Apocalisse in McCarthy
ciao, Clik, e' difficile rispondere ad una domanda cosi'.
Io non credo che si possano stilare classifiche, ma in un certo modo, ho voluto asserire che ritengo McCarthy e Sarmago i due piu' grandi scrittori viventi. Di questo ne sono sicuro, almeno per quanto riguarda i miei gusti ( ma non sono l'unico a pensarla cosi'). E sono anche due dei piu' grandi di tutti i tempi. Se vuoi aggiungo anche questo.
Perche' ritengo lo statunitense infinito?
per due motivi:
il piu' sciocco e banale: lo stile. Eccelso, perfetto, maestoso, nato per scrivere. McCarthy non ha nessun merito tranne quello di essere nato per scrivere. E' un destino il suo. Per alcuni scrittori vale una regola: sono un " mezzo" tramite il quale " qualcosa "si manifesta"
Seondo motivo: il sentimento.
Ogni scrittore che leggiamo suggerisce una cosa: cosa ci ritroviamo di noi in loro? quale visione del mondo ci offrono? come lo interpretano? quale voce gli danno?
Quando lessi Meridiano di sangue o Rosso di sera nel wet, rimasi annichilito.
Non avevo mai letto niente di simile.
Stupefatto.
Ripresomi dall'incantevolezza del linguaggio, piano piano, ho incominciato a vedere il " mondo" di McCarthy che appariva pagina dopo pagina nella sua fulgida profondita'. Si svelava in un modo talmente crudo e talmente travolgente che capii subito che quello era lo scrittore che da anni cercavo.
Il mondo apocalittico di Meridano di sangue e' il mio mondo.
E' un mondo che rifiuto eticamente e moralmente, ma e' un mondo che mi affascina per la sua assoluta estemporeanita' da ogni valutazione Umana" E' un mondo nel quale l'uomo e la natura si coniugano in un verbo che la ragione non puo' comprendere. Solo il linguaggio ci puo' avvicinare, ma solo di poco.
La natura, questo mondo, e' ossessivo, e' radicale, e' estremo, e' impazzito. Tutto cio' che vive muore. Tutto cio' che e' debole soccombe, tutto cio' che oppone resistenza sara' spazzato via.
E' un mondo, il west di MacCarthy, metafisico , incomprensibile alla ragione. E' un collimare con forze innegabilmnte piu' potenti: la vita diventa un rito sacrificale, immolante e su questo crudele palcoscenico l'uomo non puo' che recitare la propria parte.
Non c'e' festa, non c'e' celebrazione, non c'e' devozione, non c'e' un credo, non c'e' liturgia: la vita e' gia' tutto questo in se stessa.
Il ritmo della violenza e' l'unico ritmo, il battito cardiaco naturale dell'esistenza. Del resto , sembra dirci lo statunitense, la vita stessa e' violenza perche' interrompe la stasi della morte. Capovolgendo se stessa in morte e distruzione, rinnova eternamente il suo piu'' profondo gioco: violando se stessa, ritorna a se stessa in un gioco eterno.
Solo un MacCarthy poteva scrivere una cosa simile.