McCarthy, Cormac - La Strada

fazeman

New member
Quando un artista, qualunque esso sia e in questo caso uno scrittore, riesce con la sua arte (le parole) a farti 'sentire' esattamente ciò che vuole, allora siamo di fronte ad un grande. Questo è quello che mi sento di dire su McCarthy dopo aver letto e vissuto 'La Strada'. Dalla prima all'ultima pagina sono stato letteralmente investito da un'angoscia senza limiti dalla quale non sono riuscito a spogliarmi. Una parte di me continuava a sperare ed aspettare una soluzione che facesse uscire i due protagonisti dall'inferno. Ovviamente sarebbe stato un flop qualora fosse successo e mi sono trovato davanti a uno dei romanzi più emozionanti mai letti. Un plauso all'autore e a chi mi ha messo il libro sulla scrivania.
 

stellonzola

foolish member
L'ho finito già da qualche giorno ed ancora non riesco a togliermi di dosso la sensazione di angoscia e di impotenza che l'autore mi ha trasmesso.
Appena cominciato pensavo che queste sensazioni mi venissero dal fatto che i due persoanggi stanno vagando in un mondo senza speranze e senza futuro, in continua lotta per la vita. Andando avanti mi sono resa sempre di più conto che l'angoscia non derivava solamente da questo. Certo immaginare un mondo così "morto" ti fa rendere conto che prima o poi tutto finirà, pensi continuamente che i protagonisti non ce la potranno mai fare, che moriranno, che il male vincerà...
Non è sufficiente. C'era qualcos'altro. L'ansia, mi sono accorta, veniva dalla consapevolezza che questo padre e questo figlio, non solo non avevqano un futuro, ma non avevano più un passato! Immaginare un mondo senza futuro è tremendo, ma riuscire a descriverne uno che non abbia più passato è addirittura sconvolgente. Nessun passato, nessuna Storia da insegnare, perchè non avrebbe più significato, nessuna famiglia da ricordare, niente su cui costruire...
Assolutamente alienante!
E in mezzo a questa consapevolezza di non possedere passato e di non poter ambire al futuro ci sono questi due personaggi, che lottano comunque per la sopravvivenza...
Posso solo definire questo libro "doloroso". Scritto abilmente e dolcemente. Condito di rabbia, tristezza... Ma soprattutto "doloroso".
Mi è piaciuto terribilmente e mi ha lasciata pensare a lungo alla nostra vita e al senso di passato, di futuro, di comunità...
Io vorrei consigliarlo, ma non voglio avere responsabilità se vi farà soffrire!
 

pigreco

Mathematician Member
Uno scenario apocalittico che per certi versi mi ha ricordato quello di "Cecità" seppur con molte differenze (prima tra tutte la mancanza della convivenza tra persone sconosciute che in McCarthy è sostituita dalla solitudine dei vari individui). Tra le analogie con il capolavoro di Saramago ci sono invece la continua ricerca dei bisogni primari (cibo e acqua) e il continuo tentativo di adattemnto dei protagonisti in un mondo che non è più quello in cui sono cresciuti (il discorso non vale ovviamente per il bambino protagonista de "La strada" che invece in quel mondo ci è sempre cresciuto). E ancora, come "Cecità" anche "La strada" mette in mostra quanto l'essere umano possa essere meschino in situazioni di emergenza. La differenza tra questi due romanzi è principalmente una: McCarthy non è Saramago e si sente. Leggendo il libro del Nobel portoghese sale l'angoscia e le pagine diventano una sorta di calamita. McCarthy è spesso ripetitivo (quante volte viene citata la parola "cenere"?); capisco l'esigenza di trasmettere al lettore il senso di ripetitività della vita dei due protagonisti, ma al ventesimo fuoco acceso e alla trentesima preparazione del giaciglio notturno ci si comincia un po' a stancare. Inoltre la figura del bambino è un po' costruita e poco reale; un bambino perfetto, che dice sempre le cose giute al momento giusto, frasi mai banali, sensibili e piene di umanità. Sarei curioso di sapere cosa avrebbe fatto dire Golding ad un bambino nelle stesse situazioni... Infine, l'ultima imperdonabile pecca di questo libro che si teme fin dall'inizio: la volontà di far versare al lettore qualche lacrima facile nelle ultime pagine. Banalotto.
 

