Scrittore e omosessuale: due colpe imperdonabili per il regime castrista, che perseguitò Reinaldo Arenas, lo incarcerò, lo colpì negli affetti e lo condannò a un umiliante programma di riabilitazione. Arenas riuscì a fuggire, ma l’esilio gli rivelò altri orrori: l’ambiguità presente nel mondo degli esuli cubani, così come l’ipocrisia della sinistra occidentale, viziata dal mito della rivoluzione cubana. Nella sua struggente autobiografia, uno dei massimi scrittori cubani delle ultime generazioni ripercorre tutta la sua esistenza, la lotta per la sopravvivenza, gli interrogatori, la fuga, la malattia. Congedandosi tuttavia, prima del suicidio, con parole in cui risuona uno slancio di speranza e libertà.
Autobiografia dolorosa di un uomo che non accetta la discriminazione sulla propria pelle e che con grande dignità esce di scena, togliendosi pure qualche sassolino, ma che riesce a mantenere intatta quella indignazione, a volte rabbia a volte rassegnazione, verso il suo amato paese, Cuba, che lui ha conosciuto sempre sotto dittatura, da Batista a Castro. Certo la parte legata alla sua omosessualità è preponderante, la sua esuberanza sessuale, prima dell'Aids colpisce per quantità di esperienze, per una libertà sessuale che sostituisce quella politica e di pensiero. E' un atto d'accusa verso la dittatura sicuramente ma anche verso l'ipocrisia occidentale che spesso non ha riconosciuto la stessa valenza distruttiva di altre dittature, pensiamo ad esempio a quella cilena, non accogliendo chi scappava da essa con la stessa modalità e solidarietà.
Autobiografia dolorosa di un uomo che non accetta la discriminazione sulla propria pelle e che con grande dignità esce di scena, togliendosi pure qualche sassolino, ma che riesce a mantenere intatta quella indignazione, a volte rabbia a volte rassegnazione, verso il suo amato paese, Cuba, che lui ha conosciuto sempre sotto dittatura, da Batista a Castro. Certo la parte legata alla sua omosessualità è preponderante, la sua esuberanza sessuale, prima dell'Aids colpisce per quantità di esperienze, per una libertà sessuale che sostituisce quella politica e di pensiero. E' un atto d'accusa verso la dittatura sicuramente ma anche verso l'ipocrisia occidentale che spesso non ha riconosciuto la stessa valenza distruttiva di altre dittature, pensiamo ad esempio a quella cilena, non accogliendo chi scappava da essa con la stessa modalità e solidarietà.