Probabilmente non riesco a spiegarmi bene. E' un mio limite.
Ho un amico senegalese. Mi spiegava che nella maggior parte dei paesi africani le zone interne sono poverissime e la gente tende a migrare nei centri urbani, con le conseguenti megalopoli che si stanno formando.
Sem mi parla di emigrazione del nord-Italia, tu mi parli di emigrazione dell'Oklahoma, io ti aggiungevo quella del Minnesota senza aver mai letto Furore, ma aver visto solo In mezzo scorre il fiume (da proporre come prossimo film da vedere insieme). Mettici anche quella dei messicani negli Stati Uniti e non dimentichiamo quella di Abramo da Ur dei Caldei fino in Egitto.
L'emigrazione meridionale è diversa, nei numeri prima di tutto, nei tempi. I numeri parlano di oltre 20 mln di emigranti all'estero. I numeri non tengono conto dell'emigrazione (chiamamoli flussi sud-nord e nord sud; per ogni 30000 persone dal sud verso nord, il nord ci invia un semtex) interna. L'Italia è l'unica nazione ad aver usato per il suo boom industriale la manodopera interna. I tedeschi hanno manodopera turca, inglesi e france hanno pescato nelle loro colonie ed ex colonie (ti dice niente?). Qui da noi il nord ha pescato nel sud.
Nei tempi. Tutte le emigrazioni che abbiamo citate sono ben delimitate nel tempo. Quella meridionale no. Mame si parte ancora oggi, da 150 anni, anzi 140, prima eravamo briganti (non capisco perché un polacco che nello steso perido lottava contro l'invasore russo era un eroico insorto e un duosiciliano che lottava contro l'invasione piemontese fosse chiamato brigante), poi siamo diventati emigranti. Ed è un flusso ininterrotto, tu ne sei l'emblema. E se prima si esportavano braccia, adesso l'emigrazione fa più male, perché vanno via i cervelli. 52000 all'anno negli ultimi cinque anni. Mame tu sei una di quella. La tua emigrazione ci ha impoverito due volte. La prima economica, perché la tua formazione è stata sostenuta/cosostenuta dai tuoi, la seconda, quella che fa più male, è di cultura. Il nord con te ha acquistato a costozero un'alta professionalità.
Non ho mai negato che il razzismo fosse da tutte le parti, ma nemmeno mi va di leggere la frase di Frundsberg quando parla di aver conosciuto altri generi di razzismo. Sei lodevole nella tua conoscenza Frundsberg, ma è lacunosa, perché altrimenti avresti dovuto anche conoscere il razzismo che spingeva le truppe piemontesi a brutalizzare intere popolazioni. Sai cosa diceva il D'Azeglio, uno dei padri dell'Unità d'Italia: "Meglio andare a letto con un lebbroso che con un meridionale" E non mancava occasione per ribadire che per loro noi eravamo solo "carne che puzza". Vogliamo parlare dei morti? Prendiamo il più grande genocidio che si conosce, quello ebraico, le cifre parlano di sei milioni di morti. Prendiamo quello armeno ad opera dei turchi, qui siamo sul milione. Stessa cifra in Ruanda. Per la pacifica annessione del Meridione, alcuni giornali dell'epoca parlarono di un milione di morti.
Nerst Terroni è diverso da Saviano. E poi non voler conoscere ciò che ci circonda, non significa che quello non esista. Non conoscere Sandokan non implicava la sua non esistenza. Terroni ha il merito di divulgare con linguaggio giornalistico, ciò che scrivevano i Fortunato, i Gramsci, i Salvemini e in epoca più recente i Zitara. Tutta questa gente non è contro l'Unità, quella andava fatta, ma come dicevo ad una mia amica, "il modo ancor m'offende". Siamo stati una colonia.
«Atterrite queste popolazioni» era l'ordine. In soli nove mesi, cifre ufficiali (quindi
false per difetto, visto quel che vanno rivelando i documenti dimenticati), quasi
novemila fucilati, poco meno di undicimila feriti, oltre seimila incarcerati, quasi
duecento preti, frati, donne e bambini uccisi. Prendiamole pure per buone, queste
cifre: in nove mesi. L'ultimo "brigante" oppositore fu ucciso dodici anni dopo, in
Calabria. «Intere popolazioni meridionali vennero sottoposte a una spietata
repressione militare, di cui si è persa ogni traccia, perché la documentazione relativa è
stata scientificamente distrutta, ma che provocò - secondo calcoli attendibili - almeno
centomila morti» ha scritto Giordano Bruno Guerri. Per altri, le cifre sono molto
maggiori; Lorenzo Del Boca (Indietro Savoia!) riporta conteggi sino a sette volte
tanto, parla di «sterminio di massa». È stato stimato che a opporsi in armi furono dagli
ottantamila ai cen-totrentacinquemila; che almeno altrettanti si prestarono a sostenerli,
rifornirli, a spiare per loro; e potevano farlo, perché avevano l'appoggio palese della
popolazione e meno palese dei possidenti. Fu necessario eliminarli tutti o quasi.
Antonio Ciano (ne Le stragi e gli eccidi dei Savoia riunisce notizie sugli eccidi,
riportate da diversi autori) somma, ai "briganti" fucilati, le vittime di rappresaglie, o
lasciate a spegnersi nei campi di concentramento, o di stenti e malattie nelle carceri o
fra i senzatetto; tanti impazzirono, si suicidarono. La carneficina arriverebbe, così, a
un milione di morti. Più o meno il numero di vittime che è costata l'importazione della
democrazia bushana in Iraq, da dove sono fuggiti quattro milioni di persone (dal
nostro Sud, da tre a cinque volte tanto) e sono state distrutte città, come Falluja, per
snidare i terroristi (nemmeno questo ci suona nuovo).
La rivista «Civiltà Cattolica» sostenne che il numero dei cadaveri lasciati dai
liberatori superò quello dei voti al plebiscito (strappati con la punta del pugnale e con
le minacce del moschetto), che furono più di un milione. Su nove milioni di abitanti.
Più morti che nei recenti conflitti etnici dei Balcani, calcola Erminio De Biase, in
L'Inghilterra contro il Regno delle Due Sicilie. Nel 1860 ci venne a trovare un
fratello. Era Caino. «Non si perda tempo a far prigionieri» aveva scritto Cavour al suo
re. E se ne facevano, li fucilavano per rappresaglia, come i lancieri a Montebello, che
uccisero sessantuno meridionali, per vendicare la morte di un loro capitano.
L'ho regalato ad un paio di persone, ma una non l'ha mai letto, l'altra ha fatto una fatica immane per finirlo. Io l'ho letto una miriade di volte, vorrei vivere come Baldassarre e ho conosciuto sia una Marta che una Bess. E sposerò una giacomina.