praschese89

New member
Uno scenario apocalittico che per certi versi mi ha ricordato quello di "Cecità" seppur con molte differenze (prima tra tutte la mancanza della convivenza tra persone sconosciute che in McCarthy è sostituita dalla solitudine dei vari individui). Tra le analogie con il capolavoro di Saramago ci sono invece la continua ricerca dei bisogni primari (cibo e acqua) e il continuo tentativo di adattemnto dei protagonisti in un mondo che non è più quello in cui sono cresciuti (il discorso non vale ovviamente per il bambino protagonista de "La strada" che invece in quel mondo ci è sempre cresciuto). E ancora, come "Cecità" anche "La strada" mette in mostra quanto l'essere umano possa essere meschino in situazioni di emergenza. La differenza tra questi due romanzi è principalmente una: McCarthy non è Saramago e si sente. Leggendo il libro del Nobel portoghese sale l'angoscia e le pagine diventano una sorta di calamita. McCarthy è spesso ripetitivo (quante volte viene citata la parola "cenere"?); capisco l'esigenza di trasmettere al lettore il senso di ripetitività della vita dei due protagonisti, ma al ventesimo fuoco acceso e alla trentesima preparazione del giaciglio notturno ci si comincia un po' a stancare. Inoltre la figura del bambino è un po' costruita e poco reale; un bambino perfetto, che dice sempre le cose giute al momento giusto, frasi mai banali, sensibili e piene di umanità. Sarei curioso di sapere cosa avrebbe fatto dire Golding ad un bambino nelle stesse situazioni... Infine, l'ultima imperdonabile pecca di questo libro che si teme fin dall'inizio: la volontà di far versare al lettore qualche lacrima facile nelle ultime pagine. Banalotto.

Purtroppo (per il libro) sono daccordo con Pigreco,non mi ha convinto.La storia è sempre uguale e parecchio lenta : padre e figlio partono e poi si accampano poi ripartono e poi si riaccampano;non mi ha per nulla emozionato questa storia.Non è un libro che mi sentirei di consigliare.
 
McCarthy Cormac - La strada

Mi cimento della mia prima recensione, speriamo bene :D


TRAMA: (fonte ibis.it)
Un uomo e un bambino, padre e figlio, senza nome. Spingono un carrello, pieno del poco che è rimasto, lungo una strada americana. La fine del viaggio è invisibile. Circa dieci anni prima il mondo è stato distrutto da un'apocalisse nucleare che lo ha trasformato in un luogo buio, freddo, senza vita, abitato da bande di disperati e predoni. Non c'è storia e non c'è futuro. Mentre i due cercano invano più calore spostandosi verso sud, il padre racconta la propria vita al figlio. Ricorda la moglie (che decise di suicidarsi piuttosto che cadere vittima degli orrori successivi all'olocausto nucleare) e la nascita del bambino, avvenuta proprio durante la guerra. Tutti i loro averi sono nel carrello, il cibo è poco e devono periodicamente avventurarsi tra le macerie a cercare qualcosa da mangiare. Visitano la casa d'infanzia del padre ed esplorano un supermarket abbandonato in cui il figlio beve per la prima volta un lattina di cola. Quando incrociano una carovana di predoni l'uomo è costretto a ucciderne uno che aveva attentato alla vita del bambino. Dopo molte tribolazioni arrivano al mare; ma è ormai una distesa d'acqua grigia, senza neppure l'odore salmastro, e la temperatura non è affatto più mite. Raccolgono qualche oggetto da una nave abbandonata e continuano il viaggio verso sud, verso una salvezza possibile...


