Vladimir
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Sotto il bisturi del prof. Preobraženskij, un luminare di un campo della medicina non meglio identificato, il simpatico bastardino Šarik (Pallino) viene trasformato, grazie al trapianto dell'ipofisi, nel compagno Poligraf Poligrafovič Šarikov. Il risultato è sconsolante: il cane non si umanizza, bensì l'uomo diventa bestia e Šarikov diventa l'incarnazione di tutti i vizi dei proletari. Con la ferocia e la raffinatezza che lo contraddistinguono, Bulgakov, in questo racconto lungo o romanzo breve che dir si voglia, traccia un simpatico ma sconfortante quadretto delle brutture proletarie, dei malfunzionamenti del sistema, dell'ingnoranza, dell'insensatezza di alcuni aspetti che caratterizzarono il periodo della NEP (Nuova Politica Economica), vera e propria belle epoque sovietica. Il nostro si muove con naturalezza fra vari stili letterari passando senza batter ciglio dalla fantascienza scientificamente credibile, all'umorismo, al simbolismo, al pamphlettismo polemico. Attraverso la bocca del prof. Preobraženskij, il nostro denuncia le norme insensate, i comportamenti assurdi che neanche la rivoluzione poteva giustificare (Preobraženskij afferma durante una discussione: "Perché hanno tolto i tappeti dallo scalone centrale? Forse Carlo Marx prescrive di non tenere tappeti sulle scale?").
Un altro aspetto veramente pregevole è quello linguistico: ci imbattiamo nel linguaggio servile e semplice di Zina, cameriera di Preobraženskij; a quello contadino di Dar'ja Petrovna, cuoca dello stesso; a quello magniloquente e pomposo del professore; al burocratese sovietico di Schwonder (presidente del caseggiato) zeppo di citazioni di commi, fredde formule, espressioni da relazioni di partito che, tuttavia, sintatticamente e grammaticalmente zoppica molto. Insomma, ogni personaggio ragiona, pensa, e vive secondo i dettami del suo habitat prerivoluzionario, segno che secondo Bulgakov la rivoluzione sociale non era necessaria perché tutto è cambiato per restare com'era. Ma oltre le gag esilaranti, le finezze linguistiche e la satira buffonesca, c'è un aspetto molto più profondo e inquietante: il falso mito dell'onnipotenza della scienza e della ragione umana. Il professore trasfigura un cane in un uomo (Preobraženie significa trafigurazione e Preobraženskij è l'aggettivo che ne deriva) creando un mostro in forma umana capace, però, di seguire solo i suoi istinti più turpi e bestiali. Bulgakov lancia il suo grido d'allarme nei confronti di un progresso scientifico che stava per soverchiare l'umanità trasformandosi da servitore in padrone, tema più che mai attuale. Un ottimo libro, corto e leggero, che pur essendo stato scritto nel 1925 è profondamente contemporaneo, e ci da ancora una volta un saggio dell'abilità di questo immenso scrittore. Consigliatissimo!!!
Un altro aspetto veramente pregevole è quello linguistico: ci imbattiamo nel linguaggio servile e semplice di Zina, cameriera di Preobraženskij; a quello contadino di Dar'ja Petrovna, cuoca dello stesso; a quello magniloquente e pomposo del professore; al burocratese sovietico di Schwonder (presidente del caseggiato) zeppo di citazioni di commi, fredde formule, espressioni da relazioni di partito che, tuttavia, sintatticamente e grammaticalmente zoppica molto. Insomma, ogni personaggio ragiona, pensa, e vive secondo i dettami del suo habitat prerivoluzionario, segno che secondo Bulgakov la rivoluzione sociale non era necessaria perché tutto è cambiato per restare com'era. Ma oltre le gag esilaranti, le finezze linguistiche e la satira buffonesca, c'è un aspetto molto più profondo e inquietante: il falso mito dell'onnipotenza della scienza e della ragione umana. Il professore trasfigura un cane in un uomo (Preobraženie significa trafigurazione e Preobraženskij è l'aggettivo che ne deriva) creando un mostro in forma umana capace, però, di seguire solo i suoi istinti più turpi e bestiali. Bulgakov lancia il suo grido d'allarme nei confronti di un progresso scientifico che stava per soverchiare l'umanità trasformandosi da servitore in padrone, tema più che mai attuale. Un ottimo libro, corto e leggero, che pur essendo stato scritto nel 1925 è profondamente contemporaneo, e ci da ancora una volta un saggio dell'abilità di questo immenso scrittore. Consigliatissimo!!!
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