Il Fatto Quotidiano

P

~ Patrizia ~

Guest
Condivido sull'utilità della lettura, ne ho molto bisogno, ma il tuo modo di procedere e il tuo risultato non suscitano in me alcuna invidia.
Per fortuna ognuno di noi è libero di scegliere la vita che vuole vivere...da "sapiente" o comune mortale quale mi reputo io.
Non preoccuparti, non infangherò più le vostre dissertazioni politiche con le mie "stupidità".
Non ci tengo. Neanche un pochino.
 
P

~ Patrizia ~

Guest
Scusa se ho reagito in questo modo Baldassarre.
Questo fraintendimento mi crea imbarazzo e dispiacere. Ti prego di scusarmi.
A volte è difficile interpretare le parole attraverso il monitor, tanto più che ho notato la tendenza (non riferita a te nello specifico) ad etichettare le persone in modo assolutamente gratuito.
Il messaggio senza un quote, immediatamente successivo al mio e il riferimento alla lettura mi hanno indotta a sentirmi chiamata in causa. La mia visione pirandelliana della vita e delle relazioni umane ha fatto sì che io avvertissi nel "terriginosamente" una provocazione.
Spero non me ne vorrai.
Toni più moderati e rispettosi sono comunque auspicabili.
Questo in linea generale. Per dare la possibilità a tutti di esprimersi senza doversi aspettare titoli o invettive.
 
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Mizar

Alfaheimr
Tu lo dici, ma come insegnava Forrest "stupido è chi lo stupido fa", impegnandoti terriginosamente potresti migliorare, magari smanettando meno su internet e leggendo un po' di più, potrebbe meravigliarti quanto faccia bene la lettura.
Ma non ci riesco proprio. Come posso migliorare? E' che non so leggere: non riesco a star fermo su un libro per più di un minuto al giorno! Da dove dovrei iniziare? Quali libri dovrei leggere? Quali sono i libri importanti? Che cos'è un libro? Perché il libro?
E' che mi dicono che son stupido. Intuisco debba trattarsi di situazione di intima minorità, certo, ma non ne comprendo i confini, i limes, la orffiana magnitudine da coda dei C.Carmina!
E' che questa quintessenza della quadrata questione delle "notizie (tutte)" non riesco proprio ad afferrarla!
E' irrimediabile? E' una roba da funzionario Klamm?
 
Terriginosamente con affetto.

Carissima Patrizia,
non devi scusarti, è la mia pigrizia che ti ha indotta in errore, se avessi riportato lo scritto del nostro, non sarebbe successo. Per quanto attiene al tono, è pacatissimo, non puoi dirmi che non sono un moderato.


Carissimo Mizar, terriginosamente con affetto:


-“Genitore! Il mio spirto sperimenta un desiderio incommensurabile verso di te”.
-“Cavolo Mizar quante volte devo ripeterti di dirmi semplicemente: -Papà ti voglio bene-” .


Ripeto, con affetto.
 

Mizar

Alfaheimr
Carissima Patrizia,
non devi scusarti, è la mia pigrizia che ti ha indotta in errore, se avessi riportato lo scritto del nostro, non sarebbe successo. Per quanto attiene al tono, è pacatissimo, non puoi dirmi che non sono un moderato.


Carissimo Mizar, terriginosamente con affetto:


-“Genitore! Il mio spirto sperimenta un desiderio incommensurabile verso di te”.
-“Cavolo Mizar quante volte devo ripeterti di dirmi semplicemente: -Papà ti voglio bene-” .


Ripeto, con affetto.
Papà, lei, così, non mi aiuta :mrgreen:
 
P

~ Patrizia ~

Guest
Pace
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sergio Rufo

New member
Ah, se lo legge Tabucchi, allora...:??
Lo puo' leggere Gesu' in persona, ma il giornale Il Fatto rimane ne piu' ne meno come tutti quei giornali d'italia che sono diventati il " covo" dei relativi schieramenti.
Questa non e' piu' informazione. Questa e' propaganda.
 

Mizar

Alfaheimr
A Mizar! Non ce ne può fregar di meno.
Di cosa? Del fatto che Tabucchi legga il quotidiano?

Vi propongo un altro articolo di grande interesse e profondità. Ibidem troverete sottolineature e grassettati miei personali ad indicare i passaggi di maggior rilievo atque spessore.

Ricordo di aver letto da qualche parte che la scarsezza dei mezzi, dunque la povertà e, in questo caso, la ridotta quantità di strumenti utilizzati sia la madre dell’ingegno. Mai parole furono più azzeccate perché di ingegno e creatività il gruppo che oggi andiamo a conoscere ne ha davvero un’infinità.

