Riporto un pezzo di intervista con Roger Waters (RW) e Nick Mason (NM) pubblicato sul " Zig Zag " n. 32, 1973, sempre riguardo la mia tesi su di Syd Barrett
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Perché Syd Barrett se ne andò? Qual è la vera storia?
nm: Quale vera storia ti piacerebbe?
Ho sentito dire che fù l'America a farlo fuori...
nm: Hai mai sentito quella secondo cui ci minacciò con una pistola?
rw: Buona questa.
nm: Vuoi la storia segreta?
Cosa avete provato?
nm: Eravamo titubanti, pensavamo di non riuscire a cavarcela senza Syd; così sopportavamo una persona che può essere definita solo come un maniaco inaffidabile. Non siamo stati noi a scegliere di usare queste parole ma io penso che Syd fosse così davvero.
rw: Syd si trasformò in una persona molto strana. Se fosse malato di una qualche malattia o meno, non sono cose che dovremmo dire noi, in questi tempi oltretutto in cui si discute della stessa natura della follia. Tutto quello che sòè che era un delitto vivere e lavorare con lui.
nm: [con tristezza] Impossibile.
rw: Finimmo per giungere a uno stadio in cui tutti eravamo molto depressi, per il semplice motivo che era un terribile equivoco continuare a cercare di farcela. Era diventato completamente incapace di lavorare nel gruppo.
nm: E pareva disposto solo a frustrarci, quella era l'impressione.
Nonostante ciò lo avete aiutato per il suo album ...
rw: Ciò accadde perché credevo, e ancora oggi sono dell'idea, che Syd sia uno dei tre migliori compositori del mondo.
Cosa fà ora?
rw: Non sò. Non molto. Comunque ti spiego perché contribuimmo al suo album. C'era un grande progetto, ecco qualcosa che non è uscito nel vostro articolo su Jenner, di espandere il gruppo, di far entrare due altri tizi, due sballatoni che Syd aveva incontrato da qualche parte. Uno di loro suonava il banjo, l'altro il saxofono. Noi non eravamo proprio entusiasti della cosa ed era evidente che il gruppo era arrivato allo sgretolamento. Una sera andammo all' UFO a suonare e Syd non si fece vedere; suonammo da soli, allora, e fù grande. Tutto riuscì bene, bello e ci piacque suonare insieme.
nm: È fantastica la tua storia, nel senso che non penso che sia vera.
rw: Tu non pensi, allora non pensavi che andasse bene?
nm: Penso che tu stia immaginando una situazione che non è mai accaduta. Syd arrivò ma con le braccia allungate sui fianchi, strimpellando ogni tanto la chitarra anziché suonarla. Era la sera che dovevamo fare ...
rw: "Saturday Club ".
nm: Giusto, e fù proprio quello il punto di rottura ma non la fine di tutto. La sera che ricordi tu fù quattro mesi più tardi.
rw: Comunque ... Nick ha quasi certamente ragione, perché la mia memoria è un pochino traballante. I fatti più o meno andarono così: ci esibimmo senza Syd. Forse c'era anche lui sul palco ma suonavamo proprio senza di lui; Syd stava in piedi e si grattava il collo, una cosa che faceva spesso, e dopo quella volta capimmo che ce la potevamo cavare.
nm: Ma non se ne fece niente ancora per diversi mesi. A Natale ci concedemmo una lunga pausa di riflessione.
rw: Fù dopo quel Natale allora che prendemmo contatti con Dave e gli dicemmo: "Wow, Dave, su su! ".
nm: Cominciammo a insegnare i brani a Dave con l'idea di diventare un quintetto. Ma Syd arrivò con dei pezzi nuovi. La canzone era Have You Got It Yet e continuava a cambiare, nessuno riusciva a impararla.
rw: Syd si comportava proprio come un genio pazzo. Stavo a guardarlo per un'ora mentre lui cantava: "Have you got it yet ", cercando di spiegargli che se lui continuava a cambiare il pezzo nessuno poteva stargli dietro. E lui a cantare: "Have you got it yet " e io: "no, no ". Terrificante.
Vi mortificò il fatto che quelli della Blackhill appoggiassero Syd?
rw: Ero dell'idea che fossero in errore, tutto qui. Fissarono un appuntamento decisivo a Ladbroke Road, un giorno, per dirci tutte le cose come stavano; io e Syd ci trovammo in una stanza e io ero giunto alla conclusione che c'era un solo modo di andare avanti, ci avevo pensato, cioè che lui continuasse a suonare all'interno del gruppo e a prendere la sua parte di guadagni ma che non si presentasse più in scena. Era un modo perché diventasse un personaggio alla Brian Wilson, se vuoi; doveva scrivere i pezzi e intervenire alla seduta di incisione. Alla fine del pomeriggio pensavo di averlo convinto che si trattasse di una buona idea e che anche lui fosse d'accordo, anche se non voleva dire molto perché era probabile che di lì a mezz'ora avrebbe cambiato idea su tutto il fronte. A quel punto Syd tornò a casa e io mi incontrai con Peter e Andrew e feci sapere loro che era finita, se non andava la mia soluzione noi ce ne andavamo, e li invitai a lasciare solo Syd per un po', per una serie di motivi e soprattutto perché loro non vedevano le cose come me. Ma loro andarono a trovare Syd e lo condizionarono, e allora niente da fare. Non li abbiamo più visti se non quando abbiamo sciolto la società. Dovevamo stabilire chi prendeva cosa, comunque quel giorno fù la fine. Per un po' curarono gli affari di Syd e Peter Jenner passò un anno a cercare di fare un album, ricavando quattro pezzi o giù di lì, e tutti erano ben poca cosa a parte uno, e Jenner a un certo punto la piantò lì. Malcolm Jones, che fù il primo label manager della Harvest, disse che non ci avrebbe più messo un soldo ma poi Syd andò a trovare David Gilmour e gli chiese di aiutarlo, al che Peter e Andrew videro quelli della EMI e dissero che i Floyd erano disposti a dare una mano a Syd, di darci dunque un'altra possibilità. E la EMI diede il suo okay e ci concesse due giorni; solo che noi avevamo un'esibizione il secondo giorno e così tenemmo tre sedute, un pomeriggio e due sere, e in tre sedute registrammo 7 pezzi. Canzoni fantastiche.
Parliamo dei vostri progetti. Che ne è del balletto? Doveva essere basato su Proust, no ?
rw: Non si è mai concretizzato. Prima doveva essere Proust, poi Aladino, poi qualcos'altro. Un giorno andammo a un pranzo importante; io, Nick e Steve [il loro manager]. A tavola con noi c'erano Nurejev, Roman Polanski, Roland Petit, e un produttore o chissà chi era. Che ridere! Si doveva parlare di un progetto con la nostra musica, Roland come coreografo, Rudy protagonista e Roman Polanski regista; un fantastico film-balletto. Fù una burla in tutti i sensi, perché nessuno aveva la minima idea di quel che voleva fare.
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