Questo libro è la dimostrazione di molte cose. In primis dimostra che quel che facciamo, i posti che visitiamo, le persone che incontriamo ci rendono quel che poi diventiamo, principio molto ovvio ma, a mio parere, anche molto vero. In secondo luogo questo libro dimostra che quando uno scrittore come Carofiglio non vuole strafare a tutti i costi poi tira fuori dei romanzi veramente validi. Perché Carofiglio è un autore dotato (sempre a parer mio, s'intende), ma vagamente incline alla supponenza… ad un certo punto della sua carriera deve aver creduto di essere salito di livello in qualche cerchia elitaria degli scrittori dotati dell'onniscienza infusa ed ha cominciato a sfornare romanzi e pseudo saggi letterariamente discutibili, ma qui era ancora nella fase in cui scriveva cose non necessariamente verosimili, ma almeno credibili. "Il silenzio dell'onda" è un libro intimista, riflessivo, introspettivo che parla di un uomo arrivato ad un bivio della sua vita: può decidere se mollare gli ormeggi e naufragare nell'abulia e nella devastazione del disprezzo di sé oppure se provare a risalire. Con l'aiuto di un bravo psicologo, Roberto si guarda indietro, si guarda dentro e cerca di riprendere le redini della sua mente prostrata e scomposta, ma si guarda anche intorno ed incrocia il destino di una donna, Emma, un po' più avanti di lui nella "guarigione", ma ancora prostrata anche lei. Sarà quest'incontro – e l'inatteso ritorno, per un momento, alle origini della sua vita – a rimetterlo in condizioni di guardare, di nuovo, avanti. In parallelo seguiamo la storia di Giacomo, un ragazzino intelligente ma alle prese con qualcosa che è più grande di lui… la fiducia istintiva che segue al loro incontro salverà le anime di entrambi gli uomini, diversi per età e conoscenze, ma entrambi, a loro modo, segnati nel profondo. Avevo cominciato a leggere questo romanzo già una volta, un po' di tempo fa, ma non mi aveva preso, quindi l'ho accantonato. Ora l'ho ripreso e finito in un giorno, quindi, per quanto mi riguarda, questo libro dimostra anche una cosa a cui credo fortemente: ogni libro ha il suo momento, c'è un tempo per ogni storia.