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d'ya think i'm stupid?
è invalsa consuetudine, una prassi, sdoganare pessimismo impotenza negatività spacciando il tutto come realismo. ci dà un senso di rassicurazione, facendoci sentire anche consapevolmente maturi e partecipi alla conduzione della nostra esistenza: è così e basta, quindi non mi lascio sopraffare dalla lamentosità e reagisco attivamente, senza fare come gli struzzi...
certo è dura prendere atto dei precisi limiti congeniti della razza umana in quanto tale. limiti ineludibili che ci condannano a un'esistenza cui la verità è preclusa, lasciandoci come unica chance il relativo in luogo dell'assoluto.
accettato di rimanere in vita perchè così è stato imposto dalla natura-da dio-da mille coincidenze-da cosa chissà, alimentiamo la nostra autostima cercando di spingerci sempre più in là, oltre i limiti che concretamente individuiamo. limiti assolutamente irrisori e falsi, inventati a nostro uso e consumo dalla nostra natura umana. e ci sentiamo vivi.
se tu hai camminato un kilometro e io ne percorro mille, ai nostri occhi umani sarò nettamente superiore a te in quanto a distanza coperta.
prova a immaginare questo su una scala universale di miliardi di anni-luce: nessuno -ammesso che possa notare le nostre esistenze- riscontrerà la seppur minima differerenza tra quanto abbiamo rispettivamente camminato! è così anche per il nostro cammino spirituale...
cosa voglio intendere? restare sulla terra a condurre la vita che ci ritroviamo addosso non è ottimismo: è la nostra natura. non trovo mai dove inizia la pioggia tuttavia passo l'esistenza a cercare quel punto... non è coraggio e tantomeno ottimismo. è rimanere al mondo a trascinare la propria vita secondo quello che siamo costituzionalmente: come girasoli che ruotano finchè scende la notte portando il buio. e riprendono a seguire il sole all'indomani, quando quello si degna di tornare. sempre che nel frattempo siano rimasti vivi. non conta se ci sia o meno speranza.
e non esiste-il-bene-perchè-non-faccio-il-male, come non evito-il-male-se-mi-dedico-al-bene. esiste questa energia vitale che alimenta le nostre esistenze, finchè non si spegnerà. vuoi fare del bene? ottimo. vuoi credere in dio? benissimo. tutto per sostenere l'illusione -non la speranza!- che la vita sia una cosa bella e vada vissuta facendo del bene e nell'altruismo. tutto per convincersi che avremo il privilegio di resuscitare e vivere in eterno al fianco delle divinità che ciascuno di noi ha rispettivamente adottato ...
se non credo tutto questo sono pessimista? dissento: come citato in apertura del post, mi maschero di sano forte e consapevole realismo. ma almeno non cerco di convincermi che la mia ricerca porterà a una verità: la mia ricerca è semplicemente ciò che si definisce vita. lasciamo le illusioni. lasciamo la presunzione. cerco il posto dove pioggia e sereno si dividono non perchè ho bisogno di sapere se pioggia è male o bene e sereno è male o bene; cerco quel punto perchè la mia natura umana trova incantevole e meraviglioso potermi sedere lì ad ammirare quello spettacolo stupendo, in cui due entità infinitamente superiori alla mia natura mi lasciano dentro l'insignificante dimensione dell'uomo di fronte al mistero dell'universo e della vita.
e quando me ne andrò non ne avrò capito l'essenza, ma saprò tuttavia di esserne parte.
certo è dura prendere atto dei precisi limiti congeniti della razza umana in quanto tale. limiti ineludibili che ci condannano a un'esistenza cui la verità è preclusa, lasciandoci come unica chance il relativo in luogo dell'assoluto.
accettato di rimanere in vita perchè così è stato imposto dalla natura-da dio-da mille coincidenze-da cosa chissà, alimentiamo la nostra autostima cercando di spingerci sempre più in là, oltre i limiti che concretamente individuiamo. limiti assolutamente irrisori e falsi, inventati a nostro uso e consumo dalla nostra natura umana. e ci sentiamo vivi.
se tu hai camminato un kilometro e io ne percorro mille, ai nostri occhi umani sarò nettamente superiore a te in quanto a distanza coperta.
prova a immaginare questo su una scala universale di miliardi di anni-luce: nessuno -ammesso che possa notare le nostre esistenze- riscontrerà la seppur minima differerenza tra quanto abbiamo rispettivamente camminato! è così anche per il nostro cammino spirituale...
cosa voglio intendere? restare sulla terra a condurre la vita che ci ritroviamo addosso non è ottimismo: è la nostra natura. non trovo mai dove inizia la pioggia tuttavia passo l'esistenza a cercare quel punto... non è coraggio e tantomeno ottimismo. è rimanere al mondo a trascinare la propria vita secondo quello che siamo costituzionalmente: come girasoli che ruotano finchè scende la notte portando il buio. e riprendono a seguire il sole all'indomani, quando quello si degna di tornare. sempre che nel frattempo siano rimasti vivi. non conta se ci sia o meno speranza.
e non esiste-il-bene-perchè-non-faccio-il-male, come non evito-il-male-se-mi-dedico-al-bene. esiste questa energia vitale che alimenta le nostre esistenze, finchè non si spegnerà. vuoi fare del bene? ottimo. vuoi credere in dio? benissimo. tutto per sostenere l'illusione -non la speranza!- che la vita sia una cosa bella e vada vissuta facendo del bene e nell'altruismo. tutto per convincersi che avremo il privilegio di resuscitare e vivere in eterno al fianco delle divinità che ciascuno di noi ha rispettivamente adottato ...
se non credo tutto questo sono pessimista? dissento: come citato in apertura del post, mi maschero di sano forte e consapevole realismo. ma almeno non cerco di convincermi che la mia ricerca porterà a una verità: la mia ricerca è semplicemente ciò che si definisce vita. lasciamo le illusioni. lasciamo la presunzione. cerco il posto dove pioggia e sereno si dividono non perchè ho bisogno di sapere se pioggia è male o bene e sereno è male o bene; cerco quel punto perchè la mia natura umana trova incantevole e meraviglioso potermi sedere lì ad ammirare quello spettacolo stupendo, in cui due entità infinitamente superiori alla mia natura mi lasciano dentro l'insignificante dimensione dell'uomo di fronte al mistero dell'universo e della vita.
e quando me ne andrò non ne avrò capito l'essenza, ma saprò tuttavia di esserne parte.
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