In una Parigi popolata da affittacamere xenofobe, intellettuali male in arnese, pianiste patetiche, scrittori distratti facili vittime di incidenti stradali, l'eterno studente argentino Horacio Oliveira si muove attraverso la città e l'esistenza come attraverso le caselle del «gioco del mondo». Un percorso dalla Terra al Cielo, da Parigi a una Buenos Aires grottesca (dove sarà prima inserviente di un circo la cui stella è un gatto matematico, poi impiegato in un manicomio) alla ricerca del Centro, della vera vita e soprattutto di Lucía, «la Maga», inconsapevole depositaria di ogni mistero e pienezza, l'unica che non dimentica che, in fondo, «per arrivare al Cielo servono solo un sassolino e la punta di una scarpa».
Il romanzo della ricerca costante, una denuncia ironica dell'inautenticità della vita e della letteratura, uno dei grandi capolavori del Novecento
Rayula è uno dei romanzi più originali che abbia mai letto, non solo per i contenuti (Oliveira è il suo viaggio, la sua ricerca disperata di qualcosa che lui definisce "Centro", il suo lasciarsi dietro le spalle persone, cose e città per reinventare una realtà parallela a una civiltà che rischia di portarci alla rovina), ma anche nella forma, basti pensare alle tonalità espressionistiche del linguaggio utilizzato da Cortázar, (che così come il protagonista definito "patologicamente sensibile all'imposizione di ciò che lo attornia e del mondo in cui vive" tenta di "ripulire" il linguaggio prima di tornare a utilizzarlo).
L'elemento che più salta all'occhio in questo senso è senza dubbio l'organizzazione dei capitoli del libro, che può essere letto in tre modi diversi: il primo modo consiste nell'avvicinarsi al romanzo nel modo ortodosso, ovvero come si leggono i libri abitualmente seguendo la normale successione dei capitoli; il secondo percorso invece segue le associazioni simboliche e tematiche suggerite dall'autore (ed è la via che permette di avere alla fine della lettura un intero sguardo d'insieme all'opera), la terza strada invece è del tutto individuale e consiste nella scelta arbitraria o casuale (Cortázar racconta addirittura di lettori che scelsero il percorso attraverso il lancio dei dadi) dell'ordine di lettura.
Consiglio vivamente quest'opera, è stato il primo libro che ho letto dello scrittore argentino ed è stata una piacevole scoperta, un romanzo estremamente creativo e pieno di spunti che fanno riflettere.
Il romanzo della ricerca costante, una denuncia ironica dell'inautenticità della vita e della letteratura, uno dei grandi capolavori del Novecento
Rayula è uno dei romanzi più originali che abbia mai letto, non solo per i contenuti (Oliveira è il suo viaggio, la sua ricerca disperata di qualcosa che lui definisce "Centro", il suo lasciarsi dietro le spalle persone, cose e città per reinventare una realtà parallela a una civiltà che rischia di portarci alla rovina), ma anche nella forma, basti pensare alle tonalità espressionistiche del linguaggio utilizzato da Cortázar, (che così come il protagonista definito "patologicamente sensibile all'imposizione di ciò che lo attornia e del mondo in cui vive" tenta di "ripulire" il linguaggio prima di tornare a utilizzarlo).
L'elemento che più salta all'occhio in questo senso è senza dubbio l'organizzazione dei capitoli del libro, che può essere letto in tre modi diversi: il primo modo consiste nell'avvicinarsi al romanzo nel modo ortodosso, ovvero come si leggono i libri abitualmente seguendo la normale successione dei capitoli; il secondo percorso invece segue le associazioni simboliche e tematiche suggerite dall'autore (ed è la via che permette di avere alla fine della lettura un intero sguardo d'insieme all'opera), la terza strada invece è del tutto individuale e consiste nella scelta arbitraria o casuale (Cortázar racconta addirittura di lettori che scelsero il percorso attraverso il lancio dei dadi) dell'ordine di lettura.
Consiglio vivamente quest'opera, è stato il primo libro che ho letto dello scrittore argentino ed è stata una piacevole scoperta, un romanzo estremamente creativo e pieno di spunti che fanno riflettere.
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