Insomma, non riesco a delineare il problema. Senza contare che non capisco proprio come si possa stare aut con Dante aut con Petrarca :?
Esatto Miz. Probabilmente tutto si muove in funzione di
cosa il lettore intenda cercare (e presuma di trovare) in letteratura. Come al solito, è una questione di priorità, di sguardi lanciati secondo dettami diversi da ognuno ad ognuno; mai mi verrebbe in mente di schierarmi alla fazione pro-Dante anziché a quella pro-Petrarca: non è interesse prevalente. Stima, ammirazione e rispetto per l'autore nella sua persona, non hanno, almeno per quanto mi riguarda,
necessario riflesso nella sua opera; non sono grandezze omogenee, per così dire, dunque diverso sarà il metro utilizzato per il giudizio. Né può darsi il caso di valutazione secondo confronto, ché ogni autore, proprio perché lui e unico, non può (o non dovrebbe) essere apprezzato o meno attraverso la comparazione ad altri, dacché ciascuno è creatore di certa ed inimitabile arte. Bellezza esplode ovunque, nei testi di Dante e di Petrarca. La misura della mia preferenza consiste nel talento letterario, nel loro adoperare magistralmente i ferri del mestiere; che siano ottimi letterati, e creino di conseguenza opere belle. Tutto il resto, per palati diversi, può anche essere plausibile: ma siamo inevitabilmente fuori dai regni dell'arte.
Dovremo creare un piccolo circolino dei parnassiani, prima o poi.
alcuni Francofortini [scusate, se pensate siano pochi: è che, tra i grandi, non ce ne son poi molti.
Proprio non ti scende che fosse un marxista, eh?