risus
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Vigata, 21 marzo 1890. Venerdì Santo.
Viene messa in scena la rappresentazione teatrale della Passione di Cristo, come da tradizione.
Antonio Patò interpreta, ormai da qualche anno, il ruolo di Giuda.
L'Escariota precipita, come da copione, in una botola creata sul palcoscenico a simboleggiare la caduta negli inferi del traditore... ma da quella botola non riemergerà più e più nessuno lo rivedrà, nè vivo nè morto...
Lo spunto per questo racconto Camilleri lo trova nel finale di A ciascuno il suo di Sciascia, il quale costruisce un fatto di cronaca e un personaggio destinati a rimanere indelebili nella mente dei lettori
tanto da diventare addirittura un proverbio "a indicare misteriose scomparizioni di persone o oggetti" (Leonardo Sciascia).
Camilleri cambia faccia ad un episodio spiacevole che mette in ansia non solo una famiglia ma un' intera cittadinanza; è straordinario come riesce a farlo diventare una buffa commedia degli equivoci nella quale si susseguono senza sosta le ipotesi più astruse, dispararte, divertenti sul destino di Patò.
Scelta azzeccatissima è quella di affidarsi totalmente alla forma letteraria del dossier, già sperimentata ne La concessione del telefono: i fatti della "vicenda Patò" emergono così da lettere, articoli di giornali, documenti ufficiali, in un riuscitissimo connubio di linguaggi popolare, borghese, burocratico.
E poi la esilarante contrapposizione tra Pubblica Sicurezza e Reali Carabinieri, tra giornali filo-governativi e di opposizione rendono piacevolissimo il romanzo durante tutta la lettura.
Consigliatissimo!!!:wink::wink:
Viene messa in scena la rappresentazione teatrale della Passione di Cristo, come da tradizione.
Antonio Patò interpreta, ormai da qualche anno, il ruolo di Giuda.
L'Escariota precipita, come da copione, in una botola creata sul palcoscenico a simboleggiare la caduta negli inferi del traditore... ma da quella botola non riemergerà più e più nessuno lo rivedrà, nè vivo nè morto...
Lo spunto per questo racconto Camilleri lo trova nel finale di A ciascuno il suo di Sciascia, il quale costruisce un fatto di cronaca e un personaggio destinati a rimanere indelebili nella mente dei lettori
tanto da diventare addirittura un proverbio "a indicare misteriose scomparizioni di persone o oggetti" (Leonardo Sciascia).
Camilleri cambia faccia ad un episodio spiacevole che mette in ansia non solo una famiglia ma un' intera cittadinanza; è straordinario come riesce a farlo diventare una buffa commedia degli equivoci nella quale si susseguono senza sosta le ipotesi più astruse, dispararte, divertenti sul destino di Patò.
Scelta azzeccatissima è quella di affidarsi totalmente alla forma letteraria del dossier, già sperimentata ne La concessione del telefono: i fatti della "vicenda Patò" emergono così da lettere, articoli di giornali, documenti ufficiali, in un riuscitissimo connubio di linguaggi popolare, borghese, burocratico.
E poi la esilarante contrapposizione tra Pubblica Sicurezza e Reali Carabinieri, tra giornali filo-governativi e di opposizione rendono piacevolissimo il romanzo durante tutta la lettura.
Consigliatissimo!!!:wink::wink: