Mi mancano gli ultimi due racconti da commentare!
M re di C
Allora, devo ammettere che la difficoltà che ho trovato a districarmi fra tutte queste iniziali mi ha un po' condizionato, prima di rendermi conto che alla fine i rapporti di M con S, A con F - c'è pure una doppia S! non ce la posso fare!!! - non sono sostanziali, perchè il vero soggetto di questo racconto non sono le singole dinamiche, ma l'atmosfera che si respira, la nostalgia... e questo mi piace molto. Solo che, senza il sostegno di una struttura formale solida, il gioco dei ricordi finisce per diventare un susseguirsi confuso e difficile da seguire (almeno per me)... Peccato perchè il potenziale è alto, alcune scene sono davvero potenti, cinematografiche; il ritorno da adulto, la sensazione che tutto sia "ridimensionato" rispetto ai ricordi, è efficace. Ma perchè non fare più attenzione alla punteggiatura, alle maiuscole, perchè non essere magari più severi nella selezione dei ricordi in modo tale da rendere più incisivi quelli che restano?
E poi c'è un passaggio da M protagonista in terza persona a M narratore che non è giustificato.
Secondo me questo racconto avrebbe bisogno di una bella "correzione di bozze" e poi funzionerebbe alla grande. Siamo tutti un po' nostalgici, alla fine.
Undicesima strada: racconto con colpo di scena finale, mi ricorda un racconto molto simile (come idea) in cui il protagonista proveniva "da lassù". Qui abbiamo un senso di attesa crescente dovuto al fatto che il racconto non può certo esaurirsi in un confronto fra due ex-conviventi, si intuisce che sotto ci deve essere qualcos'altro... E infatti quel qualcosa si palesa, alla fine, e se da una parte l'attesa viene soddisfatta, dall'altra si aprono una serie di dubbi su quanto è accaduto, e la credibilità viene meno. Ciò che non funziona in questo racconto è proprio la dinamica dei fatti. Innanzitutto, senza un vero motivo scatenante (lei lo bacia, lui resta indifferente) scoppia una lite furibonda e Sandra sbatte contro l'albero di Natale che cade, sul balcone, trascinandosi anche lei. Magari è un albero vero, di grandi dimensioni, tanto da risultare molto pesante? e poi era posizionato attaccato a una portafinestra affacciata su un balcone che - in pieno inverno - era aperta? fatto sta che da trovarsi per terra sul balcone. Poi si rialza ma, dice lei, perde l'equilibrio e si ritrova scaraventata sotto. Le resta il dubbio di essere stata spinta... ma come può avere dubbi su questo? immagino che il balcone avesse un parapetto e un parapetto è alto di solito non meno di un metro, nessuna persona che non sia in piedi sul bordo del parapetto rischia di perdere l'equilibrio e cadere nel vuoto. D'altra parte, per essere spinta, significa che qualcuno l'ha presa di forza, sollevata e scaraventata sotto, il che potrebbe benissimo essere, ma allora non mi torna il fatto che lei non lo sappia. E lui? attacco omicida improvviso? se non si sentiva tanto innamorato, non bastava lasciarla? e perchè, quando l'ha rivista, viva, non si è spaventato, pensando magari che lei fosse un fantasma tornato per vendicarsi di lui? Certo, così avremmo capito subito che era successo qualcosa, però così facendo il racconto risulta inverosimile: troppo tranquillo lui, troppo tranquilla lei. Alla fine lui si suicida, giusto? Non so, secondo me il finale va sviluppato meglio perchè potrebbe davvero dare molta più "forza" al racconto.
M re di C
Allora, devo ammettere che la difficoltà che ho trovato a districarmi fra tutte queste iniziali mi ha un po' condizionato, prima di rendermi conto che alla fine i rapporti di M con S, A con F - c'è pure una doppia S! non ce la posso fare!!! - non sono sostanziali, perchè il vero soggetto di questo racconto non sono le singole dinamiche, ma l'atmosfera che si respira, la nostalgia... e questo mi piace molto. Solo che, senza il sostegno di una struttura formale solida, il gioco dei ricordi finisce per diventare un susseguirsi confuso e difficile da seguire (almeno per me)... Peccato perchè il potenziale è alto, alcune scene sono davvero potenti, cinematografiche; il ritorno da adulto, la sensazione che tutto sia "ridimensionato" rispetto ai ricordi, è efficace. Ma perchè non fare più attenzione alla punteggiatura, alle maiuscole, perchè non essere magari più severi nella selezione dei ricordi in modo tale da rendere più incisivi quelli che restano?
E poi c'è un passaggio da M protagonista in terza persona a M narratore che non è giustificato.
Secondo me questo racconto avrebbe bisogno di una bella "correzione di bozze" e poi funzionerebbe alla grande. Siamo tutti un po' nostalgici, alla fine.
Undicesima strada: racconto con colpo di scena finale, mi ricorda un racconto molto simile (come idea) in cui il protagonista proveniva "da lassù". Qui abbiamo un senso di attesa crescente dovuto al fatto che il racconto non può certo esaurirsi in un confronto fra due ex-conviventi, si intuisce che sotto ci deve essere qualcos'altro... E infatti quel qualcosa si palesa, alla fine, e se da una parte l'attesa viene soddisfatta, dall'altra si aprono una serie di dubbi su quanto è accaduto, e la credibilità viene meno. Ciò che non funziona in questo racconto è proprio la dinamica dei fatti. Innanzitutto, senza un vero motivo scatenante (lei lo bacia, lui resta indifferente) scoppia una lite furibonda e Sandra sbatte contro l'albero di Natale che cade, sul balcone, trascinandosi anche lei. Magari è un albero vero, di grandi dimensioni, tanto da risultare molto pesante? e poi era posizionato attaccato a una portafinestra affacciata su un balcone che - in pieno inverno - era aperta? fatto sta che da trovarsi per terra sul balcone. Poi si rialza ma, dice lei, perde l'equilibrio e si ritrova scaraventata sotto. Le resta il dubbio di essere stata spinta... ma come può avere dubbi su questo? immagino che il balcone avesse un parapetto e un parapetto è alto di solito non meno di un metro, nessuna persona che non sia in piedi sul bordo del parapetto rischia di perdere l'equilibrio e cadere nel vuoto. D'altra parte, per essere spinta, significa che qualcuno l'ha presa di forza, sollevata e scaraventata sotto, il che potrebbe benissimo essere, ma allora non mi torna il fatto che lei non lo sappia. E lui? attacco omicida improvviso? se non si sentiva tanto innamorato, non bastava lasciarla? e perchè, quando l'ha rivista, viva, non si è spaventato, pensando magari che lei fosse un fantasma tornato per vendicarsi di lui? Certo, così avremmo capito subito che era successo qualcosa, però così facendo il racconto risulta inverosimile: troppo tranquillo lui, troppo tranquilla lei. Alla fine lui si suicida, giusto? Non so, secondo me il finale va sviluppato meglio perchè potrebbe davvero dare molta più "forza" al racconto.