IRA, CI SIAMO SOVRAPPOSTI. MODIFICO DI CONSEGUENZA E MI ADATTO AL TUO.
La mattina dopo Pasquale aprì il frigorifero per fare la sua solita colazione a base di formaggio sardo coi vermi, ma oltre alla solita
delicatessen, trovò anche tre aringhe affumicate… e lui sapeva cosa volessero dire!
Rimembrò allora quella volta che nella cassetta della posta avevano trovato un volantino pubblicitario che reclamizzava l’apertura di un locale in cui si poteva gustare il
Sushi Erotico, ovvero il sushi servito sul corpo nudo di una ragazza giovanissima e dai caratteri asiatici.
Lo fece vedere ad Apollonia che sospirando disse << peccato che a te non piaccia il wasabi, se no se potrebbe fa! >>
<< Che mi sembra dentifricio piccante quella roba lì, ma se te piace… >>
Fu così che, da quel giorno, iniziarono a fare
sushi erotico fai da te.
Pasquale, per delicatezza, fece finta di nulla per tutto il giorno fino a quando, poco prima di cena, sentì Apollonia gridare << è pronto amore mio >> e spalancata la porta di cucina, se la trovò lì, coricata, nuda sul tavolo della cucina, completamente imburrata, ricoperta di cubetti di cipolla e pezzetti di aringa piantati sui peli della sua pancia.
<< Pancia mia fatti capanna >> urlò Pasquale con gli occhi fuori dalle orbite ed iniziò a leccare e mordere ovunque mentre Apollonia urlava dal piacere e dal solletico prodotto dal pilling che suo marito le faceva con la lingua rasposa.
<< Sì amore, sì >> urlava Apollonia, << sei il mio mangiatore di aringhe, di salmoni, sei il mio orso, il mio orso marsicano, il mio grizzly… >>
<< Dillo ancora! Dillo ancora! >> la incitava lui, << che mi ecciti! >>
<< Sei il mio orso polare, il mio panda gigante, tu sì che sai come trattarmi, la tua dolce pesciolina…. >>
La cosa, come al solito, inevitabilmente trascese perciò finirono per avvinghianghiarsi, sfondare il tavolo, ruzzolare sul pavimento e, dopo un’oretta buona, completamente senza fiato, fare finalmente silenzio.
<< Gli ha preparato aringa anche stasera >> disse piena d’invidia Priscilla a suo marito Filiberto, un architetto di quelli con le unghie lunghe e la sciarpa bianca, e questi, avvertendo la stizza di sua moglie, replicò come se niente fosse << speriamo che quando i nostri cari vicini di sopra passino al dolce, riescano a mangiarlo in maniera più discreta. >>
Ma non era ancora il momento del dolce, infatti Apollonia presentò a suo marito un bel tegame di tortiglioni alla pajata e lui, apprezzandoli, c’infilò il viso dentro e mentre masticava, a mala pena riuscì a biascicare << come mi piacciono le interiora d’agnello! Come i romani non le fa nessuno. >>
Poi venne il secondo: la testa di una porchetta di Ariccia.
<< Che buona >> disse Pasquale, << e poi mi hai preso la testa che quando gli sgranocchio le orecchie sono belle croccanti. >>
Poi venne il
rinforzino: un bel piattone di cassoela (stufato milanese di frattaglie di maiale) coi crauti e la polenta taragna, che Pasquale buttò giù in quattro e quatrotto.
Quando ebbe finito rimase lì, un po’ così, imbambolato come un astronauta avvelenato dall’anidride carbonica, ma dopo qualche bel rutto liberatorio, si sentì meglio e potè riprendere la favella.
<< Amore, c’è qualcos’altro? >> ma lei, facendo la faccetta triste, disse di no.
<< Peccato >> disse lui, << dopo la pastasciutta alla romana, il porco come lo fanno in Toscana e Umbria e lo stufato come fanno in Lombardia, avrei concluso con qualche specialità meridionale. >>
<< Ti senti ispirato dal 150° anniversario della nostra Nazione? Ti senti patriottico? >>
<< Non tanto… è che sai >> disse con uno strano enfasi << ho voglia di qualcosa di buono… >>
<< Ma cosa vorrebbe il mio orsetto? >> domandò lei facendo un po’ il verso, << una pastiera napoletana? Un cabaret di sfogliatelle? Due vasetti di babà al rhum? Dei cannoli siciliani? >>
<< Sì >> disse Pasquale, << qualcosa di siciliano, ma non un cannolo, bensì un paio di panini di polmone e milza, come quelli che mi mangiavo per colazione quando ero a fare la naja a Bagheria. >>
<< Ma non mi avevi detto che eri solito rincorrere i maialini come Obelix e arrostirteli dietro a un cespuglio? >>
<< Certo, ma quello fu dopo, quando mi spostarono a Perdasdefogu, in Sardegna, in punizione >>
<< Perché fosti punito? >>
<< Perché l’aiuto cuoco - detto Mezzaporzione – ci teneva sempre a stecchetto, e una volta gli feci vedere io: gli misi la mano in mezzo al pane e gliela morsi senza pietà! >>
La cena era finita, si guardarono un po’ negli occhi, lui le prese la mano e dolcemente le disse << andiamo un po’ di la? >>
Lei disse di sì, sparecchiarono insieme e si sedettero sul divano. Lui aprì il PC e si collegò a
www.forumlibri.com mentre lei iniziò Anna Karenina, ma non arrivò a metà della prima pagina che si fermò.
<< Amore… >>
<< Sì? >> rispose lui.
<< Senti l’incipit di questo libro: Tutte le famiglie felici sono simili mentre quelle infelici sono ognuna infelice a modo suo. >>
<< Be’ >> disse Pasquale, << noi siamo felici. >>
<< Questo significa che anche le altre famiglie felici si assomigliano alla nostra? >>
<< Dipende da quanto sono felici >> concluse lui.
Lei sorrise e andò avanti con la lettura.
IRA, scusa se ho lasciato Paco nello sgabuzzino delle scope ma ormai avevo scritto il mio e.. non volevo trasformare la loro cenetta a lume di candela in un sordido menage a trois: Pasquale e Apollonia non sono scambisti