LIX Gruppo di lettura - Mentre morivo di Faulkner

bouvard

Well-known member
Commento finale

Alcuni autori affascinano il lettore con trame complicate, altri descrivendo accuratamente il contesto storico nel quale i loro libri si svolgono, altri riuscendo a creare una miriade di personaggi che interagiscono tra loro, senza mai cadere in contraddizione. E poi c'è Faulkner. Uno scrittore che riesce ad affascinare il lettore e tenerlo incollato a pagine di non facile lettura, nonostante le sue trame scarne e semplici, nonostante i suoi stili sempre diversi, ma per lo più allucinati ed introspettivi e nonostante i suoi personaggi complicati, difficili e spesso odiosi.
Questo è uno dei paradossi che colpisce nei libri di Faulkner il divario tra la semplicità, ma forse sarebbe più esatto dire l'essenzialità, della trama e la complessità della lettura. Sembra quasi che ciò che Faulkner toglie da una parte (trama) debba metterlo dall'altra parte (stile).
Una donna in punto di morte osserva i preparativi dei suoi familiari per questo inevitabile evento e chiede di essere sepolta nel suo paese natìo. Niente di complicato in una simile trama. Ma Faulkner, com'è suo stile, non ci racconta lui i preparativi dei familiari e dei vicini, ma ce li fa raccontare da ognuno di loro direttamente in prima persona, attraverso ogni pensiero che passa loro per la mente, pensieri non mediati, a volte senza un ordine logico. Pensieri che, talvolta, non riguardano più la madre/moglie/vicina che sta morendo, ma solo se stessi, la propria vita, i propri problemi. Infatti è un libro che sorprende proprio perché, man mano che la lettura prosegue, va in una direzione diversa da quella che ci si aspetterebbe. Non è un libro sulla famiglia, men che mai su una famiglia unita. Quella dei Brunden non è, infatti, una famiglia, quanto piuttosto tante individualità che convivono, o sono costrette a convivere, che si sopportano, in un certo senso si aiutano, ma non per spirito di fratellanza o amore, ma appunto perché costrette, per un senso del dovere, troppo radicato e troppo difficile da estirpare.
Anse Brunden è, per me, uno dei personaggi letterari più odiosi e insopportabili che abbia "incontrato", quel suo piangersi sempre addosso, quel suo voler scaricare la colpa sempre sulla sfortuna, senza mai pensare di farsi carico delle proprie responsabilità, quel suo voler sempre fare "la cosa giusta", ma lasciando sempre agli altri il peso di doverla fare è talmente irritante che si avrebbe voglia di essere uno dei figli per potergli dare una lezione.
Come sempre, per i libri di Faulkner, un libro da leggere e da rileggere.
 
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Jessamine

Well-known member
Spoiler - pagina 60 circa

Certo che i monologhi di Vardaman sono strazianti.
Forse i più difficili da seguire, "tecnicamente" perfetti, eppure, caspita, leggerli fa male.
 

francesca

Well-known member
Iniziato oggi. Sto entrando nella dinamica del racconto, non credo che si possa dire nella storia in senso stretto, perché mi pare di capire che non c'è storia vera e propria. Per ora mi sembra riuscire a seguire il filo del discorso. Lo stile mi sembra anche decisamente più sobrio di quello che mi aspettavo dopo aver letto Palme selvagge.
 

Jessamine

Well-known member
Commento finale - possibili spoiler

Dunque, premetto che questo è il primo romanzo di Faulkner che io abbia mai letto, dunque ero preparata al suo stile dai commenti altrui, ma non lo avevo mai toccato "con mano".
E, in effetti, credo che quanto di significativo ci sia in questo romanzo sia proprio lo stile: non tanto il fatto che gli avvenimenti siano raccontati in prima persona dai membri della famiglia, da amici e vicini, quanto piuttosto il come ognuno di loro racconti. Dopo lo spaesamento iniziale, dato dal fatto che al lettore non viene data alcuna coordinata per capire chi sta parlando di cosa, la trama e gli intreci dei personaggi inizia a delinearsi, il lettore, da sé, deduce parenfele e rapporti, e comincia a orientarsi nel racconto. Ed è proprio qui che si può cominciare ad apprezzare la particolarità dello stile di Faulkner, che si diversifica e particolarizza per ogni monologo: a tratti è scarno, essenziale, per poi trasformarsi in passaggi molto lirici, profondi e riflessivi. In particolare, sono sorprendenti i monologhi di Vardaman, il figlio più piccolo: forse i più difficili da seguire, perché privi di "logica" comepossono essere i ragionamenti di un adulto, ma proprio ricchi di impressioni, di immediatezza, e, sì, anche di saggezza.
In conclusione, non credo sia una lettura facile, né una lettura "rilassante": bisogna sempre essere concentrati per non perdere nemmeno il più piccolo dei dettagli, perché sono proprio i dettagli a fare la grandezza di questo libro. Probabilmente, per apprezzarlo in pieno, bisognerebbe rileggerlo una volta che già si conoscono trama e personaggi.
 

