Quinto Artistic Forum: La paura ...(Galleria).

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asiul

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2° - La Magia nera, Magritte

Che sbadata credevo che la seconda proposta fosse di pungitopo, invece è la mia. :roll:
Bene, eccola!

magritte-rene-la-magie-noire.jpg


La magia nera (1945) - Galerie Brusberg Berlin, Berlino

Il mio commento subito dopo... :)
 

asiul

New member
Il verò...

Ed ecco il mio commento alla proposta numero 2.

René Franois Ghislain Magritte, pittore belga che nasce a Lessines il 21 novembre del 1898 e muore il 15 agosto del 1967.
Come Dalì e Delvaux raffigura il surrealismo, ma senza ricorrere al paranoico o l’erotico.
Di lui si credeva che la maggior parte delle opere (Les amants, L’Histoire centrale) fossero influenzare dalla morte delle madre suicida, trovata annegata e con la testa avvolta nella camicia da notte. Ma Magritte non è il pittore del reale, le sue opere non ritraggono l’interpretazione di qualcosa che c’è. L’opera di Magritte si limita a mostrarci il mistero senza definirlo.

Di sé dirà che è un atto di magia trasformare la carne della donna in cielo. Ed è così. Il corpo di questa donna senza spiegazione alcuna passa dalla carne al cielo in un atto di magia. La capacità di rappresentazione di Magritte è sorprendente. Oggetti sospesi in scenari impensabili, che sembrano danzare tra le nuvole e l’aria. Metamorfosi, come questa de La magia nera che realizzano il desiderio del suo artista “sentire il silenzio del mondo”.

Il surrealismo di Magritte non è dato dall’oggetto in sé rappresentato, ma dal contesto in cui è posto, dalle associazioni offerteci da Magritte.
Qui vediamo una donna, in piedi con una mano poggiata sopra la pietra.
La mano è ferma, bloccata, sembra un tutt’uno con la terra. La pietra qui probabilmente serve per ricordare all’osservatore all’uomo il suo essere terreno, legato e ben saldo alla terra.
Belli i colori,.la carne che pian piano si trasforma e si confonde con il cielo.

Storia:

Cosa c’è per me del tema della paura in questo dipinto?
Qui c’è la paura del proprio ”essere”. Qui c’è una donna, simbolo di bellezza, di grazia, La sua nudità sottolinea la sua naturale bellezza. È vestita d’un sottile velo di colore, quello della paura.

La paura di mostrarsi veramente. Il suo vestito è fatto di nuvole e carne. Non a caso il colore cambia sulla parte superiore del corpo. Lì c’è il suo cuore, la sua mente.
In questo dipinto vedo il timore di mostrare le proprie sembianze. Mettersi a nudo vuol dire apparire per ciò che si è veramente, non basta (simbolicamente parlando) togliersi le prime vesti per mostrarsi. Bisognerebbe togliersi tutto. Spogliarsi dunque e liberarsi del giudizio degli altri.

Il volto della donna è chinato e girato. I suoi occhi provano vergogna, ma non può esserci vergogna in chi ha il solo torto di non nascondersi.
Mi piace molto Magritte perché mi offre sempre la possibilità di inventare.
Lui mette i suoi pezzi nello spazio ed io posso muoverli nella mia mente come meglio credo e sento.
Così vedo in questo corpo le vesti che non ha scelto, ma che non ha il coraggio di abbandonare. Eppure è lì basterebbe pochissimo … alzare lo sguardo e fissare il suo osservatore. Dirgli “sono io e sono così come vedi”.

Mi piace sapere che quell’immagine un giorno ha alzato lo sguardo ed ha veduto davanti a sé il suo mondo, gli ha rivelato la sua immagine. Un giorno quel corpo è tornato ad essere di un unico colore, pulito, vero ed ha finalmente ripreso a vivere.
La paura dunque e concludo è quella per la verità. È quella che si rifugia nella menzogna, che teme di essere e preferisce apparire.

