298° MG - L'ussaro blu di Roger Nimier

alessandra

Lunatic Mod
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Per ora facciamo parte di questo minigruppo francesca e io...chi si vuole unire è il benvenuto!
La mia edizione è Theoria, traduzione di Salvatore Santorelli.
Per ora sono arrivata solo a pagina 24 ma non ci ho capito molto, sono un po' perplessa... forse mi respinge il fatto che Sanders, il primo personaggio parlante, si dichiari fascista e, da quel che ho letto in giro, ho il sospetto che lo sia anche l'autore. Mi piace invece il fatto che si tratti di un romanzo a più voci in cui ciascun personaggio racconta il proprio punto di vista. Allo stesso tempo però, per ora, mi sembra che parlino tutti allo stesso modo, come se l'autore non riuscisse a "uscire" un po' da se stesso per dare una voce diversa a ciascun personaggio. Lo so, ho letto poco per dire questo, sono solo le mie prime impressioni.
 

francesca

Well-known member
Eccomi, in questo fine settimana non sono riuscita a commentare.
Anch'io ho l'edizione Theoria, mi sa che è anche l'unica che è a giro in questo momento. Direi quindi che per informarsi a che punto siamo possiamo citare la pagina a cui siamo arrivate.
Io sono alla 98.
L'inizio è stato traumatico, non riuscivo a capirci proprio niente e anch'io ho avuto l'impressione che pur cambiando i personaggi, lo stile fosse sempre quello.
Però non mi sono scoraggiata, perchè mi sono ricordata di due letture meravigliose che all'inizio mi avevano scioccato, ma che poi alla fine ho amato moltissimo: Al termine della notte e Morte a credito di Celine, con cui mi sa che Nimier aveva non pochi punti in comuni, forse anche le idee politiche abbastanza fascistoidi.
Andando avanti non posso dire che lo spessore sia lo stesso dei libri di Celine, ma piano piano sono entrata nei personaggi e soprattutto nella rassegnazione di non pretendere di capirci tutto.
Torno appena ho cinque minuti per continuare il commento, intanto Ale, ti volevo dare un cenno che ci sono.
 

alessandra

Lunatic Mod
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No, non mi scoraggio, talvolta i libri migliori sono proprio quelli che all'inizio spiazzano!
Continua pure a commentare, basta che metta il numero della pagina all'inizio del post. Purtroppo io vado molto a rilento rispetto a te.
 

francesca

Well-known member
Rispetto ad ieri sono avanzata poco.
Nonostante sia ormai a pag. 100, i personaggi non mi sono del tutto chiari, a parte Florence, Sanders e Saint-Anne. Casse-Pompons, De Forjac, Bernard Tisseau, Los Anderos, mi si confondono, mi sembrano un unico personaggio. Piano piano però è come se ntrassi nella storia e facessi parte di questo sgangherato battaglione che traversa campagne devastate, entra in città distrutte, dove la guerra ha fatto scempio di luoghi e persone. Non so bene come riesca comunque riesca a funzionare questo processo di immedesimazione, perchè le descrizioni dei luoghi mi sono per lo più incomprensibili, sembrano fatte per qualcuno che già li conosce e conosce di cosa si sta parlando. Una cosa che ho capito è che questi soldati sono sempre a montare, rismontare e lucidare motori :)
Ho già detto che in parte lo stile mi ricorda quello di Celine. Adesso mi sta venendo in mente un altro libro, Comma 22 di Joseph Heller, perchè anche in quel caso si tratta di un racconto corale a più voci che parla delle vicissitudini di guerra di un distaccamento americano in Italia. Non so se cerco delle conferme in reminescenze di altri libri per mitigare il senso di spaesamento che mi dà questa lettura 😅
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Io lenta, lenta, lenta, ieri sera ho letto solo dieci pagine e mi è venuto il sonno...sono arrivata alla carrellata di Saint-Anne sui vari personaggi, credo finalizzata a farceli conoscere meglio e a confonderci di meno visto che sono così tanti...staremo a vedere!
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Siamo zitte zitte...francesca, sei sotto choc? 😄
PAG. 60
Mi dispiace andare così a rilento ma proprio non ce la faccio, ho poco tempo e crollo subito. Inoltre leggo la sera prima di addormentarmi e lo stile di Nimier è impegnativo, perciò devo un po' concentrarmi e riesco a leggere poche pagine per volta. Tu leggi e commenta tranquillamente, non mi sembra un libro che si presta a grandi spoiler.
Alcune scene legate alla guerra sono davvero fastidiose e crude, come quella della ragazza legata che sta per essere stuprata. La mia impressione sui personaggi che parlano tutti allo stesso modo non è cambiata, per ora trovo un po' diverso De Forjac, più mite come modo di esprimersi.
Mi diverte il rapporto tra lo sbruffone Sanders e Saint-Anne che lo ammira e allo stesso tempo non lo sopporta, e l'altro sembra disprezzarlo ma forse in fondo lo protegge. Ho letto da qualche parte che entrambi rappresentano l'alter ego dell'autore, Saint-Anne potrebbe rappresentare lui quando era giovane e insicuro e Sanders il Nimier adulto o forse quello che vorrebbe essere.
Quantunque non sia il mio genere devo riconoscere che l'autore ha uno stile ricercato e originale e sa scrivere. Però per ora non sento calore e questo in un libro mi disturba.
 