Kongrosian è un trio di soli fiati composto da Alberto Collodel al clarinetto, Davide Lorenzon al sax contralto e soprano e Ivan Pilat al sax baritono e mellofono.
Attivi dal 2006 hanno inciso il loro primo disco “Bootstrap Paradox” per la neonata Aut Records. Il disco cui ha collaborato il clarinettista Oreste Sabadin ha ricevuto critiche positive da molte riviste specializzate, sia cartacee che online consultabili nella loro pagina Facebook o Myspace.

Il nome del gruppo deriva da Richard Kongrosian un personaggio dei “Simulacri” di Philip K. Dick, ed è un pianista telecinetico che suona con l’ausilio della mente e non delle mani.
“Ci siamo ispirati a costui perché la nostra musica è il risultato di lunghe sedute di improvvisazione libera, dove l’ascolto e il collegamento ‘virtuale’ tra le menti dei musicisti sono messi al primo posto come necessità esecutiva”.

E dunque, dal 2007 sotto induzione mentale e telecinesi attiva emanazione diretta del dr. Richard Kongrosian, disperso nello spazio siderale ed approdato al satellite V:A:L:I:S: acronimo di Vast Active Live Intelligent Sound, Kongrosian è l’espressione sonora emanata direttamente dalle cellule sinaptiche e filtrata dai neuroni specchio del cervello sociale e di volta in volta viene veicolato da diverse forme di vita. E loro tre non sono altro che simulacri che si ritrovano e incrociano i loro suoni memetici.

Siamo andati a conoscerli, ne è valsa davvero la pena. Estroversi e geniali, difficilmente si riesce a non rimanere incantati.
La musica che producono non si basa su una rigida distinzione tra composizione ed improvvisazione, essendo queste fonti paritarie all’interno della loro pratica musicale. L’esercizio costante durante le prove è cercare di suonare senza tendere verso un genere in particolare, mettendo sopra ogni altra cosa l’ascolto reciproco tra i musicisti. Procedono quindi sia con la lettura di spartiti con notazione classica (originali e non), sia con la lettura di composizioni grafiche, magari prendendo spunto da un elemento letterario o ancora seguendo una serie di indicazioni gestuali, sempre usando una grande libertà espressiva attraverso il collante improvvisativo.

In un panorama come quello italiano davvero troppo conformista, come è avvenuta la scelta di cimentarvi in questo genere?
Si può rispondere semplicemente che certe cose non le scegli e sono loro, al contrario, a scegliere te. Anche se suonare in Italia, soprattutto questo tipo di musica, può essere più difficile rispetto ad altri paesi, il nostro obiettivo rimane quello di far conoscere la nostra musica a più persone possibile, utilizzando i mezzi che tutti hanno a disposizione. In ogni caso, quello che ci ha spinto a intraprendere questo percorso, sin dal 2006, è la passione e la volontà di sperimentare musicalmente, cercando di migliorare sempre più e cercando di capire prima di tutto noi stessi attraverso questa pratica: tutto il resto se viene, viene dopo.

A chi vi ispirate?
Musicalmente parlando il gruppo a cui più spesso siamo stati associati, si parva licet, è il ROVA saxophone quartet, formazione di S. Francisco attiva nella scena dell’improvvisazione e della musica contemporanea da più di vent’anni, al quale ci accomuna l’evidente caratteristica di avere una formazione composta esclusivamente da fiati.
Lo spettro delle nostre influenze è molto ampio: si parte da una comune matrice jazz, passando al movimento della ‘New Thing’ della fine degli anni ’50 dello scorso secolo, per arrivare alla più recente improvvisazione europea. Anche nel caso degli ascolti e delle influenze non abbiamo nessun tipo di preclusione basata sul “genere musicale”, che riteniamo una categoria tutt’al più descrittiva ma con scarsissima valenza conoscitiva.

Credete che in Italia possa, prima o poi, emergere questo tipo di musica? Che possa far presa su un pubblico più numeroso?
Il punto è capire in che tipo di circuito si cerca di far emergere un progetto musicale di questo tipo. Noi non abbiamo ambizioni da popstar ma cerchiamo comunque di portare la nostra musica a più persone possibile, a volte anche suonando in contesti non pensati per questo tipo di musica. Esiste un circuito in Italia, come nel resto del mondo, chiaramente ‘underground’, anche rispetto a ciò che comunemente si intende per indie, a cui noi facciamo riferimento. Abbiamo cercato in diverse situazioni di creare ed intessere relazioni con un buon numero di musicisti, mettendo in piedi due festival, organizzando workshop e decine di concerti.

Quali sono attualmente le vostre ambizioni?
Suonare il più possibile live, una cosa semplice ma che rasenta l’impossibilità. Non siamo nessuno per poterlo pretendere, dal momento che molti altri musicisti sono nelle nostre medesime condizioni. L’unica via rimane per noi quella di dare agli altri ciò che possiamo dare in termini di collaborazione: ancora una volta tutto ciò che possiamo ottenere è solo una conseguenza di questo atteggiamento di apertura. Un obiettivo a medio termine è proprio quello di registrare con diversi musicisti con cui abbiamo già collaborato, una sorta di fotografia di questa fase del gruppo, caratterizzata dalla formula 3+1.

