elena
aunt member
[FONT=SimonciniGaramond, serif]Nell'occhiello di questo testo l'autore riporta questa frase Ho un progetto : impazzire – Dostoevskij.
In effetti la follia è un elemento che accompagna Michael, il protagonista, nel suo doloroso viaggio nel passato: è un viaggio necessario per comprendere se stesso, per capire la vera motivazione che lo ha spinto a tornare, superando la cortina di ferro, nella sua città natale (paese dell'Ungheria che in italiano si può tradurre appunto “la città della fortuna”) ma anche per staccare la sua mente dal corpo martoriato dalle torture che gli vengono inflitte dai poliziotti del suo paese, sospettosi di questo misterioso ritorno. La ricostruzione del passato è alternata alla terribile percezione del presente e “questi tuffi da un mondo all'altro hanno annullato ogni nozione del tempo”. [/FONT]
[FONT=SimonciniGaramond, serif]Nel ripercorrere la sua vita Michael condisce i suoi ricordi di sogni, leggende e soprattutto personaggi, reali e fantastici nello stesso tempo, che lo pongono davanti ai grandi valori e ai grandi mali della vita fino a giungere alla scoperta del male più disumano: l'indifferenza. Nel ricordare gli eventi drammatici della Shoà il protagonista riconosce che mentre nei confronti dei carnefici si prova dell'odio (che è ancora un sentimento umano) nei confronti degli spettatori, dei vili che si sono limitati a vedere, che si sono chiusi nelle loro Torri d'avorio e considerano il mondo solo come uno spettacolo, non si può che provare disprezzo. [/FONT]
[FONT=SimonciniGaramond, serif]La grandezza di Wiesel mi lascia sempre più stupita: ha una capacità unica di trasmettere al lettore emozioni, sentimenti, paure ma anche delle altissime considerazioni su ciò che rende la vita degna di essere vissuta in pieno come attore consapevole, rifiutando, pertanto, di rimanere alla finestra: essere indifferente, per qualunque motivo sia, è negare non solo la validità, ma anche la bellezza dell'esistenza.
Molto, molto bello
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In effetti la follia è un elemento che accompagna Michael, il protagonista, nel suo doloroso viaggio nel passato: è un viaggio necessario per comprendere se stesso, per capire la vera motivazione che lo ha spinto a tornare, superando la cortina di ferro, nella sua città natale (paese dell'Ungheria che in italiano si può tradurre appunto “la città della fortuna”) ma anche per staccare la sua mente dal corpo martoriato dalle torture che gli vengono inflitte dai poliziotti del suo paese, sospettosi di questo misterioso ritorno. La ricostruzione del passato è alternata alla terribile percezione del presente e “questi tuffi da un mondo all'altro hanno annullato ogni nozione del tempo”. [/FONT]
[FONT=SimonciniGaramond, serif]Nel ripercorrere la sua vita Michael condisce i suoi ricordi di sogni, leggende e soprattutto personaggi, reali e fantastici nello stesso tempo, che lo pongono davanti ai grandi valori e ai grandi mali della vita fino a giungere alla scoperta del male più disumano: l'indifferenza. Nel ricordare gli eventi drammatici della Shoà il protagonista riconosce che mentre nei confronti dei carnefici si prova dell'odio (che è ancora un sentimento umano) nei confronti degli spettatori, dei vili che si sono limitati a vedere, che si sono chiusi nelle loro Torri d'avorio e considerano il mondo solo come uno spettacolo, non si può che provare disprezzo. [/FONT]
[FONT=SimonciniGaramond, serif]La grandezza di Wiesel mi lascia sempre più stupita: ha una capacità unica di trasmettere al lettore emozioni, sentimenti, paure ma anche delle altissime considerazioni su ciò che rende la vita degna di essere vissuta in pieno come attore consapevole, rifiutando, pertanto, di rimanere alla finestra: essere indifferente, per qualunque motivo sia, è negare non solo la validità, ma anche la bellezza dell'esistenza.
Molto, molto bello
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