bouvard
Well-known member
Commento finale
Alcuni autori affascinano il lettore con trame complicate, altri descrivendo accuratamente il contesto storico nel quale i loro libri si svolgono, altri riuscendo a creare una miriade di personaggi che interagiscono tra loro, senza mai cadere in contraddizione. E poi c'è Faulkner. Uno scrittore che riesce ad affascinare il lettore e tenerlo incollato a pagine di non facile lettura, nonostante le sue trame scarne e semplici, nonostante i suoi stili sempre diversi, ma per lo più allucinati ed introspettivi e nonostante i suoi personaggi complicati, difficili e spesso odiosi.
Questo è uno dei paradossi che colpisce nei libri di Faulkner il divario tra la semplicità, ma forse sarebbe più esatto dire l'essenzialità, della trama e la complessità della lettura. Sembra quasi che ciò che Faulkner toglie da una parte (trama) debba metterlo dall'altra parte (stile).
Una donna in punto di morte osserva i preparativi dei suoi familiari per questo inevitabile evento e chiede di essere sepolta nel suo paese natìo. Niente di complicato in una simile trama. Ma Faulkner, com'è suo stile, non ci racconta lui i preparativi dei familiari e dei vicini, ma ce li fa raccontare da ognuno di loro direttamente in prima persona, attraverso ogni pensiero che passa loro per la mente, pensieri non mediati, a volte senza un ordine logico. Pensieri che, talvolta, non riguardano più la madre/moglie/vicina che sta morendo, ma solo se stessi, la propria vita, i propri problemi. Infatti è un libro che sorprende proprio perché, man mano che la lettura prosegue, va in una direzione diversa da quella che ci si aspetterebbe. Non è un libro sulla famiglia, men che mai su una famiglia unita. Quella dei Brunden non è, infatti, una famiglia, quanto piuttosto tante individualità che convivono, o sono costrette a convivere, che si sopportano, in un certo senso si aiutano, ma non per spirito di fratellanza o amore, ma appunto perché costrette, per un senso del dovere, troppo radicato e troppo difficile da estirpare.
Anse Brunden è, per me, uno dei personaggi letterari più odiosi e insopportabili che abbia "incontrato", quel suo piangersi sempre addosso, quel suo voler scaricare la colpa sempre sulla sfortuna, senza mai pensare di farsi carico delle proprie responsabilità, quel suo voler sempre fare "la cosa giusta", ma lasciando sempre agli altri il peso di doverla fare è talmente irritante che si avrebbe voglia di essere uno dei figli per potergli dare una lezione.
Come sempre, per i libri di Faulkner, un libro da leggere e da rileggere.
Alcuni autori affascinano il lettore con trame complicate, altri descrivendo accuratamente il contesto storico nel quale i loro libri si svolgono, altri riuscendo a creare una miriade di personaggi che interagiscono tra loro, senza mai cadere in contraddizione. E poi c'è Faulkner. Uno scrittore che riesce ad affascinare il lettore e tenerlo incollato a pagine di non facile lettura, nonostante le sue trame scarne e semplici, nonostante i suoi stili sempre diversi, ma per lo più allucinati ed introspettivi e nonostante i suoi personaggi complicati, difficili e spesso odiosi.
Questo è uno dei paradossi che colpisce nei libri di Faulkner il divario tra la semplicità, ma forse sarebbe più esatto dire l'essenzialità, della trama e la complessità della lettura. Sembra quasi che ciò che Faulkner toglie da una parte (trama) debba metterlo dall'altra parte (stile).
Una donna in punto di morte osserva i preparativi dei suoi familiari per questo inevitabile evento e chiede di essere sepolta nel suo paese natìo. Niente di complicato in una simile trama. Ma Faulkner, com'è suo stile, non ci racconta lui i preparativi dei familiari e dei vicini, ma ce li fa raccontare da ognuno di loro direttamente in prima persona, attraverso ogni pensiero che passa loro per la mente, pensieri non mediati, a volte senza un ordine logico. Pensieri che, talvolta, non riguardano più la madre/moglie/vicina che sta morendo, ma solo se stessi, la propria vita, i propri problemi. Infatti è un libro che sorprende proprio perché, man mano che la lettura prosegue, va in una direzione diversa da quella che ci si aspetterebbe. Non è un libro sulla famiglia, men che mai su una famiglia unita. Quella dei Brunden non è, infatti, una famiglia, quanto piuttosto tante individualità che convivono, o sono costrette a convivere, che si sopportano, in un certo senso si aiutano, ma non per spirito di fratellanza o amore, ma appunto perché costrette, per un senso del dovere, troppo radicato e troppo difficile da estirpare.
Anse Brunden è, per me, uno dei personaggi letterari più odiosi e insopportabili che abbia "incontrato", quel suo piangersi sempre addosso, quel suo voler scaricare la colpa sempre sulla sfortuna, senza mai pensare di farsi carico delle proprie responsabilità, quel suo voler sempre fare "la cosa giusta", ma lasciando sempre agli altri il peso di doverla fare è talmente irritante che si avrebbe voglia di essere uno dei figli per potergli dare una lezione.
Come sempre, per i libri di Faulkner, un libro da leggere e da rileggere.
Ultima modifica di un moderatore: