invece io penso che abbia voluto sottolineare che al di là dei nomi e dell'identità resta il legame, la relazione profonda tra padre e figlio, una relazione universale e simbolica
In effetti hai ragione, non ci avevo pensato, e forse l'idea è contorta ma a questo punto mi piace pensare che in un mondo nel quale le parole "restano, ma sono ormai molto più numerose delle cose che sono chiamate a designare" l'autore abbia voluto sottolineare il fatto che le parole "papà" e "bambino" sopravvivono perchè sono tra le poche ancora in grado, appunto, di designare qualcosa o qualcuno.
Per me è un bellissimo libro e ringrazio sia chi l'ha consigliato, sia chi ha lanciato l'allarme Kleenex
Sin dalle prime pagine colpisce il contrasto tra la desolazione e la disperazione dello scenario e la forza dell'amore che lega padre e figlio che, come avete già sottolineato, va oltre tutto il resto. Momenti di pura poesia e di spietata crudezza si alternano e talvolta si fondono, come nel punto in cui il papà si chiede se quando sarà il momento riuscirà a "fracassare quel cranio adorato".
Un padre costretto a mettere da parte la sua disperazione per proteggere il bambino e per infondergli fiducia: sentimento, credo, comune ad ogni genitore, qui ovviamente portato all'ennesima potenza. Un bambino che si prende cura di suo padre nella stessa misura in cui questo si prende cura di lui, un bambino costretto a rinunciare alla sua infanzia, infanzia che tuttavia in alcuni punti riemerge ed è palpabile, ad esempio quando mostra una solidarietà umana che il padre ha dovuto mettere da parte, oppure nei diversi momenti in cui chiede spasmodicamente "ma noi siamo ancora i buoni, vero, papà?", non potendo accettare un mondo nel quale buoni e cattivi non possono esistere, un mondo nel quale lui e suo padre non sono dalla parte dei giusti.
Mi ha colpito anche il non-uso delle virgolette nei dialoghi, mi ha trasmesso una strana sensazione, come se le parole si disperdessero in quell'aria cinerea.
E' vero che è ripetitivo, ma secondo me di una ripetitività incalzante e ansiogena, che tiene alto il ritmo del libro e tiene il lettore col fiato sospeso. Ogni volta mi chiedevo col cuore in gola "ce la faranno stavolta? cosa troveranno in questo posto?"
Il finale, commozione a parte, mi ha un po' sconvolto, non perchè non me l'aspettassi ma perchè pensavo che qualcosa del genere sarebbe accaduto, sì, ma in maniera più lenta.
Ho letto da poco (non lo sapevo o non lo ricordavo) che da questo libro è stato tratto un film, se non sbaglio con Viggo Mortensen e Charlize Theron, sono un po' dubbiosa, mi riesce difficile pensare alle parole di McCarthy tradotte in immagini :?
Non saprei definirlo con aggettivi che non siano già stati usati: toccante e commovente, direi straziante, per me merita il massimo dei voti.