La lettura risulta essere molto scorrevole e coinvolgente, ben scritto insomma; la storia infonde nel lettore un senso di oppressione e impotenza, la narrazione per molti tratti risulta cruenta e senza una minima attenuazione, insomma un romanzo cupo e triste che ti fa pensare che la vita potrebbe essere molto peggio di quella che effettivamente viviamo. Consigliato agli amanti del genere distopico.

A me questo libro ha lasciato molto l'amaro in bocca, ma per questo genere di lettura non c'è altro da aspettarsi, mi sento comunque di promuovere questo libro.
 

GermanoDalcielo

Scrittore & Vulca-Mod
Membro dello Staff
Che ansia in alcuni passaggi per le sorti di padre e figlio! Nonostante sia un libro senza colpi di scena e con una trama decisamente lineare, non mi sono mai annoiato. La parte più bella è quella centrale quando arrivano alla botola e poi devono scappare. Quelle pagine lì le divori. Il finale, seppur telefonato, è abbastanza commovente. Unica pecca: avrei voluto sapere cosa è successo al mondo in questo scenario apocalittico (la cenere è ovunque :paura:). Comunque bel libro, da leggere assolutamente
 

polvere

New member
Lento

romanzo lento e appassionante. E' finito nella nicchia dei preferiti e occupa il piano più alto. E' una "poesia" cruda. Una favola oscura. Penso si sia capito quanto abbia apprezzato questo viaggio. Un individuo che, nel grigiore di una società conformista e alienante, lotta affinchè la sua parte più vera, quella innocente, sopravviva e non venga schiacciata.
Alcuni passaggi sono diventati ricordi. Belli, malinconici, duri. Alla fine del libro, più che in altri, ho provato una forte sensazione di solitudine, come perdere due compagni di viaggio.
"Di giorno il sole esiliato gira intorno alla terra come una madre in lutto con una lanterna in mano." ... non ci sono parole per descrivere tanta bellezza.

Non so se i libri possano essere consigliati perchè sono viaggi molto personali ma mi auguro che siate in sintonia con questo perchè ne vale veramente la pena.

P.s.
un saluto a tutti, è il mio primo post. E sono contento che abbia celebrato l'opera del buon McCarthy.
 

smemorina

New member
piaciuto molto e il perchè è ovvio leggendo le altre recensioni: paesaggio lunare, ambientazione postapocalittica, tensione, rapporto padre-figlio, emozioni suscitate quali angoscia, paura, speranza.
il mio appunto negativo è unico: troppi punti vengono lasciati oscuri: la fine della madre, il perchè il mondo sia scivolato in quella devastazione..il padre stesso risponde alle domande del figlio in maniera evasiva; ma è un po' come se non rispondesse al lettore.
non amo molto l'autore (ho provato Non è un paese per vecchi e Sutree), ma questo libro è troppo bello ed originale per non essere giudicato favorevolmente
 

isola74

Lonely member
Ci sarà sicuramente qualcosa che mi è sfuggita in questo libro che molti descrivono come un capolavoro :boh:
A me ha messo un sacco di ansia. ..l'idea del padre di salvare il bambino come se fosse una specie di dio e l'unica salvezza per il futuro (il fuoco. ....è dentro di lui ) è condivisibile e saggia ma il racconto non mi ha convinta.
Ho quasi pianto alla morte del padre e il messaggio di speranza finale non è bastato a togliermi l'amaro di bocca.
Appena sufficiente per me.
 

ila78

Well-known member
In genere la prima cosa che si dice quando si fa una recensione è se il libro è piaciuto o meno, bene, io NON so stabilire se questo libro mi sia piaciuto o meno, perchè non è un brutto libro, se fosse stato brutto mi sarei annoiata, avrei fatto fatica a finirlo e invece è acchiappante e ammetto che il finale mi ha colpito piacevolmente e anche un tantino emozionata; contemporaneamente però non posso dire di concordare con chi lo definisce un capolavoro perché c'è qualcosa che non va, che non mi ha convinto e credo di poter identificare questo "qualcosa" con le situazioni "incompiute" e il non spiegato e il non detto; io avrò un concetto di lettura "infantile" ma io ho bisogno di avere una spiegazione dei fatti, MacCarthy non spiega nulla, piazza lì padre e figlio in uno scenario apocalittico e non ci spiega praticamente NULLA, introduce dei fatti, molti anche parecchio inquietanti, e poi li lascia lì a galleggiare nell'aria, a me questa cosa ha dato parecchio fastidio, insomma l'idea era buona ma per me è no, mi spiace MacCarthy.
 

