Himes, Chester - Il grande sogno d'oro

Ondine

Logopedista nei sogni
Siamo ad Harlem negli anni '60 e la realtà che racconta lo scrittore è una realtà drammatica, aspra, cinica, dove l'apparenza inganna e dove tutti hanno qualcosa da nascondere. La realtà è quella dei quartieri più poveri, dove la sopravvivenza è dura, dove gli edifici anneriti, dove lo sporco, dove il puzzo, dove la povertà, sembrano segnare il destino di chi ha la sfortuna di nascere in quell'ambiente, soprattutto se è afroamericano. Per sfuggire al proprio destino ognuno si aggrappa a quello che può e difficilmente è qualcosa di buono: fanatismo religioso, prostituzione, droga, furto e omicidio.
Il dio denaro la fa da padrone ed è proprio la ricerca di un denaro nascosto la base che attiva ogni personaggio della storia, ognuno con una propria vicenda personale, ognuno con una propria illusione.
Dove c'è un noir non possono mancare i "buoni", rappresentati dai due poliziotti Coffin Ed e Grave Digger e personaggi strampalati come il Dolce Profeta e Alberta Wright, elementi forse attraverso cui Chester vuole criticare con ironia e sarcasmo una realtà pseudo religiosa tanto da descriverla all'inizio del romanzo in modo esilarante, volutamente surreale e ridicolo.
La descrizione delle vie, dei quartieri, è molto viva, mi sono sentita partecipe a livello visivo dei vari spostamenti dei personaggi nella storia.
La narrazione è coinvolgente, con un ritmo che ti invoglia a proseguire pagina dopo pagina, non l'ho trovato affatto pesante o noioso.
 
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