Cosa ne pensate della situazione musicale-culturale in Italia?
Riteniamo che vi compaiano le contraddizioni tipiche di questa società e non crediamo sia possibile analizzare la situazione musicale prescindendo da tutto il resto.
L’offerta musicale è sicuramente vasta: un buon numero di musicisti, diverse etichette e collettivi impegnati in progetti di qualità, alcuni locali molto attenti a ciò che di più creativo si muove in quest’ambito.
A fronte di tutto ciò il problema principale è probabilmente il seguito. L’abbiamo verificato in situazioni sia provinciali che metropolitane: succede semplicemente che la gente si muove in “massa” solo nel momento in cui si crea l’evento legato al “grande nome”, spesso non considerando affatto ottimi musicisti meno conosciuti. Niente di nuovo sotto il sole, ma nel momento in cui la ricerca musicale riesce ad uscire dalla propria nicchia questo limite non si presenta o, per lo meno, si presenta in modo molto più attenuato.
A noi non resta che continuare a tessere relazioni con altri musicisti ed interessati in genere per sviluppare progetti e collaborare nelle più disparate situazioni. Riteniamo che accodarci al carrozzone para-istituzionale per richiedere maggior visibilità e supporto finanziario sia un’impresa non tanto eticamente sbagliata quanto pragmaticamente fallimentare dal momento che a dettare l’agenda è comunque sempre il denaro che riesci a far muovere.

I Kongrosian si esibiranno il 27 novembre al Sound Metak Milano, Milano, il 28 novembre al Flat Mestre, di Venezia.
Ulteriori informazioni le trovate sul loro myspace: http://www.myspace.com/kongrosianquartet
 
Magari se invece di qualche sottolineatura e un po' di grassetto riuscissi anche a mettere insieme due, tre parole di critica, la cosa non guasterebbe.
Ma a volte pretendo troppo.

Io non sono un fan di Travaglio, ma a volte mi trovo d'accordo su quello che scrive, l'articolo di oggi trova la mia quasi piena adesione.


La lista dei bolliti
di Marco Travaglio
Pubblichiamo la versione integrale delle liste dei valori di sinistra e di destra, peraltro intercambiabili, lette l’altra sera da Bersani e Fini a Vieni via con me e tagliate all’ultimo momento per motivi di tempo.
PIER LUIGI BERSANI. La sinistra è l’idea che, se guardi il mondo con gli occhi dei più deboli, puoi fare davvero un mondo migliore per tutti (non vediamo l’ora di imbarcare Luca Cordero di Montezemolo e il banchiere Alessandro Profumo)(dimentica Travaglio che Montezemolo è un debole perché ha da poco perso un mondiale, e Profumo è stato buttato fuori da Unicredit, con una buonuscita di 40 mln di euro, ma pur sempre buttato fuori a pedate). Abbiamo la più bella Costituzione del mondo (infatti, con la Bicamerale del compagno Massimo, facemmo di tutto per riscriverne più di metà con Berlusconi). Ci sono beni che non si possono affidare al mercato: salute, istruzione e sicurezza (l’acqua invece no: quella si può tranquillamente privatizzare, e magari anche l’aria). Chiamare flessibilità una vita precaria è un insulto (non per nulla la legge Treu l’abbiamo fatta noi). Chi non paga le tasse mette le mani nella tasche di chi è più povero di lui (non a caso abbiamo approvato la riforma del diritto penale tributario, detta anche “carezze agli evasori”, che depenalizza l’evasione tramite la dichiarazione infedele fino a 100 mila euro e tramite la frode fiscale fino a 75 mila euro l’anno). Se 100 euro di un operaio, di un pensionato, di un artigiano pagano di più dei 100 euro di uno speculatore vuol dire che il mondo è capovolto (mica per niente abbiamo sponsorizzato speculatori come Chicco Gnutti e Giovanni Consorte)(avevamo provato a prenderci una banca, ci è andata male, ma l'avremmo fatto per dare prestiti ai più bisognosi). Indebolire la scuola pubblica vuol dire rubare il futuro ai più deboli (il primo ministro dell’Istruzione che ha regalato soldi pubblici alle scuole private è il nostro Luigi Berlinguer)(Speravamo che il Vaticano ci desse una mano alle elezioni, ci ha dato una pedata, si può sbagliare). Dobbiamo lasciare il pianeta meglio di come l’abbiamo trovato (tant’è che vogliamo riempire l’Italia di inceneritori e centrali a carbone). Se devo morire attaccato per mesi a mille tubi, non può deciderlo il Parlamento (del resto la legge sul testamento biologico mica l’abbiamo approvata). Per governare, che è un fatto pubblico, bisogna essere persone perbene, che è un fatto privato (ricordate il nostro ministro della Giustizia? Mastella). Chi si ritiene di sinistra e progressista deve tenere vivo il sogno di un mondo in pace e deve combattere contro la tortura (infatti abbiamo fatto guerra alla Serbia chiamandola missione di pace, poi abbiamo lasciato dov’erano le truppe di occupazione dell’Iraq e abbiamo pure messo il segreto di Stato per coprire le spie del Sismi imputate per aver sequestrato lo sceicco Abu Omar e averlo deportato in Egitto per farlo torturare per sette mesi).
GIANFRANCO FINI. Essere di destra vuol dire innanzitutto amare l’Italia (è per amore che le abbiamo regalato per 16 anni uno come Berlusconi). Apprezziamo imprese e famiglie che danno lavoro agl’immigrati onesti, i cui figli domani saranno italiani (vedi legge Bossi-Fini). Destra vuol dire senso dello Stato, etica pubblica, cultura dei doveri (non faccio per vantarmi, ma le leggi sul falso in bilancio, Cirami, Cirielli, Schifani, Alfano ecc. le abbiamo votate tutte). Lo Stato deve spendere bene il denaro pubblico, senza alimentare clientele (salvo quando c’è da salvare il Secolo d’Italia). Lo Stato deve garantire che la legge è davvero uguale per tutti (esclusi, si capisce, i ministri e i parlamentari, che abbiamo sempre salvato dalla galera e dalle intercettazioni). Chi sbaglia paga e chi fa il proprio dovere viene premiato (non a caso abbiamo approvato tre scudi fiscali e una quindicina di condoni tributari, edilizi e ambientali)(ho fatto il mio dovere ed ho ricevuto in premio una visita dell'Agenzia delle Entrate). Senza una democrazia trasparente ed equilibrata nei suoi poteri non c’è libertà, ma anarchia (pure la Gasparri che consacra il monopolio Mediaset e la Frattini che santifica il conflitto d’interessi sono farina del nostro sacco). L’uguaglianza dei cittadini va garantita nel punto di partenza (soprattutto alle suocere per gli appalti Rai e ai cognati per le case a Montecarlo). Dalla vera uguaglianza delle opportunità, la destra vuole costruire una società in cui merito e capacità siano i soli criteri per selezionare una classe dirigente (avete presenti i ministri Ronchi e Urso? No? Ecco, appunto).


da Il Fattoquotidiano del 17 novembre 2010
 
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Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
L'articolo di Travaglio postato da Baldassarre è la prova che Il Fatto non sta né a sinistra né a destra,in quanto è solito criticare entrambi gli schieramenti e i loro rappresentanti se ce n'è la necessità.
Personalmente,pur essendo di una parte politica (anche se ultimamente quasi solo per ideologia,visto che oggi i partiti e i loro leader non mi soddisfano granché e aspetto ancora qualcuno in grado di "affascinarmi" con i suoi/miei valori),apprezzo questa linea editoriale portata avanti dal giornale.
Se qualcuno (uomo politico un primis) sbaglia o ha sbagliato devono saperlo tutti,è importante essere informati per poter farsi un'opinione in merito.
Si tende maggiormente a trovare i difetti nella parte opposta,ovviamente,ma credo che se ce ne sono anche nella propria,non si può fare sempre lo struzzo.Non è facile,ma bisogna provarci ogni tanto.
Che poi possa o meno piacere Travaglio (a me mi piace,come direbbe Gigi Proietti :mrgreen:,e non nel senso fisico,badate bene) questo è un altro discorso.
I fatti che lui espone e le continue ricerche per portare alla luce la verità (lo so,non è un profeta,come qualcuno potrebbe sarcasticamente farmi notare) lo rendono ai miei occhi una persona interessante e che ho voglia di seguire sia sul quotidiano sia in tv.
 

Evy

Member SuperNova
L'articolo di Travaglio postato da Baldassarre è la prova che Il Fatto non sta né a sinistra né a destra,in quanto è solito criticare entrambi gli schieramenti e i loro rappresentanti se ce n'è la necessità.
Che poi possa o meno piacere Travaglio (a me mi piace,come direbbe Gigi Proietti :mrgreen:,e non nel senso fisico,badate bene) questo è un altro discorso.
I fatti che lui espone e le continue ricerche per portare alla luce la verità (lo so,non è un profeta,come qualcuno potrebbe sarcasticamente farmi notare) lo rendono ai miei occhi una persona interessante e che ho voglia di seguire sia sul quotidiano sia in tv.
Decisamente come non quotarti :wink:
 
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