La mia città ideale - rifletto ogni tanto - sarebbe, paradossalmente, nessuna città. Mi sarebbe più congeniale un antro minuscolo ed accomodato su in alto, lungo il punto del non ritrovo della bussola: il Nord assoluto. Lontano dalle minute confusioni quotidiane, assorto nella pace di cose solo mie, distante da ogni forma di vita pensante, coccolato dall'introvabilità dell'ubicazione scelta. Ma subito mi restituisco alla realtà: non potri vivere, per quanto confortante ne sia il pensiero, privo dell'ombra superba dell campanile di Giotto nelle infuocate e fumose giornate dell'estate fiorentina. Già, bella Firenze nella maestosità delle sue pietre sopravvissute all'essere umano. Andando all'università, ogni mattina sull'autobus fisso la poderosa cupola del Brunelleschi, ed un pensiero va all'immensità del Vasari, a quel Duomo austero e possente decorato nel segno dell'ultimo giorno - ed è emozione tangibile l'entrarvi dentro, è onore calcare lo stesso suolo che fu dei Medici, e dove l'uomo divenne tale: ma troppo sarebbe sfoggiarne i nomi. Si paga il pegno della bellezza di Firenze rimanendovi legati.
Eppure anche altrove si schiudono legami inscindibili, legati con fili sottili da Efesto stesso; là, dove il mare è ancora dello stesso colore del cielo, dove blocchi a forma di gigante sembrano tendere all'olimpo, per afferrarne il segreto. Là dove il giardino della Kolymbetra ospitò il pensiero ed il tributo ai fratelli del mito. Ed ancora si regge intatto nel nome dell'umana speranza il tempio dedicato alla Concordia - malgrado tutto, sì, anche la Sicilia è bella come belle sono pochi altri luoghi al mondo. Sulla battigia del mare agrigentino ho vissuto i miei anni, con occhio gettato a qualche barca avventata e l'eternità dei templi; nacque probabilmente lì, sul tracciato di quella perfezione, l'amore per ogni grecità.
Sulle coste empedocline prima che mie, ho trascorso i miei vent'anni, da appena uno mi ospita invece un'altra meraviglia, un momento del tempo passato diverso, pur sempre fecondo e presente; la mia città ideale, insomma, rimane Firenze, nel suo traffico costante, nella bellezza dei viottoli antichi, nella positività dei suoi abitanti sempre troppo indaffarati. E quando ho nostalgia di casa, apro un buon chianti, metto su Mascagni e, per magia, la mente vola.
noi poverelli invece ne abbiamo un altro, un altro costeggiato dall'ultima stupenda duna che sia sopravvissuta all'edilizia incontrollata, questa brutta bestiaccia!! 
aura:
