complimentava con lui per la sua amabilità.
Filiberto nel frattempo udì un timido bussare alla porta, guardò Priscilla… entrambi sgranarono gli occhi e la bocca dallo stupore.
-Hanno suonato…- Disse Priscilla.
- Si, hanno suonato… – Rispose l’architetto, dopodiché infilò l’unghia del mignolo in un orecchio e agitò la mano con forza mentre teneva ancora la bocca aperta.
- Hanno suonato!!! – Disse di nuovo Priscilla. Filiberto con l’espressione snob ripulì l’unghia nella sciarpa bianca di cachemire e sempre a bocca aperta si incamminò lungo il corridoio trascinando le larghe ciabatte di coccodrillo (di 4 nr più grandi) che gli aveva regalato Priscilla.
- Hanno suonato?- Disse con la voce da idiota mentre apriva la porta e anche la bocca.
- Scusate l’ora, sono Paco… mia moglie Picca sa… la nutria… lo sgabuzzino delle scope…- rispose l’uomo davanti alla porta… - Posso entrare? -
A Priscilla bastò uno sguardo per restare fulminata da Paco e fantasticare sulle aringhe di Apollonia, mentre Filiberto, immobile incollato alla porta, guardava tutti e due a bocca aperta. La lunga sciarpa bianca penzolava inutile come i suoi pensieri, le ciabatte aprirono le fauci e lui sorridendo disse:
- Hanno suonato!... –
 

mario

New member
Paco e Priscilla, uscirono, non dall'appartamento o dal palazzo.
Semplicemente uscirono, loro erano sempre stati chiusi in loro, prigionieri
di quella gabbia fatta di scelte dettate dal "perché no" e dal "così non sarò di meno di ...".
Si erano ritrovati a passare la cera la domenica pomeriggio e a dormire per tutto il week-end
adducendo una stanchezza cronica a causa dell'intesa settimana lavorativa, si erano gettati
in lavori inutili, in pulizie ciclopiche, in corsi di cucina e avevano
cercato anche di reintrodurre la poppata ogni tre ore ai loro figli 18enni pur di avere da fare,
addirittura si dice che si fossero iscritti in un forum di libri su internet!
Non si erano resi conto che pian piano, avevamo smesso di provare piacere,
no non quello del sesso, che spesso è automatico come masticare un chewingum e
non quello della tavola che è gemello del grattarsi la schiena al muro,
ma parliamo del piacere supremo. Il piacere di ascoltare chi si ama.
Ora non sappiamo se avessero perso prima la capacià di amare o
prima quella di ascoltare, ma alla fine si erano trovati semplicemente senza il vero piacere.
Ora dopo quello sguardo impossibile, come sono tutti gli sguardi d'amore che chiedono all'altro amami,
quindi il vero impossibile, uscirono.
 
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