Du Maurier, Daphne - Jamaica Inn

Ondine

Logopedista nei sogni
Mary Yellan è il prototipo di un'eroina gotica coraggiosa ed è un personaggio che mi è piaciuto tantissimo. Della trama rivelo solamente che Mary, rimasta prima senza padre e poi senza madre, dalla sua fattoria si trasferisce alla locanda gestita dal tirannico zio Joss e dalla sottomessa zia Patience, sorella di sua madre. Scopre ben presto che la locanda è un covo di contrabbandieri e trafficanti di navi, ma non solo. La Cornovaglia qui si presenta sotto forma di lande selvagge, spesso sotto una pioggia battente e con un vento impetuoso, il paesaggio così diventa molto importante e accompagna gli eventi e gli stati d'animo. C'è un contrasto tra le insidie delle brughiera di Bodmin e la tranquillità di Helford, la fattoria di Mary, con le sue acque lucenti, le verdi colline e il bianco gruppo di casette in riva all'acqua. La brughiera al contrario è una campagna desolata, niente alberi, niente vicoli, nessun gruppo di case o villaggi. Le stanze buie del Jamaica Inn rappresentano la reclusione mentre il paesaggio naturale e il mare offrono una via di fuga. Il paesaggio esprime metaforicamente i confini della psiche della protagonista che è tesa all'esplorazione, all'investigazione, all'indipendenza, Mary rifiuta il ruolo femminile dell'epoca. La madre di Mary, prima di morire, non vuole che la figlia rimanga sola alla fattoria perché una donna non può vivere da sola e la ragazza, quando si innamora, vive il suo innamoramento come una frustrazione alla sua libertà. La narrazione ha un ritmo crescente di tensione e nessun dettaglio viene lasciato al caso, c'è un mistero da risolvere e ho trovato un'impronta fiabesca nella storia, ci sono diversi elementi che diventano simboli, proprio come ogni favola che si rispetti. Ma questa è una favola davvero cruda, dove ci sono diverse tematiche importanti, dove le dinamiche familiari sono violente, dove c'è una continua minaccia di dominazione dell'uomo sulla donna. Mary vuole fuggire da tutta questa passività e il paesaggio non la impaurisce ma le dà nuova forza.
 

Roberto89

MODerato
Membro dello Staff
Voto: 3 stelle su 5

Questo libro mi è piaciuto più di Rebecca, della stessa autrice, anche se il voto finale è lo stesso.
Mentre Rebecca è più riflessivo in questo c'è più azione a bilanciare le parti introspettive, cosa che secondo me lo rende più scorrevole.

I personaggi mi sono piaciuti un po' tutti, fatta eccezione per Francis Davey che è davvero poco sviluppato e
anzi nel finale sembra diventare lo stereotipo del cattivo.
La zia e lo zio sono i personaggi che acquistano più spessore nel corso della storia, assieme a Jem. La zia lo fa in modo indiretto grazie a quello che veniamo a sapere mano a mano sullo zio Joss, che all'inizio sembrava in tutto e per tutto un personaggio stereotipo.

Parlando della trama, verso metà romanzo già in buona parte ci avevo preso, ma il finale non è stato per niente scontato, temevo che finisse in modo più "banale". Anche se i ruoli dei personaggi si capiscono presto, anche perché l'autrice giustamente semina indizi qua e là per preparare il finale, questo non pregiudica l'esperienza di lettura.
La prima metà della storia è più densa di riflessioni, mentre nella seconda c'è più azione. Come ho già detto questo lo rende, almeno per me, un romanzo più equilibrato rispetto a Rebecca, che invece è molto introspettivo e più lungo di questo. Ma è solo il mio parere, e Rebecca resta comunque il libro forse più famoso della du Maurier.

Oltre alle riflessioni dal punto di vista della protagonista, Mary, l'autrice descrive bene l'ambiente che la circonda, facendoci entrare non solo nella mente di Mary ma anche nel paesaggio, fra scalate e lunghe camminate.

Interessante anche il dualismo uomo-donna, ambientato intorno al 1800, che anche se non approfondito si fa sentire nel comportamento dei vari personaggi, maschili e femminili.
 

MonicaSo

Well-known member
Terzo libro dell'autrice che leggo, quello che mi è piaciuto di meno.
L'ho trovato molto lontano dalla realtà, a cominciare dalla figura della protagonista che rimasta sola prende, si organizza, viaggia e va a vivere con parenti sconosciuti. Per non parlare del coraggio che dimostra in tutta la storia, anche solo per relazionarsi con il cattivissimo zio.
Non sono riuscita a empatizzare perché mi è sembrato tutto troppo eccessivo e cinematografico.
La letteratura deve anche far sognare, sono d'accordo, ma in questo caso con me non ce l'ha fatta.
Ho riconosciuto però alla Du Maurier la facilità di scrittura ed è questo che mi porterà a leggerla ancora.
 

Roberto89

MODerato
Membro dello Staff
Terzo libro dell'autrice che leggo, quello che mi è piaciuto di meno.
L'ho trovato molto lontano dalla realtà, a cominciare dalla figura della protagonista che rimasta sola prende, si organizza, viaggia e va a vivere con parenti sconosciuti. Per non parlare del coraggio che dimostra in tutta la storia, anche solo per relazionarsi con il cattivissimo zio.
Non sono riuscita a empatizzare perché mi è sembrato tutto troppo eccessivo e cinematografico.
La letteratura deve anche far sognare, sono d'accordo, ma in questo caso con me non ce l'ha fatta.
Ho riconosciuto però alla Du Maurier la facilità di scrittura ed è questo che mi porterà a leggerla ancora.

Sicuramente Mary è un personaggio non comune, vista anche nel contesto storico in cui si trova, a me non è sembrata eccessiva, è comunque possibile, però capisco perché non ti è sembrata una storia realistica.
 

MonicaSo

Well-known member
Sicuramente Mary è un personaggio non comune, vista anche nel contesto storico in cui si trova, a me non è sembrata eccessiva, è comunque possibile, però capisco perché non ti è sembrata una storia realistica.
Forse è stata una questione di aspettative. Non mi aspettavo una cugina di Calamity Jane, ecco ;)
 
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