MadLuke

New member
MacCarthy non spiega nulla, piazza lì padre e figlio in uno scenario apocalittico e non ci spiega praticamente NULLA

Forse era proprio l'intento di McCarthy, perché come nella vita reale, nessuno ti spiega cosa ti sta succedendo realmente e tanto meno perché, e ancora meno come sarebbe appropriato comportarsi in tali frangenti.
Tutto quello che si può fare è "stare sulla strada", ossia pensare, parlare e agire in maniera retta. Anche quando tutto intorno sembra perso, lasciarsi guidare unicamente da quanto di più intimo e profondo si ha dentro, quella scintilla sacra che a dispetto del mare di circostanze e considerazioni pratiche ci permette ancora di stabilire cosa è giusto e cosa è sbagliato, che tutti abbiamo perché "noi portiamo il fuoco", e che si tratta solo di voler ascoltare.

Se avesse fatto una disanima delle circostanze, degli stati d'animo e delle conseguenze, non sarebbe più stato "La strada" ma solo un altro manuale dell'ennesimo maestro di vita, cosa che lui non voleva essere, bensì unicamente invitare proteggere la fiamma della fede.

Ciao, MadLuke.
 

ila78

Well-known member
Forse era proprio l'intento di McCarthy, perché come nella vita reale, nessuno ti spiega cosa ti sta succedendo realmente e tanto meno perché, e ancora meno come sarebbe appropriato comportarsi in tali frangenti.
Tutto quello che si può fare è "stare sulla strada", ossia pensare, parlare e agire in maniera retta. Anche quando tutto intorno sembra perso, lasciarsi guidare unicamente da quanto di più intimo e profondo si ha dentro, quella scintilla sacra che a dispetto del mare di circostanze e considerazioni pratiche ci permette ancora di stabilire cosa è giusto e cosa è sbagliato, che tutti abbiamo perché "noi portiamo il fuoco", e che si tratta solo di voler ascoltare.

Se avesse fatto una disanima delle circostanze, degli stati d'animo e delle conseguenze, non sarebbe più stato "La strada" ma solo un altro manuale dell'ennesimo maestro di vita, cosa che lui non voleva essere, bensì unicamente invitare proteggere la fiamma della fede.

Ciao, MadLuke.


Sicuramente sono io che sbaglio ma in un libro cerco una storia, antefatto-fatto-conseguenza del fatto se non trovo questo sono disorientata. Se nella vita reale nessuno mi spiega cosa sta succedendo io, in linea di massima, rompo le palle finché non mi viene spiegato :D
Io mi aspettavo di capire cosa aveva portato alla distruzione del mondo, perché i due cercano di arrivare al mare...ma niente, è questo che mi ha fatta innervosire, poi per carità lo scenario è costruito magistralmente ma, a mio modo di vedere, manca la storia.
Per questo PER ME non si può classificare come capolavoro. Io ho preferito Non è un paese per vecchi. :)
 

MadLuke

New member
Io mi aspettavo di capire cosa aveva portato alla distruzione del mondo, perché i due cercano di arrivare al mare...ma niente, è questo che mi ha fatta innervosire

"Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito." [cit.]

Perdonami la citazione audace, però mi sembra proprio tu non voglia capire: se McCarthy avesse spiegato cosa è successo al mondo e perché volevano arrivare al mare, tutti si sarebbero distratti dal messaggio dell'opera che è: mantieniti sulla strada, porta il fuoco.
Poi tu non l'hai colto comunque, però almeno altri, grazie al fatto che erano state rimosse tutte le possibili distrazioni, ci sono invece arrivati.