Questo è ciò che dovrebbe far paura e a me ne fa davvero tanta; l’incapacità di alcuni, molti in realtà, di voler essere quello che sono.
 
Ultima modifica:

skitty

Cat Member
Condivido molto la tua spiegazione della “paura” rivelata da questo dipinto. Bel commento Lu!

Io ne vedo anche un’altra possibile interpretazione.
La donna si tiene ancorata alla pietra, alla terra, con la mano, con il proprio peso ad essa appoggiato, e con il colore della parte inferiore del corpo, che è ancora il suo naturale.
Ma nella parte superiore ha iniziato a confondersi con il cielo. Presto i suoi contorni si confonderanno anche con il mare, e in poco tempo con la stessa terra.

Quella espressa può essere quindi la paura di “scomparire” nel mondo, essere assorbita dai colori e dalle forme di ciò che la circonda, e diventare invisibile agli occhi degli altri.
Sprofondare nelle cose, senza che nessuno più conosca i suoi colori e le sue emozioni, essere confusa con tutto il resto e non poter più rivelare chi sia davvero.
 

asiul

New member
Non ho pensato al confondersi con le nuvole, perché a me il volto non sembra quello di chi voglia sparire, non in questi termini.Lei è davanti le nuvole, non dentro, ma è proprio questo il bello dell'AF. La capacità di far emergere visioni diverse. Brava Skitty :)
 

Sopraesistito

Black Cat Member
Mannaggia Lu, la tua interpreatazione mi piace un sacco, tuttavia mi prende in contropiede perchè non so cosa aggiungervi,questo quadro lo hai già approfondito al massimo.

Niente da aggiungere quindi sull'analisi del quadro in se, magari l'unica cosa, un pò banalotta, che si può notare è che Magritte usa il tipico contrasto di arancione e blu, due colori complementari. E' un contrasto che al giorno d'oggi si trova soprattutto in poster di film o ambito pubblicitario ed è tra i più usati al mondo.

...Ma forse un'idea per un'altra visione della storia ce l'ho.

Piccola premessa: per la storia che sto per raccontare è necessario fingere che chi ha dipinto il quadro non sia Magritte, ciò che farò sarà prendere questo quadro completamente fuori dal suo contesto reale.

La cara Lu ha raccontato la storia della paura della donna raffigurata nel dipinto, una storia che trovo calzi a pennello, ma vorrei proporre una visione alternativa.

E se chi ha paura non fosse la donna, ma il pittore?
Desideroso di dipingere la bellezza, di farla sua tramite la tela, ma frenato dal pudore, copre la sua modella senza veli dei colori dell'ambiente, nel tentativo di nascondere il suo desiderio.
Lei ha il sorriso di chi sa ma non dice, si offre spontanea e accetta con garbo la timidezza di chi la ritrae.

Non è forse vero che troppo spesso cerchiamo di inserire i nostri impulsi più basilari in un contesto più elevato, per nobilitarli? Voler vedere la nuda bellezza di una donna, volerla fare propria, diventa più accettabile per la nostra mente se il gestro tramite il quale lo esprimiamo è l'arte, così come diventa più accettabile per chi lo riceve.

Ecco che la donna diventa letteralmente parte dell'opera, si confonde con essa, per paura che il vero soggetto, il desiderio e l'offerta che lei rappresenta, risalti troppo.

edit: no foto VM18

Fine.

Si, anche a me piace di più la storia di Lu, ma non è da me arrendermi senza tentare. ;)
 
Ultima modifica di un moderatore:

asiul

New member
E invece è bello quello che hai scritto.Mi piace tanto! :)
Questo AF mi sta dando delle belle soddisfazioni e siamo solo alla seconda proposta.:YY
 

Sopraesistito

Black Cat Member
Certo che è bello! :p Non ho mai voluto negarlo! Se no manco lo scrivevo... :mrgreen:
Però devo riconoscere che la tua storia è più "vera" e profonda.

Anche a me questo AF sta piacendo molto, io sto già iniziando a pensare cosa dire sulle altre opere!
 