francesca

Well-known member
Scusa Alessandra, in questi giorni ho avuto un po' da fare e non sono riuscita a passare a fare qualche altro commento.
Anch'io come te soffro di mancanza di calore in questa lettura. Nonostante non la senta troppo pesante, non riesco veramente ad esserne coinvolta, non mi sto affezionando a nessun personaggio.
Sono a pag.158 e in qualche modo è finita la prima parte, denominata La composizione storica ed è iniziata la seconda, dal titolo Il castello. La prima parte si è conclusa con la voce di Saint Anne e un'azione di guerra abbastanza vivace, in cui è reso bene lo spaesamento e il terrore di Saint Anne che vede diversi suoi commilitoni morire sotto i suoi occhi.
Si ha più che altro la sensazione dell'insensatezza dell'azione, sembra impossibile che chi la sta vivendo riesca veramente a capirci qualcosa, se non che si può morire e bisogna cercare di non farsi beccare.
Sia Saint Anne che Santers rimangono feriti, ma si ritrovano. Non sembrano molto cambiati da questa esperienza. Saint Anne continua ad essere quell'angioletto che ammalia tutti, con il cuore opportunista che cerca di approfittarne per piccoli favoritismi attirandosi però anche le invidie.
Sullo sfondo paesi devastati in cui l'esercito occupante cerca di accamparsi al meglio e tirare a campare, schivando la violenza degli occupati e perpretandola a sua volta. Non ci sono eroi in questo libro, non ci sono gesta notevoli, solo meschinerie e egoismo.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Pagina 116
Francesca, non devi scusarti, ci mancherebbe altro! Non è un obbligo commentare spesso, ad esempio io non so cosa scrivere...a fatica vado avanti, le mie impressioni sono sempre le stesse anche se pian piano comincio a vedere i personaggi meglio delineati. Casse-Pompons è il classico frustrato che non ha fatto carriera e non sopporta l'opportunismo di Saint-Anne che, pur essendo l'ultimo arrivato, ci sa fare, ma allo stesso tempo cerca di imitarlo. Di Sanders inizia a notarsi il lato umano, la sua insicurezza interiore nascosta dietro la brutalità e la violenza, ma neppure io riesco ad affezionarmi a nessuno e forse questo è uno degli aspetti della guerra ben resi: il lettore non si affeziona a nessuno perché nessun personaggio è affezionato a nessun altro, la guerra rende le persone ciniche, egoiste e volgari. Come dicevi tu sembra che nessuno abbia degli ideali o vere convinzioni, gli ussari vivono la situazione concentrati su se stessi e sulla propria posizione all'interno del contesto.
 

francesca

Well-known member
Sono circa a pagina 250: c'è stato un esteso capitolo in cui Saint Anne racconta la sua infuazione per Isabelle-Rita. Mi ha lasciato scontenta e inquieta, anche in questo caso una cosa che potrebbe essere bella, pura, cristallina, come l'innamoramento di un giovane uomo, è trasformato in un'esperienza grottesca, ridicola, "fredda". Come se la guerra imbrattasse qualsiasi cosa, trasformando gli animi e rendendo le personi incapaci di sentimenti genuini.
Adesso ho appena iniziato uno in cui invece la voce narrante è di Sanders e anche lui parla di Rita. Sono molto curiosa di vedere come i due personaggi vivono e descrivono la loro relazione con una stessa persona, per cogliere le sfumature del loro essere.
Intanto si sta sovrapponendo un'intricata vicenda di sabotatori in cui è rimasto invischiato Sandres e che viene raccontata da più voci, che per ora non sono riuscita completamente a mettere a fuoco.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Io sono molto indietro, pag 154. Mi è piaciuto molto il capitolo in cui De Forjac parla della sua infatuazione per Saint-Anne, efficace nel raccontare tutti gli aspetti del suo sentimento, devo ribadire che Nimier quando vuole scrive davvero bene. Ecco, riallacciandomi a quello che hai scritto tu, francesca, per me finora sono le uniche pagine non "fredde". Peraltro si tratta di un sentimento fine a se stesso, che tanto dà e nulla chiede, per De Forjac è sufficiente avere accanto l'oggetto dei suoi pensieri e talvolta anche solo pensarci per struggersi,
 