E questa sinteticità della trama, non a caso la si ritrova nei dialoghi estremamente asciutti, nella descrizione delle atmosfere, dei luoghi. Tutto è fatto per aiutarti a guardare al vero, all'Uno. Senza fronzoli.

Scusa se sono stato ruvido, ciao, MadLuke.
 

ila78

Well-known member
"Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito." [cit.]

Perdonami la citazione audace, però mi sembra proprio tu non voglia capire: se McCarthy avesse spiegato cosa è successo al mondo e perché volevano arrivare al mare, tutti si sarebbero distratti dal messaggio dell'opera che è: mantieniti sulla strada, porta il fuoco.
Poi tu non l'hai colto comunque, però almeno altri, grazie al fatto che erano state rimosse tutte le possibili distrazioni, ci sono invece arrivati.

E questa sinteticità della trama, non a caso la si ritrova nei dialoghi estremamente asciutti, nella descrizione delle atmosfere, dei luoghi. Tutto è fatto per aiutarti a guardare al vero, all'Uno. Senza fronzoli.

Scusa se sono stato ruvido, ciao, MadLuke.

Non ti preoccupare, apprezzo sempre la schiettezza.

Preferisco chi mi da della cretina in faccia piuttosto che chi me lo dice dietro le spalle. :BLABLA

Ti ringrazio per le tue spiegazioni, ti ripeto, probabilmente, anzi sicuramente, non l'ho capito. Magari un giorno lo rileggerò e alla luce della tua spiegazione lo apprezzerò di più.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
"Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito." [cit.]

Perdonami la citazione audace, però mi sembra proprio tu non voglia capire: se McCarthy avesse spiegato cosa è successo al mondo e perché volevano arrivare al mare, tutti si sarebbero distratti dal messaggio dell'opera che è: mantieniti sulla strada, porta il fuoco.
Poi tu non l'hai colto comunque, però almeno altri, grazie al fatto che erano state rimosse tutte le possibili distrazioni, ci sono invece arrivati.

E questa sinteticità della trama, non a caso la si ritrova nei dialoghi estremamente asciutti, nella descrizione delle atmosfere, dei luoghi. Tutto è fatto per aiutarti a guardare al vero, all'Uno. Senza fronzoli.

Scusa se sono stato ruvido, ciao, MadLuke.

Non è che sei ruvido, sei maleducato che è diverso. Se non lo sai la citazione che riporti significa, senza mezzi termini, che il tuo interlocutore è un imbecille.

Sui libri si può dire di tutto, tranne insultare chi la pensa diversamente da te.
 
Ultima modifica:

polvere

New member
Non ti preoccupare, apprezzo sempre la schiettezza.

Preferisco chi mi da della cretina in faccia piuttosto che chi me lo dice dietro le spalle. :BLABLA

Ti ringrazio per le tue spiegazioni, ti ripeto, probabilmente, anzi sicuramente, non l'ho capito. Magari un giorno lo rileggerò e alla luce della tua spiegazione lo apprezzerò di più.

Non credo che un libro debba piacere a prescindere. Probabilmente, come stesso tu suggerisci, un giorno sarete in sintonia e se non fosse così poco importa. Pero' posso dirti che McCarthy è sicuramente intrigante. Nel mio post precedente avevo citato: "Di giorno il sole esiliato gira intorno alla terra come una madre in lutto con una lanterna in mano.", oltre che bella, come immagine attinge a piene mani dal mito greco. Chi si aggira per la terra in preda alla più cupa disperazione in cerca della figlia stringendo il mondo in una grigia e fredda carestia se non Demetra? McCarthy in un solo periodo descrive la sua intera opera attraverso la citazione del mito di Demetra e Persefone, geniale no? :) Inoltre credo che Cormac faccia largo uso dei correlativi oggettivi, per descrivere l'alienazione del quotidiano utilizza il colore grigio, la polvere, un carrello della spesa, giorni tutti uguali e la strada. Insomma Cormac ti costringe alla riflessione, cosa che mi diverte anche se spesso non riesco a capire quanto voglia comunicare :)
 

