Fosse Jon - Melancholia

MonicaSo

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Jon Fosse, nel tentativo di cogliere la luce che illumina le tele dell'artista, con stile conciso e acre - una sorta di minimalismo furioso - fa rivivere il crudele martirio di Hertervig in due monologhi interiori densi di una scrittura avvolgente, ricca di corrispondenze, ritmata, e sviluppa fino all'angoscia l'ossessione amorosa, intrecciandola all'irrefrenabile volontà creativa del pittore.
Il protagonista del dittico Melancholia è Lars Hertervig, uno dei più grandi nomi della pittura norvegese e nordica ottocentesca. Dopo aver svolto gli studi a Dusseldorf comincia a soffrire di disturbi nervosi e viene internato in un ospedale psichiatrico. Distrutto, vive di elemosina fino alla morte. "Melancholia" ha avuto ottimo riscontro in numerosi paesi e in particolare in Francia, dove è stato pubblicato dieci anni fa in due volumi e dove è diventato opera di culto. Al centro della tessitura che usa la figura stilistica della variazione, con una concezione spesso musicale del periodare, sta la vita di Lars Hertervig, presentato nell'ultima giornata della sua esistenza, prima del suicidio avvenuto in una città tedesca inospitale e tetra alla metà dell'Ottocento forse per cause d'amore, o forse per una più generale e totale incapacità di vivere.


Nel primo libro Fosse ci presenta il pittore Lars Herterving mentre vive la sua ossessione amorosa nei confronti della giovane Helene, figlia dei padroni di casa che si vedono costretti a cacciarlo. Senza più un posto dove andare cerca disperatamente di farsi riaccettare ma sarà proprio questo tentativo a portarlo nelle stanze di una "casa di cura".
Fosse fa parlare Lars con le parole che arrivano direttamente dalla sua mente malata, imprigionata e avvolta intorno a pensieri ripetitivi: Helene, il suo amore per lei ma anche la convinzione che abbia dei rapporti malsani con lo zio; la pittura, sua grande passione e metro di giudizio per dividere le persone in chi la sa fare e chi no...
Per chi conosce persone con gravi disturbi relazionali la scrittura di Fosse non può non sembrare perfetta: è stato capace di riprodurre il modo di esprimersi di atteggiarsi, forse anche di pensare di chi si trova imprigionato in pensieri e comportamenti ripetitivi e ossessivi. Solo per questa intuizione il libro, per me, merita la lode.

Lars è oggetto anche dell'ossessione del secondo personaggio del libro 1: lo scrittore Vidme, che rimane affascinato davanti ai quadri del pittore e vorrebbe scriverne in un suo romanzo... e vaga in cerca dell'ispirazione. Se ho capito bene questa figura è Fosse stesso.

Il secondo libro è più scorrevole.
Qui la protagonista è Oline, sorella di Lars, che ormai vecchia e sola vive nei ricordi della famiglia e del fratello ormai morto.
Oline mi ha fatto molta tenerezza per la sua vecchiaia (che in parte la "degrada" perché le impedisce di avere il pieno controllo sulle sue gambe e sulle sue viscere) e per i semplici ricordi del fratello legati a un quadro che lui ha lasciato in casa.
La scrittura non cambia molto, anche qui ci sono ripetizioni insistenti di parole, frasi e situazioni non più per presentare la pazzia ma, penso, la ripetitività di pensiero che si ritrova talvolta in certe persone anziane.

Io ho promosso questo libro e il suo autore, contentissima di averlo letto.
 

gamine2612

Together for ever
:) Mi complimento con MonicaSo per la bella apertura di presentazione di questo libro.
Da parte mia quindi esporrò solo le mie sensazioni durante la lettura.
Jon Fosse per me era uno scrittore sconosciuto ed ho voluto leggere questo romanzo alfine di comprendere cosa fa scegliere ad una giuria uno scrittore per assegnargli il Nobel.

Libro uno: si inizia stupendosi della ossessività nell'esporre le situazioni che vive il protagonista che parla in prima persona. Prima sei stupefatto, poi ti diverti ed anche ti irriti pensando che dopo cento pagine ne bastavano forse quattro per raccontare i pochi eventi. Invece no! se entri nel personaggio di Lars che alla fine è diventato uno schizofrenico sia nel romanzo che nella sua vita vera allora comprendi perché lo scrittore ha esposto il racconto in questo modo .Ossessivo, ripetitivo, pervaso da visioni, caparbietà e disprezzo del reale.

Libro due: la tenerezza per la sorella Oline, povera vecchietta con i suoi acciacchi la mente vagante è spontanea. Il corpo affaticato e piegato dai malanni che non risponde più ai voleri della ragione. E' molto utile il suo racconto anche per comprendere la personalità di Lars da bimbo e ragazzo visto da una sorella. Lo stupore difronte ad un quadro di Lars dopo anni ed anni di averlo a casa e finalmente compreso che non era un disegno qualunque ma veramente un'opera geniale.

Sono stata contenta di aver letto Melancholia e di essere andata oltre la prima impressione di fastidio e noia cercando di capire il suo significato, sinceramente dalle prime pagine ci si può domandare se andare oltre oppure no.
Invito alla lettura.
 
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