francesca

Well-known member
Finito.
non commento troppo la fine perchè un po' di spoiler potrebbe venire fuori.
Però qualcosa intanto posso dire.
Lettura faticosa e che mi ha dato poca soddisfazione.
Sto leggendo adesso la prefazione e qualche aspetto mi si chiarisce meglio, ma non del tutto.
Intanto, in effetti, durante la lettura, non avevo capito proprio per niente da che parte sta Sanders e quindi da che parte stava lo stesso Nimier: leggendo la prefazione capisco che in realtà Sanders cambia parte varie volte e che per capire completamente l'evoluzione di questo personaggio bisognerebbe leggere l'altro romanzo di cui è il protagonista, Le spade; ma direi che per il momento mi fermo qui con Nimier.
Alcuni personaggi mi sono rimasti proprio oscuri, come Florence, per la quale sono riuscita a collocare nella storia forse un terzo dei suoi monologhi, oppure Casse-Pompons, Bernard Tisseau...ho come il sospetto che per capire qualcosa di più dovrei rileggerlo. Ma non mi ha lasciato così tanto dentro da desiderare di andare più a fondo.
E' una lettura che mi ha spiazzata, ma non mi ha lasciato un granchè. Anche se devo ammettere che alla fine Sanders, De Forjac, Saint-Anne, Rita (anche se quest'ultima non ha un suo spazio personale, si conosce solo attraverso le parole degli altri) un po' mi rimangono familiari, come persone che si sono veramente incontrate, non capite del tutto ma non ci è rimasta la voglia di capirle meglio. Penso che in effetti questa incomprensione di fondo sia dovuta allo stile, una specie di flusso di coscienza che parte dal presupposto che il lettore sappia già un sacco di cose; anzi, forse parte dal desiderio di lasciare il lettore ignaro di un sacco di cose e se la veda lui un po' come può.
Meccanismo che è anche interessante, ma per me non è scattato.
 

francesca

Well-known member
Finita anche la prefazione. Scopro che ci sarebbe un'assonanza biografica e di stile, fra il personaggio Casse-Pompons e lo scrittore Louis Ferdinand Celine e fra il personaggio De Forjac e lo scrittore Marcel Proust. Scrittori che ho letto ma non studiato così a fondo da poter cogliere questa assonanza, nè da riconoscerla una volta che ho saputo che c'era.
Al che mi viene il dubbio che forse per apprezzare davvero questo libro bisogna avere un bagaglio culturale abbastanza vasto e approfondito.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Finito anch'io, anche per me è stata una lettura faticosa e arrivata all'ultima pagina ho tirato un sospiro di sollievo.
La lingua di questo romanzo per me è notevole, nel senso che l'autore ha grande padronanza di linguaggio e usa le parole giuste al momento giusto in modo diretto e senza eccedere nei fronzoli, ma allo stesso tempo mi sembra che ci sia troppa testa e poco cuore e a me piace che ci siano entrambi. In genere mi piace lo stile "flusso di coscienza" e soprattutto sono particolarmente attratta dai romanzi a più voci; ad esempio ho riletto dall'inizio, subito dopo la prima lettura, alcuni libri di Faulkner per capirci qualcosa di più e poi li ho adorati. Non altrettanto mi è successo questa volta, anzi, non ho nessuna voglia di rileggere nemmeno una pagina. Sono certa di non aver compreso molte cose, direi la maggior parte, ma non sento lo stimolo a cercare di capirle adesso. Come dici tu, francesca, nel libro si danno per scontate tante cose, come se il lettore dovesse per forza saperle; è come se l'autore si prendesse un po' gioco di noi dicendoci "se lo sai, bene; se non lo sai, peggio per te che sei ignorante". Il personaggio di Sanders e anche quello di Saint-Anne alla fine hanno svelato in parte il loro lato umano; mi ha affascinato anche Rita che, pur non esprimendosi in prima persona, ha un ruolo notevole nell'evoluzione dei due o forse nel loro mostrarsi un po' di più. L'impressione che ho avuto riguardo alla guerra è che nessuno avesse degli ideali, ma che ci andassero perché dovevano, e che desiderassero vincere giusto per pura competizione,. Questo mi è piaciuto perché credo sia aderente alla realtà.
Devo dire però che si tratta di uno stile e di un modo di scrivere originali.
Grazie, francesca, mi ha fatto piacere leggerlo insieme e la tua compagnia mi ha aiutato parecchio a "sopportare" questa lettura!
 
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