La degenza in ospedale di Lucy Barton, scrittrice, moglie e madre di due bambine, si prolunga più del previsto a causa di una serie di complicanze successive a una banale operazione.
Inaspettatamente la madre, che non si è mai spostata dalla sua residenza di campagna, giunge per tenerle compagnia e assisterla. Lucy sta benino e i dialoghi tra le due donne, dapprincipio apparentemente senza importanza, quasi frivoli, svelano lentamente un passato familiare cupo e torbido, dal quale solo Lucy, andando via di casa, è riuscita a riscattarsi.
Con l'uso dei salti temporali, l'autrice ci mostra sprazzi dell'infanzia di Lucy e scampoli della sua vita successiva al ricovero.
Un bel libro, senza veri colpi di scena - o quasi - e forse anche senza una trama lineare, ma la Strout ha una scrittura sensibile e fluida, semplice ma densa; dice l'essenziale ma racconta con profondità ciò che avviene nell'animo umano, analizzando i fatti e le loro conseguenze nella vita interiore delle persone.
Non lo ritengo al livello di Olive Kitteridge, ma mi è piaciuto comunque tanto.
Inaspettatamente la madre, che non si è mai spostata dalla sua residenza di campagna, giunge per tenerle compagnia e assisterla. Lucy sta benino e i dialoghi tra le due donne, dapprincipio apparentemente senza importanza, quasi frivoli, svelano lentamente un passato familiare cupo e torbido, dal quale solo Lucy, andando via di casa, è riuscita a riscattarsi.
Con l'uso dei salti temporali, l'autrice ci mostra sprazzi dell'infanzia di Lucy e scampoli della sua vita successiva al ricovero.
Un bel libro, senza veri colpi di scena - o quasi - e forse anche senza una trama lineare, ma la Strout ha una scrittura sensibile e fluida, semplice ma densa; dice l'essenziale ma racconta con profondità ciò che avviene nell'animo umano, analizzando i fatti e le loro conseguenze nella vita interiore delle persone.
Non lo ritengo al livello di Olive Kitteridge, ma mi è piaciuto comunque tanto.