Pamuk, Orhan - Il mio nome è Rosso

velmez

Active member
Direi un libro molto ben costruito, nonostante l'idea sia quella del giallo, lo stile è molto più descrittivo e da "romanzo storico-d'more". Inizialmente ho trovato pedanti le continue descrizioni dell'arte dei miniaturisti, ma sono tese a far risaltare la differenza tra Oriente e Occidente con tutte le diatribe che ci stanno dietro e che hanno da sempre caratterizzato Istanbul (importantissimo crogiolo di culture). Sono molto rimasta impressionata dalle descrizioni dei personaggi che si acccano/vengono accecati con lo spillo, mi ha dato i brividi!
spoiler
Il finale è un po' alla promessi sposi, quindi per me deludente: un po' in stile non furono mai del tutto felici... e che noia!!
 

estersable88

dreamer member
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Semplicemente meraviglioso. Un libro che è insieme romanzo storico, giallo, libro d’arte, poema epico e storia di fantasia. Siamo nella misteriosa ed infida Istanbul, città il cui fascino di luci ed ombre non muta nei secoli. Tra queste strade e queste case piene della più varia umanità, vengono compiuti due efferati omicidi, entrambi legati fra loro ed al mondo della miniatura, nonché ad un libro misterioso che il Sultano ha ordinato ad un vecchio maestro miniaturista. Proprio il mistero sui disegni e sulla storia scatena la curiosità e la gelosia dei miniaturisti che tra loro si considerano come fratelli, ma che non perdono occasione per affermare la loro bravura e la superiorità rispetto agli altri. Ad infiammare questo clima di ostilità più o meno latenti si insinuano le malignità di certi predicatori che sobillano le folle e, nondimeno, la diffidenza verso il nuovo stile europeo che il sultano sembra preferire rispetto all’antica arte della miniatura tramandata per secoli. Chi avrà commesso gli omicidi? Chi avrà trafugato l’ultimo disegno con il ritratto del Sultano? Il compito di scovare l’assassino sarà affidato al giovane Nero Efendi, tornato in città dopo dodici anni ed ancora molto innamorato della bella Secure, figlia del maestro miniaturista incaricato di illustrare il libro segreto. Arte, storia, mitologia, religione si fondono in una storia fatta di tante storie, raccontate dal coro di voci dei protagonisti – reali o fantastici – di questa storia. Così la trama principale si mescola ai ricordi dei vecchi maestri miniaturisti, ai poemi epici che stanno alla base della cultura persiana e medioorientale, alle descrizioni dei diversi stili adottati dagli antichi maestri persiani, da quelli di Erath, dai cinesi ed ora dagli europei. Tutto questo genera una mescolanza di culture e di epoche che, agli occhi inesperti di un lettore digiuno di arte e bellezza, risulta di un fulgore abbagliante che stordisce. La penna sapiente di Pamuk ci regala una lunga boccata di tranquillità pur raccontandoci storie per nulla tranquille. Anche mentre vaghiamo nella notte infida tra i vicoli più neri e fatiscenti non possiamo non sentire l’aura protettiva di una città che avvolge ed ammalia. Un libro davvero ben scritto, forse un po’ complesso perché parla di cose non proprio alla nostra portata, ma che coinvolge ed appassiona. “Il mio nome è rosso” si fa leggere velocemente nonostante le numerose vicende descritte, le storie parallele, i tanti riferimenti artistici e mitologici. E nonostante tutta quest’arte, non veniamo distolti dalla ricerca dell’assassino che, vi assicuro, confonde e destabilizza.
Lettura altamente consigliata, nonostante la sua difficoltà.
 

ayuthaya

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Estersable, con una recensione così bella ed entusiasta, non posso che consigliarti "Il libro nero", a mio avviso un capolavoro. Comunque, come hai intuito, tutto Pamuk merita tantissimo, è un autore di grande erudizione, intelligenza e profondità!
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Estersable, con una recensione così bella ed entusiasta, non posso che consigliarti "Il libro nero", a mio avviso un capolavoro. Comunque, come hai intuito, tutto Pamuk merita tantissimo, è un autore di grande erudizione, intelligenza e profondità!

Grazie! Lo metto in lista senza dubbio. Pamuk mi piace perché sa calarsi nel tempo di cui scrive: questo libro non sembra scritto oggi, ma si adatta perfettamente alla fine del Cinquecento; ne "Il museo dell'innocenza" era moderno ma compatibilmente col periodo di cui si occupava. E poi mi piace perché in lui si avverte un profondo legame con la cultura della sua terra e al contempo un'apertura verso l'Occidente e il resto del mondo.
 

bouvard

Well-known member
Mah...
Penso che basti questa semplice espressione per indicare tutta la mia perplessità di fronte a questo libro. E' davvero un Capolavoro? Francamente mi aspettavo molto di più visto quanto mi era piaciuto La casa del silenzio considerata un'opera minore di questo autore. La mia non è una delusione legata alla trama, quanto alla prolissità del libro, penso che con meno ripetizioni (e un bel po' di pagine in meno) sarebbe stato decisamente un libro più bello.
Consigliato? Mah.
Io comunque una prova d'appello gliela concedo e leggerò altro di suo.
 
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