Parla dei talenti da lei posseduti e che deve/vuole mettere a frutto.Non ho ben capito cosa intende Anna Nerkagi quando alla fine della sua lettera in risposta a Lagunov, scrive:
"Ho capito che il mio cammino personale si è concluso e che un altro sta iniziando. Il cammino verso Dio. Neppure un istante mi appartiene, né può essere speso secondo il mio arbitrio, ma seguendo la volontà del Padre eterno."
Finito!
Grazie Shoshin per averci portato tra i Nenec!
Ho trovato in questo piccolo libro riflessioni profonde, domande universali in un mondo antico, dove la vita è durissima e connessa strettamente con una natura ostile. Il fuoco è un elemento cardine, cuore pulsante della vita di cui le donne si prendono cura e che riflette i loro stati d'animo.
Anche in questo mondo primordiale si vive una spaccatura generazionale, il patto di mutua assistenza fra i vecchi e i giovani è definitivamente infranto. I giovani si sentono divisi tra l’esigenza di vivere nella loro terra e un altrove che li attrae.
Mi ha colpito il silenzio delle parole, parlano pochissimo.
Non ho ben capito cosa intende Anna Nerkagi quando alla fine della sua lettera in risposta a Lagunov, scrive:
"Ho capito che il mio cammino personale si è concluso e che un altro sta iniziando. Il cammino verso Dio. Neppure un istante mi appartiene, né può essere speso secondo il mio arbitrio, ma seguendo la volontà del Padre eterno."
Amo i vecchi alberi. Ho sempre il desiderio di inginocchiarmi dinanzi a loro per ringraziarli all’infinito per quel sentimento amaro di inquietudine che suscitano, ma che per questo colma l’uomo di una gioia ancora più intensa. Mi piace ritrovare ai piedi del tronco le loro foglie gialle e secche, segno dell’estate appena trascorsa. Li amo per tutte le estati passate, per il mistero della vita che occultano, per il mormorio delle foglie che si può scambiare per un canto o un pianto, una confessione o un racconto.
«E poi c’è il muschio bianco, il muschio del sole, che risplende perfino nella notte più cupa. Se il tempo lo rivestirà di questo muschio, accendi per lui un grande fuoco e sacrifica sette renne azzurre. Lascia detto a tuo figlio di onorare questi luoghi. E se non avrai un figlio, lascialo detto alla gente. È qui che dimorano le anime».
Ci sto pensando... a volte non è così sempliceContinuo a leggere e commenterò man mano.
Se volete scrivete pure la recensione.
Grazie, ora capisco, sente la sua vita dedicata all'insegnamento come una missione divina. Per questo non si è ritirata in città a scrivere altri libri sui Nenec, come le era stato suggerito.Parla dei talenti da lei posseduti e che deve/vuole mettere a frutto.
Sono passati 15 anni dalla scrittura del suo libro e Anna e il marito sono andati a vivere nella tundra, dove lei si dedica all'educazione dei bambini, lei che da piccola è stata portata via a forza, allontanata dalla sua famiglia per essere russizzata.
Anche di questo ha parlato in Muschio bianco, di bambini e figli giovani che vanno via e chi resta soffre e non si dà pace.
Quanto avrà sofferto Anna bambina e la sua famiglia per l'allontanamento forzato! Ma ora la sua rinascita è completa, forse il suo cammino personale di risoluzione di un dolore si è concluso, e può pensare agli altri mettendo a frutto ciò che sa fare: usare le parole per educare bambini, nel rispetto delle tradizioni.
Ho cercato qualche foto del muschio bianco, convinta fosse una varietà di quello verde (non sono per niente esperta di flora o fauna) e così ho scoperto che non esiste!
È una secrezione di un certo tipo di renna.
Io passo, preferisco scrivere qui.Continuo a leggere e commenterò man mano.
Se volete scrivete pure la recensione.
Non ne avevo idea neppure io pur sapendone abbastanza di flora e faunamuschio bianco
Mentre proseguo perplessa la lettura (sono al momento in Peptko regala tutti i suoi avere alle donne del villaggio), faccio mie parte di queste bellissime parole di Shoshin.Abbiamo perso tante cose .
Per questo, ciò che è scritto in questo libro,ci sembra
lontano e inusuale.
Ricordi ancestrali riaffiorano.
Restiamo confusi.
In un certo senso però questa scelta può essere vista come un rifiuto della "russanizzazione" (non so se questa parola esiste), come un fallimento sociale. Hanno fatto tanto per civilizzare i nenec e ora arriva una piccola grande donna a dire e a scrivere che le origini vanno cercate, rispettate, salvate...Finito.
La fine mi ha un po' rappacificato con il libro, mi sa di rinascita dopo una durezza implacabile; dietro le immagini di panorami, dietro le descrizioni di alberi e uccellini, ho avvertito qualcosa di tagliente come un diamante, duro come il ghiaccio della tundra.
Lo scioglimento del cuore di Aleksa di fronte all'affetto di sua mamma e della ragazza mi ha dato un barlume di speranza in un libro che mi è sembrato più che altro descrivesse disperazione.
Ho letto la lettera di Luganov alla Nekargi e mi ha lasciata molto perplessa. Ma voi, dopo un libro simile, avreste suggerito alla sua autrice di andarsene a stare in appartamentino al calduccio, pronta a rispondere a telefonate e a crogiolarsi in confort di tutti i tipi per coltivare il suo talento di scrittore? Ma secondo me questo talento viene proprio dalla relazione vera non filtrata con la natura e la vita del proprio popolo.