Nerst

enjoy member
Ci ho pensato un bel po’ ed io provo questo:

la donna racchiude in se un variegato mondo di colori che potrebbero essere intesi come i sentimenti che si porta dentro. All’ estremità di testa e gambe sono ben distinti tra loro, ma all’ altezza del ventre, si fondono a crearne di diversi e questo coesiste nell’ animo, inteso come il mezzo con cui essi vengono vissuti e trasmessi.
Come altro possono essere definiti i sentimenti se non come una fusione di ciò che si sente e si vive relazionato a ciò che ci circonda e di fatto la donna sembra quasi fondersi col cielo dello stesso colore di parte della figura.
La paura la vedo proprio in questa fusione di colori e quindi di sentimenti, che come proprietà emergenti possono colorare il nostro animo di mille sfumature e farci sentire e agire in base a ciò che si prova.
 

Pungitopo

Far Far Away Member
aiutooo....sono indietro come la coda del m......!:mrgreen:

giurin giuretta domani mi metto in pari (spero:OO)

P.S.
perdonate l'off-topic:oops:
 

Pungitopo

Far Far Away Member
Allora, con ordine, il mio commento alla prima proposta, quella di sopraesistito.

Il Silenzio, Heinrich Fussli

Dell’opera di Fussli ci sono principalmente due elementi che mi trasmettono un senso di inquietudine (paura?) : la luce bianca e l’incognita del volto nascosto. La posizione del corpo è poi di apparente rilassatezza, ma il capo chino che cela il viso dà un senso di sospensione, come se potesse svelare da un momento all’altro cose orribili. Sono completamente d’accordo con le osservazioni precedenti riguardo l’impossibilità di definirne il sesso e francamente non ne viene neanche la voglia.
Interessante il modo in cui è resa la luce in questo quadro. Come se l’autore riuscisse a vincere, ma solo temporaneamente, il buio assoluto, più profondo, svelando qualcosa di dormiente con una luce assolutamente fredda che non può nulla contro la forza delle tenebre che circondano il corpo.
Una curiosità: questo quadro mi ricorda molto i disegni di Alan Lee creati per illustrare i romanzi di Tolkien…..e probabilmente il mio commento ne risente.

P.S.
rileggendo i precedenti commenti su quest'opera mi rendo conto che sono in completo disaccordo con quasi tutti....annamo bbene!:mrgreen:
 

Pungitopo

Far Far Away Member
Dato che al momento qui tutto tace, ne approfitto per scrivere il mio commento sulla proposta di Lu.

Le opere di Magritte sono davvero affascinanti e come giustamente è stato detto offrono un ampio ventaglio di interpretazioni anche molto diverse tra loro. Ad esempio il titolo scelto dall’autore per questo dipinto mi trova già spiazzato in partenza: La magia nera. Il soggetto evoca senz’altro una sorta di magia ma personalmente non mi verrebbe da pensare alla magia nera.
La mia lettura di quest’opera più che alla magia è legata ad una possibile trasfigurazione. Un passaggio, una nobilitazione dell’essere umano da semplice oggetto terreno a qualcosa di più alto, che aspira e merita una condizione più nobile e spirituale. Spiritualità che io qui vedo più ispirata dal valore dell’uomo stesso più che collegarsi alla religiosità.
Ecco che, a partire appunto dal capo, dalla sede dell’intelletto, il corpo della donna mano a mano muta di sostanza e si confonde con la materia del cielo. L’atteggiamento della donna però è schivo, lo sguardo in basso e la mano ancorata alla pietra è come se svelassero appunto la sua paura di questo cambiamento, di questa elevazione. Forse perché non se ne reputa degna oppure per la paura di perdere qualcosa, una sicurezza, quella parte di se legata alla terra, alla materia, che conosce e da cui teme separarsene.
 

asiul

New member
Allora, con ordine, il mio commento alla prima proposta, quella di sopraesistito.