francesca

Well-known member
io sono a circa metà del libro.
Sono sempre più meravigliata dell'abilità di Faulkner di far emergere i personaggi in questo modo, in base ai loro monologhi interiori e a quello che ognuno dice dell'altro. Inoltre ho notato come lo stile sia diverso a seconda del personaggio.
Darl e la sorella, Dewey Dell, per me sono quelli più difficile da capire, paradossalmente riesco a seguire meglio Vardaram nelle sue allucinazioni. Anse è forse il più lineare.
Così come sono più semplici i pensieri dei personaggi che circondano la famiglia, Tull, Samson.
E' veramente un romanzo unico, non avevo mai letto niente di simile, trama e personaggi nascono come voci di un coro che canta tutto insieme e dai cui ogni tanto si levano degli a soli.
Ho ritrovato in alcuni punti metafore di quelle un po' azzardate che mi avevano innervosito nella lettura di Palme selvagge, ma sicuramente ce ne sono molte meno che nell'altro libro.
Nel complesso un libro che mi lascia a bocca aperta pagina dopo pagina.
Non ho letto ancora i vostri commenti, perchè non voglio incorrere in qualche spoiler, quindi abbiate pazienza se magari dico cose slegate o già ridette da voi.
 
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francesca

Well-known member
Finito

Ho letto quindi tutti i vostri commenti, complimenti a tutti, sono così belli e profondi, che a maggior ragione, senza voler togliere niente a nessuno di voi, si capisce che questo è un libro che fruga dentro di noi, agita il fondo dei cuori e ci costringe a tirare fuori quello che ne viene sù.
Mentre riordino i pensieri per il commento finale, due considerazioni:
1) ho dovuto rileggere tre volte il monologo di Addie, perchè non ero mica sicura di aver capito bene (dura eh);
3) quando va a fuoco la stalla, ammetto di aver avuto un momento di ironia inopportuna, perchè ho pensato: "ma qui è peggio della vita di Remi!" Vi ricordate il cartone anni '80, di questo bimbo orfano che attraversa tutta la francia per ritrovare la mamma e gliene capita di tutti i colori: insomma anche i Bundren sono perseguitati dalla sfiga.
Dopo questo momento quasi sacrilego, visto invece che l'angoscia e il sudore, la fatica che ho vissuto insieme ai Bundren sono stati immani, mi ritiro a meditare.

Francesca
 

francesca

Well-known member
mi è venuta in mente una cosa.
Ma voi, nelle vostre edizioni, avevate delle frasi in corsivo?
Io ogni tanto ne incontravo ma non sono mai riuscita a capire perchè fossero in corsivo.
Mi sembravano comunque pensieri del personaggio di turno, e visto che ogni capitolo era comunque un monologo, non potevano essere contrassegnate perchè "pensieri".
Boh,
non ho capito il motivo per cui fossero differenziate con questa scelta del corsivo dal resto della narrazione.

Aspetto lumi da voi

Francesca
 

Jessamine

Well-known member
:? ma sai che durante la lettura non ci ho quasi fatto caso?
Ora leggendo il tuo commento sono andata a riguardare, ed effettivamente non saprei a cosa possano essere dovute. Forse sono una sorta di pensieri "più inconsci" degli altri? Però mi sembra strano, non è che gli altri siano esattamente logici e razionalmente concatenati :mrgreen:.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
alessandra: Criptico e folle, sconvolgente, non come L'urlo e il furore - e meno ostico, poiché utilizza molto di meno i salti temporali - ma altrettanto allucinato e complesso, nonostante la semplicità della trama, pur se surreale e grottesca, il linguaggio a tratti scarno, a tratti ricercato, letterario, talvolta quasi onirico. Faulkner non indugia affatto sulla descrizione psicologica dei personaggi: ma il suo genio sta anche nel fatto che noi, alla fine del libro, li conosciamo perfettamente, tramite i loro monologhi.

bouvard: Anse Brunden è, per me, uno dei personaggi letterari più odiosi e insopportabili che abbia "incontrato", quel suo piangersi sempre addosso, quel suo voler scaricare la colpa sempre sulla sfortuna, senza mai pensare di farsi carico delle proprie responsabilità, quel suo voler sempre fare "la cosa giusta", ma lasciando sempre agli altri il peso di doverla fare è talmente irritante che si avrebbe voglia di essere uno dei figli per potergli dare una lezione. Come sempre, per i libri di Faulkner, un libro da leggere e da rileggere.

Jessamine: Non credo sia una lettura facile, né una lettura "rilassante": bisogna sempre essere concentrati per non perdere nemmeno il più piccolo dei dettagli, perché sono proprio i dettagli a fare la grandezza di questo libro. Credo che quanto di significativo ci sia in questo romanzo sia proprio lo stile. Probabilmente, per apprezzarlo in pieno, bisognerebbe rileggerlo una volta che già si conoscono trama e personaggi.

francesca

Siamo in attesa del commento finale di francesca e poi qui si chiude.
 
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