Tre sorelle, contesse non più ricche, vivono in un palazzo nobiliare del centro di Cagliari, ciascuna in uno dei tre appartamenti loro rimasti.
Noemi è la più grande e la più austera, apparentemente la più forte delle tre, colei che "non fa niente a vanvera e alla fine risulta che ha sempre ragione perchè possiede la visione sistemica delle cose".
Maddalena, che vive con il marito Salvatore e il loro gatto, sembrerebbe la più solare, nonostante il disperato desiderio di un figlio che non vuole arrivare.
E poi c'è lei, la contessa dalle mani e dal cuore di ricotta, che rovina qualsiasi cosa tocchi, giustifica ogni cattiveria e mancanza umana, è felice se gli altri sono felici, la contessa che sogna l'amore e nei momenti bui va al mare e "si esercita a suicidarsi". Ed è sempre pronta ad aiutare chiunque, anche se in condizioni meno disastrose delle sue. C'è suo figlio Carlino, nato sotto una cattiva stella da un padre poco presente e rifiutato dagli altri bambini, "forse perchè ha gli occhiali che sembrano da subacqueo", storpia le parole e spesso balbetta.
Un vicino un po' misterioso, una vecchia tata e suo nipote con la sua collezione di stoviglie antiche, muratore-impresario una tantum incaricato di rimettere in sesto ciò che resta del palazzo, stravolgeranno il già precario equilibrio nella vita delle contesse.
Non so se anche per una questione di conterraneità o solo per la bravura della scrittrice, con i personaggi della Agus l'immedesimazione, per quanto mi riguarda, scatta automaticamente. Mentre leggo, la contessa di ricotta sono io, ma sono io anche Noemi, apparentemente agli antipodi rispetto alla sorella.
E' il quarto libro che leggo di questa autrice e ancora mi spiazza la sua abilità nel sovvertire l'ordine apparente delle cose e prendersi gioco della "visione sistemica". Con un linguaggio di un'estrema semplicità, esplora in maniera profonda, quasi spietata, l'animo dei personaggi. Il romanzo, brevissimo e scorrevole, è intriso di rassegnata malinconia e nel contempo di un'esplosiva vitalità che sembra voler schizzare dalle pagine, vitalità che si manifesta insieme sotto forma di disperazione e di speranza, che a volte sembra quasi vogliano fondersi per diventare una cosa sola. Dalla quarta di copertina: "Milena Agus ci riporta a quel mondo tutto suo dove incanto e disincanto si mescolano senza mai sciogliere il verdetto, il mistero".
Inutile dire che lo consiglio :wink:
Noemi è la più grande e la più austera, apparentemente la più forte delle tre, colei che "non fa niente a vanvera e alla fine risulta che ha sempre ragione perchè possiede la visione sistemica delle cose".
Maddalena, che vive con il marito Salvatore e il loro gatto, sembrerebbe la più solare, nonostante il disperato desiderio di un figlio che non vuole arrivare.
E poi c'è lei, la contessa dalle mani e dal cuore di ricotta, che rovina qualsiasi cosa tocchi, giustifica ogni cattiveria e mancanza umana, è felice se gli altri sono felici, la contessa che sogna l'amore e nei momenti bui va al mare e "si esercita a suicidarsi". Ed è sempre pronta ad aiutare chiunque, anche se in condizioni meno disastrose delle sue. C'è suo figlio Carlino, nato sotto una cattiva stella da un padre poco presente e rifiutato dagli altri bambini, "forse perchè ha gli occhiali che sembrano da subacqueo", storpia le parole e spesso balbetta.
Un vicino un po' misterioso, una vecchia tata e suo nipote con la sua collezione di stoviglie antiche, muratore-impresario una tantum incaricato di rimettere in sesto ciò che resta del palazzo, stravolgeranno il già precario equilibrio nella vita delle contesse.
Non so se anche per una questione di conterraneità o solo per la bravura della scrittrice, con i personaggi della Agus l'immedesimazione, per quanto mi riguarda, scatta automaticamente. Mentre leggo, la contessa di ricotta sono io, ma sono io anche Noemi, apparentemente agli antipodi rispetto alla sorella.
E' il quarto libro che leggo di questa autrice e ancora mi spiazza la sua abilità nel sovvertire l'ordine apparente delle cose e prendersi gioco della "visione sistemica". Con un linguaggio di un'estrema semplicità, esplora in maniera profonda, quasi spietata, l'animo dei personaggi. Il romanzo, brevissimo e scorrevole, è intriso di rassegnata malinconia e nel contempo di un'esplosiva vitalità che sembra voler schizzare dalle pagine, vitalità che si manifesta insieme sotto forma di disperazione e di speranza, che a volte sembra quasi vogliano fondersi per diventare una cosa sola. Dalla quarta di copertina: "Milena Agus ci riporta a quel mondo tutto suo dove incanto e disincanto si mescolano senza mai sciogliere il verdetto, il mistero".
Inutile dire che lo consiglio :wink: