Mi capita, qualche volta, di imbattermi in qualche personaggio e di rendermi conto, razionalmente parlando, che se mi dovesse capitare di incontrare davvero una persona con le sue caratteristiche, non farei che sentirmi irritata all'inverosimile, finirei a mordermi le mani per non prenderla a schiaffi. E qualche volta capita che questo stesso personaggio relegato alle pagine di un libro, con quegli atteggiamenti che nella vita reale mi manderebbero in bestia, non faccia altro che farmi sorridere.
Questo è il caso di Arturo Bandini, alias John Fante, giovanissimo aspirante scrittore trapiantato nell'assolata e polverosa California con il grandissimo sogno di diventare scrittore. Un giovane pieno di sé, ma al tempo stesso fragile e insicuro, esaltato, pieno di entusiasmo in una pagina, inetto e malinconico nella successiva, pronto a vedere in ogni minuscolo frammento della sua esistenza un evento memorabile, degno d'essere trasposto su carta come grande capolavoro letterario. E questa esaltazione, questo vivere ai margini del benessere mentale, sperperando in pochi giorni i pochi guadagni che era riuscito a racimolare, odiando la ragazza che ama, ma al tempo stesso incapace di fare qualsiasi cosa possa farla soffrire precipitano in vortice di emozioni che nonostante la forza, l'ironia e in qualche modo il cinismo che sembra voler trasparire, non riescono a nascondere una delicatezza e una malinconia di fondo, che è poi quello che conta davvero, forse la vera natura di questo sbandato, esasperato ed esasperante Bandini.
Le pagine finali, con la loro forza e la loro poesia sembrano abbassare tutte le maschere e le barriere, quasi Arturo/John avesse cercato per tutto il libro di abbassare lo sguardo, di distogliere l'attenzione dai suoi sentimenti costruendo un teatrino di esaltazione e battute, per poi alla fine arrendersi, lasciare la rabbia e la tristezza prendere il sopravvento, abbassando lo sguardo e imprimendo tutta la forza delle sue emozioni nel lancio di quel libro verso il deserto.
E' il romanzo di chi conosce il vuoto e la desolazione, ma conosce anche le risate e la bella poesia, quella piena di luce, e la gioia, e di chi sa che non si può scegliere, che non si può avere l'uno senza l'altro, e non si può dimenticare l'uno in favore dell'altro, ma bisogna solo cercare di accogliere tutto, di portarselo addosso cercando di non soccombere.