Hjorth, Vigdis - Lontananza

estersable88

dreamer member
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Johanna torna in Norvegia dopo trent’anni di assenza e, rompendo il divieto di contattare la famiglia, telefona alla madre, che ormai ha ottantacinque anni ed è vedova. Nessuna risposta. Per i suoi parenti Johanna non esiste più: è morta quando, appena sposata, studentessa di Legge per volere del padre avvocato, ha mollato tutto per diventare pittrice e si è trasferita nello Utah con il suo professore d’arte, con cui ha avuto un figlio. Johanna ormai è un’artista piuttosto quotata, ma persino i soggetti dei suoi quadri scatenano l’ira dei familiari, che in essi vedono una denigrazione ulteriore nei loro confronti, soprattutto per il modo in cui viene raffigurata la madre. Sono tanti gli argomenti rimasti insoluti che hanno condizionato Johanna nella sua vita di figlia, di donna, di artista e di madre: nella sua mente affiorano antichi ricordi di una donna all’apparenza leggera, spensierata, bellissima, ma quando riesce finalmente a spiegarsi alcuni episodi sconcertanti di cui è stata spettatrice, capisce che la madre non faceva che nascondersi dietro una corazza di convenzioni. Finché il lunghissimo silenzio fra le due donne si spezzerà in maniera violenta in un ultimo, spietato confronto.

Ho avuto modo di conoscere letterariamente Vigdis Hjorth leggendo, ormai un anno e mezzo fa, Eredità, il romanzo che l'ha resa famosa a livello internazionale. Ricordo che di quel romanzo mi era piaciuta la profondità con cui l'autrice norvegese descriveva gli intricati rapporti familiari e le sensazioni della protagonista. Bene, se in quella sede la Hjorth mi era piaciuta, in Lontananza, questo suo nuovo romanzo, mi ha definitivamente conquistata. Lontananza è un romanzo potente, in crescendo, disturbante, duro, angoscioso. È la storia di Johanna, una donna che ha passato tutta la vita a sentirsi estranea ed incompresa dalla sua famiglia; ha sofferto l'austerità del padre che la considerava una ritardata dal cervello bacato, e l'umoralità della madre, un giorno allegra, sollecita ed amorevole e il giorno dopo fredda, arrabbiata e succube del marito. Johanna, che ora è un'artista quotata, torna in Norvegia dopo trent'anni, trent'anni in cui non ha avuto assolutamente contatti né con la madre né con il resto della famiglia. Torna con la scusa di una mostra retrospettiva da realizzare, ma in realtà ha il desiderio di rivedere la madre. Desiderio che diventa sempre più ossessivo ogni volta che la donna si nega. Una storia forte, questa, in cui fino alla fine è difficile parteggiare, stabilire chi ha ragione e chi torto… una storia da leggere lasciandosi condurre dalla penna visionaria della Hjorth senza però mai sapere davvero dove ci porterà.
 

Grantenca

Well-known member
La protagonista, sposata da poco, si innamora di un docente di arte grafica e, convintissima delle sue qualità artistiche che in famiglia nessuno ha mai preso in considerazione, lascia tutto dall’oggi al domani e fugge in un altro continente con il nuovo compagno. Raggiunge un buon successo personale e le sue mostre girano il mondo, finché vengono esposte anche nella sua città d’origine. Il suo comportamento viene naturalmente censurato da tutti i suoi familiari, madre, padre, sorella, mentre del marito non si sente più parlare come fosse stata una inutile appendice. I rapporti quindi, esclusivamente epistolari, si riducono al minimo, e la protagonista non partecipa ai funerali del padre. I rapporti si interrompono quasi del tutto dopo la mostra, nella quale i familiari, nelle figure esposte, ravvisano qualcosa di offensivo nei loro confronti. La vita però continua per tutti, successi, figli, nipoti, lutti. La protagonista però, rimasta vedova, sente la necessità fortissima e pregnante di parlare con la madre, non tanto per ricucire un rapporto ormai chiuso del tutto, ma per attenuare il suo grande senso di colpa per non essersi mai occupata della madre nell’età in cui i genitori possono aver bisogno dell’aiuto dei figli ma anche per spiegare le sue ragioni e far luce su suoi comportamenti che potrebbero derivare da ferite dell’infanzia mai più rimarginate. E qui comincia il vero libro, un’analisi disperata delle enormi difficoltà del rapporto genitori-figli ma soprattutto di quello di madre e figlia. E’ un libro lucido e spietato che entra nei più nascosti angoli dell’animo umano senza far sconti a nessuno, in definitiva esamina il lato più tragico dell’esistenza umana.

Certo non può essere un libro rilassante, ma un libro di qualità, oltretutto scritto molto bene, senza alcun dubbio.
 

velvet

Well-known member
Anche io ho letto questo libro dopo aver letto Eredità, che mi era piaciuto moltissimo.
In entrambi i libri l'autrice affronta difficili rapporti familiari, rotture e ferite difficili o impossibili da recuperare. In entrambi i libri c'è una vera e propria ossessione della figlia protagonista verso la madre e la famiglia, il desiderio di far valere le proprie ragioni inascoltate che diventa sempre più ossessivo man mano che si ritrova barriere innalzate di fronte.
Mentre però nel primo libro si rivelano lungo il romanzo degli accadimenti oggettivamente terribili che hanno portato la protagonista ad allontanarsi e la madre e la famiglia a reagire duramente, in Lontananza ci sono difetti, mancanze, imperfezioni, problemi "comuni" che possono essere accaduti a tutti e che creano comunque distanze incolmabili ma che a mio avviso non giustificano questa ossessione così grande da una parte e una chiusura così cieca dall'altra. Non capisco come le due parti non si mettano neanche minimamente in discussione.
Pur apprezzando la bravura dell'autrice nello scandagliare l'angoscia causata dalle incomprensioni familiari, ho trovato questo secondo romanzo un po' eccessivo nelle reazioni da entrambe le parti, ma probabilmente è un tema di sensibilità personale.
 

velvet

Well-known member
Una frase che mi ha colpito tantissimo:
Se si sapesse, se da giovani si capisse quanto è cruciale l'infanzia, non si avrebbe mai il coraggio di avere figli propri.
 
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