Donaera, Andrea - Lei che non tocca mai terra

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Tra veglia e sonno, una storia d'amore e di legami familiari, cruda e crudele, reale e magica, dove la ragione perde forza e viene sostituita da un inconscio potente, che si incarna nei luoghi, nei sacerdoti della superstizione e nei suoi nemici, fino all'atteso risveglio.

Miriam è in coma dopo un incidente; Andrea è innamorato di lei, e ora le siede accanto e le parla, tutti i giorni. I loro dialoghi cadenzano i ricordi di Miriam e le giornate di Andrea, che tenta di ricomporre un proprio mondo dopo il suicidio del padre. Intorno a loro gli altri personaggi di questa tragedia gotica: Papa Nanni, il venerato santone esorcista che istruisce Andrea sull'uso del tamburello e che è convinto che Miriam sia indiavolata; Mara, la madre della ragazza, che soffre ancora per la morte di una sorella amatissima (a sua volta chiamata Miriam); Lucio, il padre di Miriam e fratello di Nanni, che è il sindaco del paese, Gallipoli; e infine Gabry, la migliore amica della ragazza, che da Bologna le manda lunghi messaggi per riportarla in vita.


Avendo amato molto Io sono la bestia, il primo romanzo di Andrea Donaera, attendevo con interesse ed aspettativa il ritorno in libreria di questo talentuoso autore salentino. Quella che ci consegna stavolta è una storia diversa, ma con alcuni punti in comune con la prima, punti profondi, essenziali. In primo luogo è uguale l'ambientazione, quel Salento terra di forti contraddizioni, quella Gallipoli con una faccia scura, molto diversa da ciò che il mondo crede di conoscere ed è abituato a vedere (e in troppi casi a snobbare). In secondo luogo ritroviamo quel linguaggio così peculiare con cui Donaera dà voce a quel sentire ancestrale, fatto di sangue e danza, di credenze e movimento, di urla e benedizioni, di dolore, amore e morte. E dando voce alle pulsioni che sembrano stillare direttamente dalla terra, Donaera parla a noi, alle nostre radici, a quella parte spirituale e insieme carnale, recondita, impossibile da sradicare, che – che lo voglia o no, che lo senta o finga di ignorarlo – ognuno di noi ha dentro. "Lei che non tocca mai terra" è una storia sospesa: una coralità di voci diverse e complementari si muove fra una nebbia densa fatta di confusione, non detto, mistificazione, e una luce che trema fatta di incertezza, volontà che si sgretola, energie opposte che provano a tenerla insieme, accesa, in vita. Un limbo che da etereo acquisisce consistenza col fluire delle pagine, si addensa di segreti svelati e si fa magma incandescente, pronto a debordare con la violenza della lotta, a deflagrare, ad esplodere. Tanto, in questa storia, si deve al mistero, al fascino inquieto della prosa di Donaera che trasforma una trama tutto sommato semplice, lineare, in un groviglio di sensazioni da interpretare, in un puzzle da inventare ad ogni pagina, tassello dopo tassello, sussurro dopo sussurro. È una storia autunnale, in cui perdersi quando la frenesia abbagliante degli azzurri e dei gialli lascia il posto a toni più smorzati, al marrone della terra, al rosso del sangue e del vino… più smorzati, sì, ma più intimi e veri.
 
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