Greenaway, Peter - I racconti del cuscino

Shoofly

Señora Memebr
The pillow book non sembra un film girato, bensì "scritto" con una tecnica narrativa sperimentale dagli esiti discutibili quanto interessanti.

A Kyoto un calligrafo scrive delicatamente un augurio sul viso della propria figlia Nagiko, ad ogni suo compleanno. Diventata donna, Nagiko (Vivian Wu) ricorda quel gesto con eccitazione tanto da persuadere i suoi numerosi amanti a scrivere sul suo corpo come fosse un libro, scegliendoli più che per le abilità amorose per la loro bravura calligrafica. A Hong Kong, infine, incontrerà Jerome (Ewan Mc Gregor), un traduttore inglese che la convince ad essere lei la penna e non il foglio: Jerome si farà redigere sul corpo il primo capitolo di un romanzo per portarlo in lettura ad un editore... "galeotto fu il libro e chi lo scrisse" è proprio il caso di dire, perché da qui in poi la piega drammatica che prenderanno gli eventi si concluderà con un suicidio, una vendetta e un libro del quale non vi svelerò il materiale.:wink:

Inquadrature frantumate in immagini multiple, fotografia rutilante, colonna sonora che mescola canti tradizionali giapponesi con musica leggera occidentale, il linguaggio di Greenaway è impostato su una sperimentazione estetica che affascina ma non cattura mai, rendendo il film difficile da seguire e al tempo stesso ipnotizzante. Ewan Mac Gregor però è... bellissimo! :mrgreen:


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G

giovaneholden

Guest
Concordo con Shoo un film ostico ma affascinante,come del resto anche dello stesso regista L'ultima tempesta sulla quale riporto il commento di wiki: L'opera sperimenta l'utilizzo di inserti video in alta definizione ed effetti grafici e cromatici (realizzati con il sistema Paintbox della Quantel) per animare i 24 libri di Prospero, che rappresentano i campi del sapere umano. Il film combina anche diverse espressioni artistiche quali il mimo, la danza, l'opera e la pittura, in un approccio compositivo in cui i personaggi e le azioni risultano stratificati in diversi livelli di significazione. Questi giochi complessi di lettura segnano l'inizio della cosiddetta fase del "cinema neo-barocco" del regista gallese.
 
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