Il Silenzio, Heinrich Fussli

Dell’opera di Fussli ci sono principalmente due elementi che mi trasmettono un senso di inquietudine (paura?) : la luce bianca e l’incognita del volto nascosto. La posizione del corpo è poi di apparente rilassatezza, ma il capo chino che cela il viso dà un senso di sospensione, come se potesse svelare da un momento all’altro cose orribili. Sono completamente d’accordo con le osservazioni precedenti riguardo l’impossibilità di definirne il sesso e francamente non ne viene neanche la voglia.
Interessante il modo in cui è resa la luce in questo quadro. Come se l’autore riuscisse a vincere, ma solo temporaneamente, il buio assoluto, più profondo, svelando qualcosa di dormiente con una luce assolutamente fredda che non può nulla contro la forza delle tenebre che circondano il corpo.
Una curiosità: questo quadro mi ricorda molto i disegni di Alan Lee creati per illustrare i romanzi di Tolkien…..e probabilmente il mio commento ne risente.

P.S.
rileggendo i precedenti commenti su quest'opera mi rendo conto che sono in completo disaccordo con quasi tutti....annamo bbene!:mrgreen:

Bel commento!

PS ehi Pungi? Non puoi essere in disaccordo perché quelle sono le nostre visioni.Ognuno di noi riesce a leggerci ciò che vede e non tutti guardiamo allo stesso modo...
Oh!Non cominciamo a mettere zizzania eh?Avanti ritorna in fila con gli altri e proseguiamo la visita al museo... :mrgreen:
 

asiul

New member
Dato che al momento qui tutto tace, ne approfitto per scrivere il mio commento sulla proposta di Lu.

Le opere di Magritte sono davvero affascinanti e come giustamente è stato detto offrono un ampio ventaglio di interpretazioni anche molto diverse tra loro. Ad esempio il titolo scelto dall’autore per questo dipinto mi trova già spiazzato in partenza: La magia nera. Il soggetto evoca senz’altro una sorta di magia ma personalmente non mi verrebbe da pensare alla magia nera.
La mia lettura di quest’opera più che alla magia è legata ad una possibile trasfigurazione. Un passaggio, una nobilitazione dell’essere umano da semplice oggetto terreno a qualcosa di più alto, che aspira e merita una condizione più nobile e spirituale. Spiritualità che io qui vedo più ispirata dal valore dell’uomo stesso più che collegarsi alla religiosità.
Ecco che, a partire appunto dal capo, dalla sede dell’intelletto, il corpo della donna mano a mano muta di sostanza e si confonde con la materia del cielo. L’atteggiamento della donna però è schivo, lo sguardo in basso e la mano ancorata alla pietra è come se svelassero appunto la sua paura di questo cambiamento, di questa elevazione. Forse perché non se ne reputa degna oppure per la paura di perdere qualcosa, una sicurezza, quella parte di se legata alla terra, alla materia, che conosce e da cui teme separarsene.

E questo mi piace più dell'altro!Sarà perché riguarda la mia proposta?Mah! :p
Quello in grassetto è la prima cosa che viene in mente guardando la donna.
Il suo essere carne sotto e il confondersi con l'ambiente raffigurato sopra ne denotano un attaccamento al suolo(la terra) ed un voler evadere e confondersi con il resto, quasi si vergognasse del corpo nudo e del sesso che vediamo sotto (del suo essere donna)
Magritte assieme a De Chirico sono gli artisti del surreale/astratto che preferisco, c'è sempre un metasignificato in ogni tratto.
Questo non so perché mi ricorda i dipinti di De Chirico che hanno per soggetto i manichini.
La donna sembra un oggetto immobile e apparentemente inanimato, ma ha in quella sua staticità una pesia che appunto rivedo nei dipinti dell'altro artista.
 

