Gli anni '60 sono stati molto interessanti. Io sono del 1976, dunque scrivo opinioni su cose che non ho vissuto direttamente.
Credo sia stato un periodo molto più fluido di ciò che generalmente si pensi. Alla base c'era sicuramente una forte spinta idealista che qualcosa di positivo ha prodotto. La legge sull'aborto e sul divorzio, in Italia, la fine di alcuni regimi e di molte limitazioni in altre parti del mondo, hanno dato una definitiva spallata ad un passato logoro e retorico. Se la guerra in Vietnam è finita nei primi anni '70, è finita anche grazie ai movimenti di protesta.
E' ancora aperto il dibattito su cosa, concretamente, abbia prodotto quest'onda rivoluzionaria che ha scosso il pianeta. Se sui brevi tempi ha dato ottimi risultati, la sua onda propulsiva, credo, si è esaurita, restituendoci un mondo per certi versi ben peggiore. Non dimentichiamoci che i risultati ottenuti erano comunque nell'aria. Prima o poi gli americani sarebbero usciti dal Vietnam. Il fatto che siano usciti sei mesi prima, o un anno prima, ha risparmiato molte vite umane. E questo non è di certo poco.
Allo stesso modo in cui i partigiani hanno avuto scarsa influenza "pratica" sulla liberazione del paese dal nazifascismo, allo stesso modo gli anni '60 hanno raggiunto obiettivi per i quali i tempi ormai erano già maturi.
Sono stati gli americani a espellere i fascisti dall'Italia. Gli episodi di resistenza dei nostri partigiani dal punto di vista fattuale hanno avuto scarsa importanza. Il regime stava crollando e sarebbe comunque crollato.
Stessa cosa per la legge sull'aborto e sul divorzio. Le basi sociali per uscire da visioni del mondo grezze e oscurantistiche, erano già pronte. La società era notevolmente mutata rispetto agli anni tra le due guerre. Forse, in questo senso, i movimenti studenteschi sono stati la conseguenza e non la causa.
Sono, piuttosto, le spinte idealiste alla base di quei movimenti che oggi mancano, attaccati come siamo a ben altri valori. Denaro, posizione sociale, riconoscimento, aspirazione a benessere (che poi si trasforma nel suo esatto contrario), e tante altre amenità. Chissà quando ci sveglieremo da questa sorta di incubo dorato.
Era giusto che in quegli anni le idee fossero rette dalle ideologie, perché i tempi parlavano al mondo in un certo modo. Era una lingua diversissima da quella di oggi. Si pensava di costruire qualcosa in base a modelli che potevano funzionare, ma che poi si sono rivelati un grande bluff.
Oggi vorrei un nuovo '68, fatto di idealismi e non più di ideologie. Perché le ideologie, alla prova dei fatti, hanno tutte miseramente fallito. Rimanere ancorati a vecchi principi è come andare allo stadio e tifare per una squadra di calcio piuttosto che per un'altra.