Sono al capitolo X, spero nel fine settimana, ma ce l'ho super impegnato.
Comunque, una noterella al volo:
mi ha sopreso trovare la citazione a Kafka scrittore, quando Oshima chiede a Tamura se ha letto le opere del suo omonimo.
Veder citato il Kafka scrittore proprio adesso che sono reduce dalla lettura della metamorfosi e del processo mi è sembrato quasi un segno di continuità.
Fra l'altro viene citato il racconto: la colonia penale, che avevo letto anni fa e mi aveva colpito incredibilmente, l'avevo letto con un senso di nausea costante, senza poter smettere di farlo, mi ricordo più quella nausea e quell'orrore via via che il racconto si svelava che il racconto in sè.
Così quando ho riavuto in mano la metamorfosi, che fa parte della stessa raccolta di racconti, sono andata a riscorrerne alcune pagine, senza poter però rileggerlo perchè mi fa troppa impressione.
Trovarlo citato è stato come un pugno nello stomaco, perchè per ora tutta la trama appariva molto limpida e lineare, come se irrompesse qualcosa di oscuro e visceralmente pauroso. Che poi sia il racconto preferito di Tamura e che lui lo interpreti come una metafora della vita è stato come uno squarcio di una trama delicata e piana che si stava svolgendo.
Altra notarella:
lo sforzo di Tamura di tenere tutto sotto controllo mi sembra quasi sottolineato dalle descrizioni minuziose che sono una delle cose che per ora più mi ha colpito dello stile. Come se questo sforzo avesse in queste descrizioni un'eco, un rimando.
Vado così Velmez, un po' a sensazioni.
Il libro mi piace, si legge molto bene.
A lunedi, mi sa che non riposto commenti fino ad allora
francesca