Ila ma tu hai il libro diviso in capitoli?
Perché io non ho capitoli nel mio libro.
Comunque sono a 2/3 buoni del libro, Charles è partito, Eugenie e la madre tremano all'idea di dover rivelare a Grandet che Eugenie ha dato tutto il suo oro al cugino.
Allora, come te Ila, non sto capendo assolutamente niente di tutti i traffici di Grandet sul fallimento del fratello. Intuisco che sta facendo qualcosa di abbastanza losco, che come al solito si tradurrà in un guadagno per lui a spese dei creditori del fratello e forse anche del nipote.
Ma non riesco a seguire tutti i conti, né le conversioni delle monete, da lire, scudi, franchi. Non capisco nemmeno perché Balzac si dilunghi così tanto in tutti questi calcoli, forse per rendere l'idea dell'ossessione generale degli avari, quella di contare e ricontare le proprie ricchezze. Pensando che questo romanzo fa parte della Commedia Umana, con cui Balzac si proponeva di dare un descrizione di tutte le varie sfaccettature umane, si capisce che questo è il romanzo sull'avarizia, e devo riconoscere che lo scrittore riesce magistralmente a dare l'idea della grettezza, della meschinità dell'animo chiuso in questo sentimento. Lo fa anche con il contrappunto delle figure femminili e di quella del cugino (che si è rivelato migliore di quanto pensassi), che comunque non sono figure idealizzate, sono vere, con le loro luci e ombre, ma non dominate dall’avarizia.
Nel complesso comunque la lettura non mi sta risultando molto scorrevole, devo dire che mi dà davvero un senso di angoscia e di claustrofobia. Balzac riesce a rendere profonda l’impressione di come l’avarizia deformi e plasmi tutto ciò che la circonda, sia grazie alla sua capacità di descrivere le relazioni fra le varie figure del romanzo, sia anche nelle descrizioni degli ambienti. A me sembra proprio di averla vista questa casa Grandet, grigia, fredda come il cuore del padrone, scomoda e trasandata.
Anche a me piace Nanon, ma devo dire che anche Charles mi ispira tanta tenerezza, più anche che di Eugenie.
Francesca