Plath, Sylvia - Mary Ventura e il nono regno

Ondine

Logopedista nei sogni
La scena si apre in una stazione ferroviaria. La protagonista, Mary Ventura, viene accompagnata dai suoi genitori lungo i binari affollati, su un treno con destinazione sconosciuta. Non viene menzionato il luogo di partenza. Fin dalle prime pagine, Mary Ventura esprime le sue riserve riguardo il viaggio che sta per intraprendere ma, nonostante i dubbi, i genitori riescono a convincerla e Mary sale sul treno. Loro la accompagnano a bordo, le sistemano la valigia e, dopo un breve saluto, lasciano Mary al suo posto e scompaiono tra la folla. Sono subito rimpiazzati dalla figura di una donna. Quest’ultima si sistema accanto a Mary, tira fuori il suo lavoro a maglia e subito il treno parte, lasciando la stazione. La componente mistica comincia a farsi strada nel racconto: i binari trasportano i passeggeri attraverso campi incolti, lunghi tunnel e, mano a mano che il viaggio procede, l’atmosfera fuori dalle lunghe vetrate diventa sempre più grigia tuttavia nessuno oltre Mary sembra accorgersi del cambiamento. Il treno raggiunge la sesta stazione e siamo testimoni di una scena alquanto bizzarra. Il conduttore del treno entra nella carrozza di Mary e una donna bionda, dalle labbra colorate di rosso, viene invitata a scendere. La donna, riluttante, tenta di rimanere a bordo in tutti i modi, arrivando a nascondere il biglietto ma il conduttore la trascina fuori dalle porte e la scorta sulla banchina, dove due uomini la portano via. Ancora una volta, nessun’altro passeggero sembra turbato dalla scena, mentre Mary comincia ad agitarsi. La donna che le siede accanto spiega che è normale: i passeggeri si accorgono di quello che hanno fatto solo all’ultimo minuto e rimpiangono di aver comprato il biglietto. Per loro, però, è già troppo tardi. Mary insiste e finalmente scopre dove il treno è diretto: al nono regno. Una volta scoperta la destinazione del suo viaggio, Mary decide di voler scendere dal treno; l'unico modo per farlo è tirare il freno d’emergenza, ed è soltanto nel momento in cui Mary prende la sua decisione che la donna, dapprima riluttante, si offre di aiutarla, con un sorriso in volto. Spiega alla ragazza come scappare e Mary segue le istruzioni: tira il freno d’emergenza, riesce a sfuggire agli uomini che cercano di inseguirla e arriva a una porta. Percorre una scala e raggiunge un giardino dove, accompagnata dal suono delle campane, trova una donna che l’accoglie con un sorriso: “Ti stavo aspettando, cara”.
Questo racconto brevissimo inizia a prendere forma nell'autunno del 1952 quando Sylvia Plath aveva appena cominciato il suo terzo anno di studi allo Smith College e in quel periodo la scrittrice attraversa un periodo di forte depressione (solo pochi mesi dopo aver scritto questo racconto Sylvia tentò il suicidio). Questo racconto ha un aspetto metafisico che mi ha affascinato, il tema centrale è il viaggio inteso come riscoperta di se stessa e il clima che si respira è cupo e misterioso, i colori rappresentano lo stato d'animo della protagonista: il colore rosso si contrappone al buio dei paesaggi isolati e al grigio del cielo, i colori nella prosa della Plath sono molto importanti. Mary non vuole salire sul treno, non vuole compiere questo viaggio nonostante i genitori la spingano a salire, la ragazza vuole fuggire da un destino scelto per lei da altri, dalle pressioni sociali cui non sa reagire. Mary sale sul treno senza conoscere la destinazione ma, conoscendo la vita privata di Sylvia, la destinazione potrebbe essere la dimensione ultraterrena e il viaggio potrebbe essere il suicidio. La donna misteriosa che aiuta la ragazza a scendere dal treno è una figura che funge da guida delle anime. La donna misteriosa potrebbe rappresentare Marcia Brown (il nome Mary si riferisce a Marcia), compagna di scuola e amica d'infanzia di Sylvia; è Marcia che ha aiutato Sylvia a scendere da quel treno, a farle intravedere uno spiraglio di luce dopo averle confessato le sue preoccupazioni, a farle terminare questo racconto che era in programma per il suo corso di scrittura creativa. La donna decide di aiutare Mary solo quando la ragazza riacquista la forza di volontà di decidere per se stessa. La scena finale in cui la protagonista emerge dalle scale finendo nel giardino in cui il sole le colpisce il viso mi ha fatto emozionare, mi ha fatto venire i brividi. Il nono regno è il regno del ghiaccio e si pensa che il nono regno faccia riferimento al nono cerchio dell'inferno dantesco in cui ci sono i traditori riuniti attorno al lago ghiacciato; Mary Ventura è destinata al regno dei traditori perché disobbedisce ai genitori e alle imposizioni della società e il serpente che cinge la caviglia della ragazza quando sale le scale buie e ripide fa pensare al serpente del peccato primordiale che qui rappresenta l'inganno, la tentazione di fermare la fuga. L'immagine finale sembra quella del paradiso terrestre, bellissima. Un racconto sulla rinascita che, col senno di poi, mi trasmette una profonda commozione. Mi piace la scrittura simbolica della Plath e questo racconto è un piccolo gioiello poco conosciuto.
 

MonicaSo

Well-known member
Non ho letto altro di questa autrice e quindi mi riesce difficile dare un giudizio basandomi solo su una storia così breve.

"Questa è la storia di una ragazza adolescente che attraversa le tentazioni del mondo materiale, prende coscienza del suo idealismo e del suo potere di aiutare gli altri e scopre la Città di Dio. La storia è raccontata alla maniera dell’allegoria simbolica, proprio come alcune parabole della Bibbia, e attinge alle immagini della religione e della letteratura per esprimere il suo messaggio.“

Questa è la spiegazione della Plath, io posso aggiungere che l'atmosfera è cupa, angosciante... il viaggio in treno è opprimente ma lo è anche l'idea di cosa ci sarà nell'ultimo regno, il nono. Se al capolinea c'è la fine di tutto, forse anche della vita, la protagonista dimostra con coraggio che ci si può opporre, si può cambiare la propria destinazione e il proprio destino.
 
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