Grantenca

Well-known member
Angosciante, è questa la definizione più appropriata delle sensazioni che ho provato leggendo questo libro. Premetto che il "genere" del libro non fa parte delle mie preferenze e lo sconsiglio vivamente a chi vuol passare due piacevoli ore di "sana lettura". In un mondo reso ostile (ma non invivibile al 100%) probabilmente dall'azione dell'uomo, coperto di polvere, dove non si vede mai il sole, ma pioggia e gelo in abbondanza, dove non crescono alberi e non si vedono uccelli e animali terrestri, un padre, che ha perso ogni speranza per il suo avvenire trae forza e vigore dalla presenza del figlioletto, e si illude che, almeno per il figlio, una piccola speranza possa esistere. Ed è un continuo dialogo, sulla strada, tra padre e figlio adolescente, alla ricerca di un posto vivibile (vicino al mare?), tra pericoli, fame, malattie incombenti, predoni. Non dico come va a finire per non "spoilerare" e per non togliere curiosità ai futuri lettori, dal momento che questa curiosità (scoprire com va a finire) mi ha preso fin dalle prime pagine del libro. Ripeto, non è il mio genere, ma non posso negare che qualcosa mi sia rimasto nella testa. L'autore mi sembra un "vero" scrittore, anche se non so se leggerò qualcosa d'altro della sua produzione. Ho scoperto che hanno fatto anche un film; sono curioso di vederlo perché mi sembra veramente una storia che abbia molto poco di "cinematografico".
 

Lark

Member
Angosciante, è questa la definizione più appropriata delle sensazioni che ho provato leggendo questo libro. Premetto che il "genere" del libro non fa parte delle mie preferenze e lo sconsiglio vivamente a chi vuol passare due piacevoli ore di "sana lettura". In un mondo reso ostile (ma non invivibile al 100%) probabilmente dall'azione dell'uomo, coperto di polvere, dove non si vede mai il sole, ma pioggia e gelo in abbondanza, dove non crescono alberi e non si vedono uccelli e animali terrestri, un padre, che ha perso ogni speranza per il suo avvenire trae forza e vigore dalla presenza del figlioletto, e si illude che, almeno per il figlio, una piccola speranza possa esistere. Ed è un continuo dialogo, sulla strada, tra padre e figlio adolescente, alla ricerca di un posto vivibile (vicino al mare?), tra pericoli, fame, malattie incombenti, predoni. Non dico come va a finire per non "spoilerare" e per non togliere curiosità ai futuri lettori, dal momento che questa curiosità (scoprire com va a finire) mi ha preso fin dalle prime pagine del libro. Ripeto, non è il mio genere, ma non posso negare che qualcosa mi sia rimasto nella testa. L'autore mi sembra un "vero" scrittore, anche se non so se leggerò qualcosa d'altro della sua produzione. Ho scoperto che hanno fatto anche un film; sono curioso di vederlo perché mi sembra veramente una storia che abbia molto poco di "cinematografico".

Non ho letto il libro ma ho visto il film: estremamente angosciante. E' un film abbastanza ben fatto, anche se non eccezionale; non so quanto sia fedele al libro ma leggendo i commenti penso che lo sia molto. Nel film si capisce più o meno che cercano di raggiungere il mare perché pensano che andando a sud il clima sia più clemente, oltre alla speranza che una nuova civilizzazione abbia preso piede - fondamentalmente la ricerca di un "altrove". I toni sono un po' volutamente forti, come a ricercare il colpo d'effetto, il disgusto, l'orrore - quando forse lo stesso avrebbe potuto rendersi (o addirittura meglio) marcando molto meno la mano, presentando magari l'orrore in una patina di normalità surreale.
Sono curioso di leggere il libro, quando avrò un po' di tempo!
 

tochiro

New member
Che delusione questo libro, forse mi ero fatto troppe aspettative leggendo altri commenti. Per me raggiunge la sufficienza o poco più, i capolavori del genere post-apocalittico sono altri.
 
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