E partiamo da qui...
A questo punto mi destai e guardai (da "La Tentazione")
A questo punto mi destai e guardai:
cielo e non altro, cielo alto e profondo;
di forze senza forma i suoi grani
e di lassù, dagli stellati chiostri,
valicò tali vortici di vita
volgendoli in veleni succhi inchiostri
e a sorso a sorso assorbiva la vita,
sbuffava in faccia all'aria aridi fumi;
nel crepuscolo o nell'alba annerita
poi mi parve vedere a poco a poco
che i diseguali spazi della notte
a punte di chiodi a tagli di fuoco
aprivano profonde e oscure grotte,
spelonche di spaventi, vuote urne
per quelle ore orribili e interrotte
che plasmano gli amanti taciturne.
E i cuori umani tacevano tutti
e dentro le caligini notturne
ombre venivano, un gregge di lutti,
ombre, nere ombre, nere umide e vive,
più larghe, mare, dei tuoi larghi flutti,
e subito posavano alle rive.
E io avrei voluto venir meno:
specchi di morte a specchi di dolore
nelle età tutte del tempo terreno,
centro di tenebre, tomba d'orrore,
suol senz'eco e via senza rimorso
sino alla volta raccolta del cuore.
e adesso non ho nulla e parlo da sola:
degli anni morti in cuore io mi accuso,
schiusi e stesi così come lenzuola,
e del presente uguale, cuore incluso.
Ma senza un bacio, senza una promessa,
unico verme di un sepolcro chiuso.
Patrizia Valduga (1953 - vivente)
Fonte: https://poesiamondiale.blogspot.com/2015/08/patrizia-valduga.html