Pungitopo

Far Far Away Member
Grazie Lu!
Sì, in effetti l'espressione di pudore della donna è un elemento che spicca nel quadro e offre numerosi spunti di riflessione.
Pensavo come a volte, almeno nel mio caso, siamo portati a concentrarsi sugli stili a noi più cari trascurandone altri (ad esempio qui il surrealismo)....il bello dell'AF è proprio che offre l'opportunità di soffermarsi su opere d'arte che magari ci erano un po' sfuggite.
Chissà chi ha avuto questa brillante idea?:mrgreen:
 

asiul

New member
Grazie easy... :)

bene, scolaresca indisciplinata...:)mrgreen:) eccoci giunti alla proposta del nostro pungitopo...
Prima di esporre i nostri commenti lasciamo spazio alla sua introduzione, sperando che i tempi d'attesa siano brevi...vero pungi?:??

Nell'attesa andiamo a prenderci un gelato al bar della mostra... :sbav:

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Laocoonte, Scuola di Rodi (200a.c.), Museo Pio-Clementino, Musei Vaticani
 

Pungitopo

Far Far Away Member
Eccomi!...:oops:

Beh, a dire la verità io, facendo una gran confusione, avevo già illustrato la mia proposta all'inizio (quando non avrei divuto)....tirandomi dietro le ire dell'inventore dell'AF....:paura:

Questa era la mia introduzione:

Laocoonte, figlio di Antenore, era un troiano, sacerdote di Apollo. La leggenda narra del giorno in cui, durante la guerra di Troia, i troiani scoprirono che l'intera flotta greca era scomparsa e l'unica cosa rimasta sulla spiaggia era questa enorme struttura di legno a forma di cavallo. Dopo un primo momento di smarrimento si formo' la convinzione che fosse stata lasciata dai greci per placare gli dei e propiziare il loro ritorno in patria e che quindi dovesse essere accolta come qualcosa di sacro all'interno delle mura della citta'. Non tutti furono d'accordo e tra questi, colui che si oppose fortemente fu appunto Laocoonte:

« Questa è macchina contro le nostre mura innalzata,
e spierà le case, e sulla città graverà:
un inganno v'è certo. Non vi fidate, Troiani.
Sia ciò che vuole, temo i Dànai, e piú quand'offrono doni. »

Proferendo queste parole scaglio' una lancia nel ventre del cavallo che risuono' come fosse vuoto.
A questo punto Poseidone, che parteggiava per i greci, temendo che Laocoonte potesse convincere i troiani, fece uscire dal mare due enormi serpenti che avvinghiarono i due suoi figli e lui stesso, accorso in loro aiuto, uccidendoli. I troiani lessero nell'orribile fine di Laocoonte una punizione inflittagli dagli dei per il suo gesto di affronto ad un dono divino e decisero di portare il cavallo nella citta'….. e tutti sappiamo come ando’ a finire.

Questo era il mio commento:

La bellissima scultura degli artisti di Rodi (Polidoro e Agesandro tra gli altri) col suo stile classico illustra in maniera molto realistica soprattutto la sofferenza di Laocoonte nella vana lotta contro i serpenti, ma evoca in me l’immeso terrore che questo anziano sacerdote potesse aver provato non tanto a causa di questi mostri ne’ alla vista del cavallo, che di per se ai suoi occhi doveva apparire lugubre e minaccioso, quanto all’idea che quello che stava di fronte ai lui era in realta’ la fine. La fine di Troia e del suo popolo.
Il fatto che i suoi stessi concittadini stessero per decretare questa fine con le loro stesse mani, con la loro cieca decisione di portare il cavallo dentro le mura, non poteva che amplificare la sua terribile paura. Paura inoltre di non essere ascoltato e di capire, lui solo, la tragedia incombente.
Forse nel mito di Laocoonte si potrebbe leggere una conferma di come, in generale, cio’ che era ignoto, cio’ che non veniva compreso (in questo caso il cavallo) dovesse essere, a ragione, interpretato come ostile e fosse dunque saggio averne paura. L’eccezione a questa atavica paura dell’ignoto fu fatale al popolo di Troia.

Giusto per completezza devo ammettere che oltre alla paura, la figura di Laocoonte morente suscita in me in pari misura il sentimento della 'condanna del giusto', della tragedia della verita' non ascoltata, molto presente nella mitologia classica.
 
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