Sono estremamente grata per due cose: di essere nata in Corea del Nord e di essere fuggita dalla Corea del Nord. Entrambi gli eventi mi hanno formato, e non cambierei mai la mia vita con una pacifica e tranquilla. Ma c'è molto di più nella storia che mi ha portato a essere quella che sono oggi. [...] Durante il mio viaggio ho visto gli orrori che gli esseri umani sono capaci di infliggersi a vicenda, ma sono stata anche testimone di atti di tenerezza, gentilezza e sacrificio nelle peggiori circostanze immaginabili. So che si può perdere parte della propria umanità per spirito di sopravvivenza. Ma so anche che la scintilla della dignità umana non si potrà mai davvero spegnere e che, grazie all'ossigeno della libertà e al potere dell'amore, potrà tornare a brillare. Quella è la storia delle scelte che ho fatto per riuscire a vivere. Yeonmi Park racconta la sua storia incredibile: dall'infanzia sotto il regime di Kim Jong-il, alla fuga in Cina finita nelle mani dei trafficanti di esseri umani, alla ricerca senza esito della sorella Eunmi, alla traversata del gelido deserto di Gobi seguendo le stelle verso una nuova vita, il suo memoir è un inno senza retorica alla libertà e alla forza dello spirito umano.
Il libro ha un forte valore di testimonianza se pensiamo che è stato scritto da una ragazza giovanissima che ha vissuto tutte quelle vicissitudini durante la sua adolescenza. Traumi fortissimi quelli legati alla fuga dalla Corea, forse maggiori per impatto di quelli vissuti negli anni precedenti perché almeno aveva un'dentità, un paese, un'appartenenza. E' la tratta delle vite umane, la brutalità dei "passeur", l'insensibilità di chi dovrebbe accogliere, ospitare, dare libertà.
Forse è questa la parte più importante che questo libro racconta e bisogna rendere onore alla protagonista di essere diventata una testimone dei diritti dei profughi, dei richiedenti asilo, dei "disertori" (come vengono definiti chi scappa dalla Corea del Nord), di chi scappa dall'inferno e che purtroppo rischia non solo di attraversarne un altro ma di trovarne uno ben peggiore. Una combattente nata. Un esempio per tutti.
Il libro ha un forte valore di testimonianza se pensiamo che è stato scritto da una ragazza giovanissima che ha vissuto tutte quelle vicissitudini durante la sua adolescenza. Traumi fortissimi quelli legati alla fuga dalla Corea, forse maggiori per impatto di quelli vissuti negli anni precedenti perché almeno aveva un'dentità, un paese, un'appartenenza. E' la tratta delle vite umane, la brutalità dei "passeur", l'insensibilità di chi dovrebbe accogliere, ospitare, dare libertà.
Forse è questa la parte più importante che questo libro racconta e bisogna rendere onore alla protagonista di essere diventata una testimone dei diritti dei profughi, dei richiedenti asilo, dei "disertori" (come vengono definiti chi scappa dalla Corea del Nord), di chi scappa dall'inferno e che purtroppo rischia non solo di attraversarne un altro ma di trovarne uno ben peggiore. Una combattente nata. Un esempio per tutti.