qweedy
Well-known member
...esattamente qweedy
Forse ancora non eri iscritta al forum quando abbiamo "dibattuto" sul tema... E' un'antica diatriba nel mondo della letteratura "trovare" il confine tra prosa e poesia.
Diciamo che io sono tradizionalista e i miei riferimenti poetici sono "classici": la struttura, la metrica, la rima, sono elementi fondamentali per la mia visione di poesia...
Un componimento poetico dev'essere musicale, ondeggiante, fluido, morbido, non spigoloso, che non sia "faticoso" quando lo leggi...
E non si tratta per forza di rime: Solo e pensoso/ i più diserti campi/ vo' mesurando/ a passi tardi e lenti... Sempre caro mi fu quest'ermo colle/ e questa siepe che da tanta parte il guardo esclude...
Come vedi in questi esempi immortali non vi è nessuna rima: ma leggi e rileggi e "senti" la "morbidezza", "l'andamento lento", la bellezza dei termini usati, l'amore per le parole...
Questa è, a mio modo di vedere, poesia. :boh: :YY
Capisco, ti ringrazio molto per l'eccellente spiegazione e per i sublimi i versi che hai citato.
So che è un tema sempre molto dibattuto.
In effetti molti poeti americani e russi, non solo Evtušenko, scrivono poesie dove il confine con la prosa, se c'è, è davvero molto labile.
Credo sia come voler definire l'arte: molte opere ultramoderne e provocatorie esposte alla Biennale di Venezia per molti non sono arte. Penso ad esempio alla "Venere degli stracci" di Pistoletto, che pure è famosa.
In entrambi i casi, poesia e arte, io accetto senza problemi un'interpretazione molto estensiva, se mi emoziona, se mi piace, per me va bene. Comprendo comunque la necessità di mettere dei paletti, di dare delle regole.
Diversi anni fa ho letto in internet una "poesia" che poesia certo non era, che però mi ha colpito profondamente. Il titolo mi pare fosse "La guerra" e i versi erano una serie di croci, ripetute simmetricamente. Difficile definirla poesia, però posso dire che il messaggio è arrivato forte e chiaro.
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