Elisa, sei grande. Viva l'autogestione!
Il mio commento su Immoral non può che essere di parte, visto che l'ho tradotto io e conosco Brian. Ho apprezzato molto l'ambientazione, Brian per me è molto bravo nel rendere il freddo del Minnesota e il caldo del Nevada non solo come posti, ma anche come "luoghi dell'anima". Cioè, mi piace come l'ambiente si riflette anche sulla psicologia dei personaggi, anche di quelli minori. Il personaggio di Andrea è ben calibrato e la suspense è gestita molto bene. Riguardo al finale le affermazioni di chicca secondo me sono vere a prescindere: ormai i giallisti non sanno più cosa inventare per non far capire chi è l'assassino.
Il fatto è che si scrivono gialli ormai da più di un secolo, i lettori sono smaliziati, e le alternative non sono infinite. Detto questo, direi che Brian se l'è cavata egregiamente rendendo Andrea consapevole e quindi, come dice Chicca, spostando un po' di responsabilità su di lei.
Stride è un personaggio interessante, perchè deve lottare continuamente con una visione moralista della vita tipica del posto in cui vive. La combatte, ma in qualche modo ne è impregnato anche lui, nonostante di carattere sia aperto e leale. Nel secondo romanzo, "Las Vegas Baby", è interessante vedere come Stride, un uomo del grande freddo, pervaso di moralismo nordico, si muove nel clima desertico di Las Vegas, tra locali di strip tease e corruzione a tutti i livelli, con una partner sul lavoro che a Duluth sarebbe stata improponibile.